Opinioni

Oglio Po: nessuna nascita a fine 2022,
nessuna nascita a inizio del 2023...

Non avevamo i numeri. Ma avevamo un reparto d'eccellenza, con personale d'eccellenza. Avevamo le risorse, i percorsi, la forza per proseguire. Avevamo l'orgoglio e quel reparto, in fondo al corridoio, dove si respirava vita ad ogni passo

E anche quest’anno, nessuna nascita da festeggiare in queste lande a chiusura del 2022 e nessuna nascita da festeggiare in apertura del 2023. Fa rabbia, tremendamente rabbia, andare a ritroso nel tempo, sino al 2018, ricordando mamme felici, papà sorridenti, neonati accuditi con estrema premura dall’ottimo punto nascite dell’Oglio Po. Danno tristezza i ricordi: si andava in ospedale, le infermiere chiedevano a papà e mamme se erano disponibili ad una foto, poi due chiacchiere con loro, una fotoricordo e un bell’articolo sul giornale.

Rabbia. Il Punto Nascite fu chiuso il 31 ottobre del 2018. Una data che resterà tra le più nere di questa terra di confine, a cavallo tra più province e tra due regioni, al confine di un regno nel quale il casalasco viadanese funge unicamente da cuscinetto e da passerella elettorale in tempi – come questi – di elezioni.

Non torneremo a raccontarvi la storia di quel che fu. Ve la narriamo ogni anno, per una promessa fatta in un giorno di cielo plumbeo, a tutte quelle persone, personale in testa, che avevano sperato, e creduto sino all’ultimo che una possibilità diversa vi fosse. E ve la narreremo nel quinquennale, se ce ne sarà dato modo e tempo, il prossimo 31 ottobre. Non torneremo su una vicenda le cui responsabilità, dal livello nazionale sino a quello regionale, sono della politica complessiva, da destra a sinistra. Il dato reale e incontrovertibile che nonostante i governi si siano succeduti, ed abbiano visti coinvolti tutti i partiti, nessuno ha fatto nulla per togliere il cappio della normativa voluta da Beatrice Lorenzin, per non dare alibi ad una regione che grazie proprio a quella virò per la chiusura.

Non avevamo i numeri. Ma avevamo un reparto d’eccellenza, con personale d’eccellenza. Avevamo le risorse, i percorsi, la forza per proseguire. Avevamo l’orgoglio e quel reparto, in fondo al corridoio, dove si respirava vita ad ogni passo.

Avremmo potuto trovare una strada per proseguire. Non lo si è fatto. E questo è un male, una ferita profonda destinata a protrarsi nel tempo tra politicanti che si riempiono la bocca di tutela della famiglia, di tutela delle nascite, di tutela della salute ed altre belle storie da raccontarsi di fronte ad una telecamera o a un computer. Ad OglioPo non si nasce più. E non si nascerà più.

Fa rabbia e tristezza, una rabbia e una tristezza grande, e inestinguibile. E pur se passano gli anni, quella rabbia, quella tristezza profonda, quella sensazione di scarsa – scarsissima – considerazione di un territorio non cessa. Ricordiamo, e con affetto, solo loro, le ragazze del punto nascite. Ricordiamo le mamme a manifestare, ricordiamo le poche voci convintamente fuori dal coro, ricordiamo la battaglia legale dei sindaci per cercare di invertire la rotta, forse un po’ tardiva ma comunque importante, ricordiamo una vicenda che anticipammo proprio su queste pagine quando ancora non se ne sapeva nulla, per poi essere tacciati di procurato allarme, di scrivere cose non vere, di creare ad arte una polemica sul nulla. Conserviamo, come reliquia, ogni lettera di quel tempo. La verità l’ha poi scritta lo stesso tempo, ed era quella che vi avevamo narrato sin dai primi articoli.

No, non ci siamo messi, ne ci metteremo mai il cuore in pace. Perché siamo figli di questa terra, perché teniamo a questi spazi, perché qui noi ci siamo nati come tanti, almeno sino a quel 31 ottobre del 2018. Perché rivogliamo ciò che era nostro. Perché non possiamo ammettere, ne accetteremo mai come è successo in passato, che da noi se va male si nasca in strada, mentre si tenta di raggiungere un ospedale. Non accetteremo mai di dirci sconfitti: il ruolo della stampa, in quel 2018 di fuoco, fu importante. Tutta la stampa locale si schierò dalla parte del territorio, tutti i giornalisti, dai semplici cronisti ai capi redattori furono presenti in ogni manifestazione, e non solo per dovere lavorativo. Ricordiamo Marco Bazzani, che non è più tra noi: sempre presente con la sua agenda e la penna, vecchio dinosauro come chi vi sta scrivendo, ad annotare ogni particolare, ad ascoltare la gente. Tutti combatterono quella battaglia, pur sapendo di non aver alleati se non quei pochi che ancora resistevano.

Anche quest’anno dunque, nessuno è nato col finire dell’anno e nessuno nascerà con l’anno nuovo. E’ un dato di fatto, triste ed oggettivo. Non c’è niente da celebrare.

Nazzareno Condina

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