Chiesa

Spigarolo, San Gregorio, la chiesa
del Parmense che parla Cremonese

Una “bomboniera” di tesori cremonesi (e casalaschi), dunque, sulla riva emiliana del Grande fiume, meritevole di essere conosciuta

Taglia il traguardo dei suoi primi novant’anni la bella chiesa parrocchiale (dedicata a san Gregorio prete e martire) di Spigarolo, piccola frazione del comune parmense di Busseto.

Chiesa che è un piccolo scrigno di gioielli d’arte cremonesi; su tutte la “Madonna in trono con in grembo il Bimbo ignudo adorato dai santi Gregorio e Bartolomeo”, opera di Francesco Pesenti, detto “Il Sabbioneta”, artista di origine chiaramente casalasca, annoverato a pieno titolo tra i pittori di maggiori spicco della cultura figurativa cremonese del Cinquecento.

Era figlio di Galeazzo Pesenti, decoratore della cattedrale di Cremona. Francesco, primo di tre fratelli tutti pittori (gli altri erano Vincenzo e Martire) ai quali hanno poi fatto seguito altre generazioni di pittori. La fama del “Sabbioneta” è del tutto e chiaramente testimoniata dai riconoscimenti dei contemporanei e dalle numerose commissioni ottenute in un panorama nel quale i celeberrimi Campi non avevano comunque il monopolio.

Di questo insigne pittore ricorre il 460esimo anniversario della morte; morì infatti a Cremona nel 1563 e venne sepolto nella chiesa di san Bartolomeo Apostolo. Nacque, molto probabilmente, a Cremona tra il 1510 e il 1520, epoca in cui diversi membri della famiglia Pesenti (originaria però di Sabbioneta) e, tra le altre cose, lavorò col fratello Vincenzo per diversi committenti della stessa Cremona, occupandosi in particolare gli affreschi della volta della chiesa di Sant’Agostino e provvide alla doratura della cassa dell’organo del duomo.

Nel 460esimo anniversario della scomparsa il Sabbioneta merita, certo, di essere ricordato, nel corso dell’anno, eventualmente anche con conferenze dedicate o mostre. Tra le sue opere, ai più sconosciuta, come evidenziato, quella custodita nella chiesa di Spigarolo di Busseto dove, da sempre, è posta al centro dell’altare maggiore, incorniciata in ancona stilizzata in marmo bianco di Carrara, verde Alpi e breccia fiorata. L’opera reca, in basso, l’iscrizione “Franciscus Sabioneta Cremonensis Pin, 1547”.

La scritta è ripassata ed alterata con l’interpretazione di un 4 per un 5. Errore in cui incorse il pittore bussetano Pietro Balestra che restaurò il dipinto aggiungendovi pure una testina di cherubino. Se, da una parte, ricorre il 460esimo anniversario della morte del Sabbioneta, dall’altra ricorre anche il 90esimo anniversario di realizzazione della chiesa, dedicata a san Gregorio prete e martire. Nel 1933 infatti iniziarono i lavori per la sua costruzione, grazie all’iniziativa dello storico ed indimenticato parroco don Giuseppe Piccoli.

Venne prima demolita la vecchia e piccola chiesa, che versava in cattive condizioni, e quindi iniziarono i lavori di realizzazione dell’attuale edificio su progetto redatto dallo stesso don Piccoli che curò anche la direzione tecnica dei lavori realizzati dalla locale impresa Lino Tessoni con la collaborazione di Lino Capuzzi che prestò la sua opera nello sviluppo dei disegni quale assistente e ottimo basilista. In un solo anno la chiesa fu terminata e venne quindi consacrata il 24 ottobre 1934 dal vescovo monsignor Mario Vianello.

La chiesa è romanica, ad una navata, ricca di motivi architettonici e decorativi con facciata monocuspidale che si innalza tra due ampie lesene scanalate. Si tratta di uno degli edifici religiosi più belli della diocesi fidentina, frutto della grande fede di don Giuseppe Piccoli che, appunto, la progettò e ne curò la realizzazione con grande coraggio e spirito di sacrificio arricchendola anche di pregevoli opere d’arte, su tutte la già “Madonna col Bambino e i santi Gregorio Prete e Bartolomeo apostolo” di Francesco Pesenti detto Il Sabbioneta.

Ma quella del Sabbioneta non è la sola “firma cremonese” della chiesa emiliana. Infatti il sacro edificio custodisce anche un olio su tela raffigurante la “Madonna e Santi” del cremonese Pietro Martire Neri, donata alla chiesa di Spigarolo, nel 1643 (il paese all’epoca aveva già una chiesa che venne poi demolita per fare spazio a quella attuale), dal canonico Francesco Grisi. Un quadro, questo, in cui spicca la Vergine scortata da due cherubini, seduta sulle nubi e queste, rischiarandosi intorno al suo capo ed a quello del Bambino, li aureolano di lice. Due santi, san Biagio e san Rocco, compaiono prostrati in adorazione. Pietro Martire Neri, giusto ricordarlo, nacque a Cremona nel 1591 e morì a Roma nel 1661.

Allievo di Giovan Battista Trotti (detto Il Malosso), completò la sua formazione a Mantova presso Domenico Fetti (al tempo pittore di corte dei Gonzaga di Mantova) e lavorò nel Palazzo Ducale di Mantova ma purtroppo nulla è rimasto delle sette tele dedicate alla Creazione del mondo. Pietro Martire Neri, nel 1629, a Roma conobbe quindi Diego Velàzquez divenendone collaboratore durante il suo secondo soggiorno a Roma dal 1645 circa in poi. Sempre a Roma, Pietro Martire Neri fu nominato principe dell’Accademia di San Luca nel 1654 e tra i ritratti ed opere di soggetto sacro sono da ricordare in modo particolare: Cristo risana il cieco (Cremona, Museo Civico); Adorazione dei Magi (1641, Certosa di Pavia); La Madonna e un angelo appaiono a s. Luigi Gonzaga (1643, Cremona, S. Marcellino). Nella stessa chiesa si conservano anche una “Madonnina” in un bel dipinto a fresco (proveniente dalla vecchia parrocchiale) di scuola cremonese di fine secolo XV, influenzata da Giovanni Bellini, e le vetrate istoriate della prima cappella di sinistra, eseguite dal cremonese Giuseppe Moroni.

Una “bomboniera” di tesori cremonesi (e casalaschi), dunque, sulla riva emiliana del Grande fiume, meritevole di essere conosciuta.

Eremita del Po, Paolo Panni

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