Cronaca

Ponte Verdi, nel 2023 i lavori, ma
ci vorrà ancora (tanta) pazienza

Il nuovo anno che sta per iniziare porterà all’avvio di importanti lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza dello storico viadotto, inaugurato poco più di quarant’anni fa

Definirla la storia infinita è, ormai, una gentilezza e un eufemismo. Il ponte sul Po Giuseppe Verdi, che da anni è minato da problemi strutturali, è già andato incontro ad un paio di chiusure durate alcuni mesi ed è da tempo limitato (ma almeno aperto al traffico, ed è giusto provare a vedere ogni tanto, ma a fatica, il bicchiere mezzo pieno) dal senso unico alternato e da limitazioni di portata e di velocità, non sarà sistemato prima del 2024: se tutto va bene.

Coloro che speravano in tempi più brevi si mettano il cuore in pace, sperando che le cose non vadano anche peggio. Ultimamente erano circolate voci e notizie circa una sua possibile chiusura, dalla prossima estate, per alcuni mesi. Cosa che al momento sembra (termine quanto mai d’obbligo) scongiurata.

Il nuovo anno che sta per iniziare porterà all’avvio di importanti lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza dello storico viadotto, inaugurato poco più di quarant’anni fa (era il 1980), che collega le province di Parma e Cremona nel tratto compreso tra Polesine Zibello, Roccabianca e San Daniele Po.

A fine novembre, tra l’altro, la Provincia di Cremona ha rilasciato l’autorizzazione paesaggistica ed ha inoltrato il progetto definitivo (redatto dalla Provincia di Parma) alla Regione Lombardia. Precisando che questo è “efficace per un periodo di cinque anni, scaduto il quale l’esecuzione dei progettati lavori dovrà essere sottoposta a nuova autorizzazione”. Secondo quanto previsto, come già annunciato pochi mesi fa durante un sopralluogo alla presenza del presidente della Provincia di Parma Andrea Massari, i lavori, resi possibili grazie ad un finanziamento ministeriale di 20 milioni di euro, dovrebbero partire durante l’estate 2023.

In questi giorni chi scrive queste righe ha avuto modo di intervistare il dirigente del servizio Viabilità e infrastrutture della Provincia di Parma, l’ingegner Gianpaolo Monteverdi, come sempre molto disponibile e chiaro. L’ingegner Monteverdi ha innanzitutto fatto sapere che la Provincia ha concluso la progettazione definitiva ed è ora in corso quella esecutiva. Ci sarà poi la validazione a cui seguirà la gara d’appalto.

La prima parte degli interventi riguarderà l’impalcato e “si proseguirà mantenendo il senso unico alternato, riducendo al massimo i disagi”. Per quanto riguarda, invece, la messa in sicurezza delle pile in alveo che permetterà anche la riapertura del viadotto ai mezzi da 56 tonnellate in doppio senso di marcia, questa richiederà tempi più lunghi e verosimilmente si andrà al 2024. Ma tutto, come sottolineato dall’ingegnere, sarà legato ai comportamenti del fiume (è chiaro che lavorando in alveo si dovrà agire durante i momenti di magra) ma anche all’approvvigionamento dei materiali necessari, che al momento, come accade anche per altri cantieri, sta trovando difficoltà a causa soprattutto della situazione legata alla guerra in Ucraina.

Monteverdi ha quindi precisato che, durante i lavori “non si escludono, se necessario, brevi periodi di chiusura totale del ponte che saranno comunque di pochi giorni” smentendo, al momento, la possibilità (notizia che era circolata) di una chiusura per sei mesi.

Prosegue dunque, e comunque, la “telenovela” riguardante una importante infrastruttura le cui condizioni strutturali sono critiche da anni, comunque migliorate dopo gli ultimi lavori dello scorso anno. In tanti, dall’una e dall’altra riva del fiume, chiedono interventi risolutivi e informazioni chiare. Paolo Levrini, presidente del Consorzio idraulico del Tombone e agricoltore parmense, parlando anche a nome di tanti agricoltori delle due rive, ha chiesto con forza che “da parte della Provincia di Parma, che per altro è socia del Consorzio del Tombone, ci siano informazioni più precise, chiare e tempestive e si eviti qualsiasi forma di terrorismo mediatico”. Ha ricordato che molti agricoltori, di entrambe le rive del fiume appunto, hanno contratti in essere, o da stipulare, con aziende della provincia opposta e quindi, anche a fronte del fatto, che devono lavorare con i tempi dettati dalla natura “a maggior ragione hanno bisogno di avere informazioni per tempo e precise” così come ne necessitano i tanti lavoratori che quotidianamente si spostano, per lavoro, lungo il viadotto. Viadotto che dunque, a conti fatti, non vedrà i lavori terminati almeno fino a buona parte del 2024 e, tra l’altro, resterà in funzione almeno per altri due anni, di certo fino al 31 dicembre 2024 l’autovelox fisso, che da tempo è in funzione sul “Verdi” e che, nel primo anno di attività, aveva portato nelle casse della Provincia di Cremona, circa due milioni di euro di sanzioni.

Se da una parte, la vicenda può tranquillamente essere definita una “storia infinita” o una “telenovela”, dall’altra non è improprio parlare di autentica saga dell’inciviltà. Inciviltà che è quella di numerosi automobilisti e camionisti che, tra le loro doti, ammesso ne abbiano, non hanno certo quella del rispetto delle regole. Con buona pace dei limiti di velocità e di sorpasso, oltre che delle limitazioni di portata per i mezzi pesanti, è un continuo assistere ad auto e camion che si lanciano in sorpassi (anche nell’area delimitata dal senso unico alternato) e percorrono il ponte senza alcun rispetto per i limiti di velocità presenti.

Chi scrive queste righe, ogni volta che percorre il ponte, cercando di fare tutto il possibile per rispettare le regole presenti, ogni volta finisce al centro di sorpassi e di “sceneggiate” tipo soggetti che si sbracciano, alzano il famoso dito medio (l’invito, a tutti loro, senza girarci attorno, e senza timore alcuno, è quello di prendersi il dito ed infilarselo dove non batte il sole) ed improvvisano ogni sorta di trovate per farsi i loro comodi.

E’ giusto ricordare, a questi soggetti, che le limitazioni non sono state messe perché qualcuno non sapeva come passare il tempo; non sono state messe per creare vivacità sul viadotto; non sono state messe per divertimento o per diletto. Sono state messe per chiari motivi di sicurezza: questa sconosciuta, evidentemente.

Per coloro che pensano di trovarsi su una struttura solida e sicura dove non esiste problema alcuno, si consiglia un giretto nella stradina sottostante (un po’ di fango sulla carrozzeria o sotto i piedi non guasta sicuramente), tenendo gli occhi aperti e alzando il “muso”. Osservate, soprattutto nelle zona in alveo, le condizioni della struttura e, quando tornerete a percorrere il ponte, con un piccolo sforzo di intelligenza e di pazienza potrete contribuire anche voi a tenerlo “sano” e a non peggiorare le cose. Se prenderete paura per quello che vedrete, la prossima volta fate un altro giro: sicuramente nessuno rimpiangerà la vostra assenza: e nemmeno la noterà.

Eremita del Po, Paolo Panni

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