Gussola, Madonna di Borgolieto:
un anno di inutilissima speranza
C'è scarso interesse (anche del mondo religioso), scarsa voglia di investire risorse in quella chiesa di campagna aggrappata all'argine maestro che sembra interessare solo a qualche anziano o al comitato
Un anno fa ci occupavamo di uno splendido affresco, seppur con segni evidenti del tempo passato e del disinteresse nel preservarlo, presente nell’Oratorio della Chiesa di San Benedetto a Borgolieto. Un’opera che difficilmente resisterà per lungo tempo, essendo la struttura che la ospita bisognosa di restauri urgenti e le mura deformate. Ce ne occupavamo perché quel luogo ha in se qualcosa di unico e magico e perché, in quell’oratorio, si respira storia.
Ce ne siamo occupati con estrema fiducia perché, di fronte a un’opera artistica ci siamo detti piuttosto ingenuamente, qualcuno che possa prendersene a cuore lo troveremo. Siamo stati stolti. Perché quella madonna é esattamente nelle stesse condizioni in cui era un anno fa. Con un anno in più sulla groppa.
In un anno qualcosa è cambiato. Ci sono state almeno tre verifiche dell’opera d’arte. Quella che ci sembra la più credibile e la più vicina al vero (e non perché amiamo quella rappresentazione, ma proprio per il livello scientifico di chi l’ha fatta) è quella del professor Valter Rosa. A maggio dell’anno scorso, dopo un sopralluogo, disse senza esitazioni: “Non ho alcun dubbio che l’autore di quel dipinto murale, come pure della cornice centinata che l’adorna e, con buona probabilità, delle colonne tortili che, con discreto effetto trompe-l’oeil, simulano una preziosa ancona, sia proprio Marcantonio Ghislina (Casalmaggiore, 1676 – Gussola, 1756), il più importante pittore casalasco del Settecento, pur in assenza, per il momento, di una prova documentaria. E se non si tratta del Ghislina in persona, sarà opera di un pittore della sua bottega, perché il marchio di fabbrica è evidente. Meno certa è invece l’attribuzione del fregio che corre intorno alla sala (perché di gusto più seicentesco – ma in Ghislina sono pure presenti certi anacronismi), dove girali vegetali si alternano a finte mensole dalle volute rigonfie e, ai quattro lati della sala, a cartocci raffiguranti emblemi, oggi quasi indecifrabili, ma probabilmente allusivi alle virtù della Vergine“.
Marcantonio Ghislina, o qualcuno della sua scuola o ancora la sua stessa figlia. Un’attribuzione pesante che purtroppo non ne ha cambiato le sorti. C’è scarso interesse (anche del mondo religioso), scarsa voglia di investire risorse in quella chiesa di campagna aggrappata all’argine maestro che sembra interessare solo a qualche anziano o al comitato che cerca in tutti i modi di occuparsene con quel che può e per quel che può. Non è luogo di preghiera, non può accogliere gente: serve a poco o nulla, questo è il pensiero che ci siamo fatti. Può pure crollare, tanto in pochi la piangeranno.
Eppure quella madonna, quell’affresco che il tempo sta minando, ha qualcosa di unico e meraviglioso. Siamo portati a credere al professor Rosa. Ma seppur così non fosse (e non lo crediamo), sarebbe comunque una testimonianza di devozione e tradizione, una testimonianza di questa terra. Una traccia importante della storia di queste lande perdute anche e spesso per chi ci abita.
Eravamo partiti con tante speranze l’anno scorso, quando ce ne avevano parlato ed avevamo potuto aver accesso all’Oratorio, solitamente chiuso. In un anno ci è maturata solamente l’amarezza: l’arte, la bellezza, interessa in realtà a pochi. Poco a tanti prelati (con qualche bellissima eccezione come l’abate di Casalmaggiore don Claudio Rubagotti, promotore del mirabile recupero della Casa Abbaziale di Santo Stefano che tante sorprese ha riservato e sta tutt’ora riservando), poco alle istituzioni, poco alle belle arti, poco o nulla a chi, il patrimonio, dovrebbe tutelarlo e proteggerlo. E’ triste a dirsi, ma l’immobilismo è il sigillo tra l’indifferenza e l’oblìo.
Qualche giorno fa ci sono ricapitate in mano le foto, ve le riproponiamo perché un giorno, quando tutto questo sarà perduto per sempre, almeno ne conserviate la memoria. Almeno quella. Perché a Borgolieto un giorno non resterà che quella di un piccolo Oratorio che guarda alle terre di golena e della sua madonna.
N.C.