Morte di Andrea, il pirata della strada
si è fermato per nascondere le prove
Non solo: si è anche appreso che la Bmw guidata dal 60enne viaggiava a una velocità che era il doppio rispetto al consentito - nel punto dell’impatto sono previsti i 50 km all’ora al massimo - e che l’uomo si trovava in Italia dai parenti, tra Viadana e Brescello, per trascorrere il Natale in compagnia della famiglia, alloggiando in un albergo della zona. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
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Si è fermato dopo avere investito, e ucciso praticamente sul colpo, Andrea Lodi Rizzini, il 43enne di Cogozzo di Viadana morto mentre tornava a casa da Boretto la Vigilia di Natale: ma non per prestare soccorso, che probabilmente sarebbe stato comunque inutile, ma avrebbe consentito di contattare subito la famiglia della vittima, e il padre Egidio in particolare; bensì per rimuovere i detriti persi dalla Bmw bianca, immatricolata nel 2012, che i Carabinieri di Viadana hanno cercato con insistenza a partire dal 28 dicembre scorso, quando cioè hanno visionato le immagini delle telecamere poste lungo le varie strade provinciali.
Si aggrava dunque la posizione del 60enne originario della provincia di Cosenza, ma residente da anni in Svizzera, che non solo è accusato di omicidio stradale con omissione di soccorso ma anche di avere provato a nascondere eventuali prove della sua colpevolezza. E’ quanto è emerso dagli interrogatori portati avanti dagli stessi Carabinieri di Viadana col Maggiore Giovanni Martufi e dalla Procura di Mantova.
Non solo: si è anche appreso che la Bmw guidata dal 60enne viaggiava a una velocità che era il doppio rispetto al consentito – nel punto dell’impatto sono previsti i 50 km all’ora al massimo – e che l’uomo si trovava in Italia dai parenti, tra Viadana e Brescello, per trascorrere il Natale in compagnia della famiglia, alloggiando in un albergo della zona.
Si è anche compreso come gli inquirenti siano riusciti a rintracciare l’auto, dato che il guidatori non si è mai costituito. Di fatto la sua opera di “pulizia” dei pezzi di lamiera perduti nell’impatto non è stata così certosina, perché sul luogo dello schianto qualcosa è stato rinvenuto. A quel punto, senza la targa a disposizione che non si leggeva dalle videocamere vista anche l’ora tarda, hanno iniziato a cercare, trovando l’auto investitrice in un’area di sosta pubblica, dopo un raffronto tra le condizioni dell’auto stessa e i pezzi mancanti. A quel punto ogni tessera del puzzle è andata a posto.
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