45 anni fa usciva La febbre del
sabato sera: non è mai scesa
La Febbre del Sabato Sera resta un film memorabile, che coglie perfettamente nel segno, un film di culto eretto a manifesto di un’ intera generazione e che ancora emoziona

Il 16 Dicembre 1977 usciva La febbre del sabato sera destinato a diventare icona per più di una generazione e la cui colonna sonora ancora oggi, a distanza di 45 anni, è ascoltata e ballata con estremo piacere.
La febbre del sabato sera, regia di John Badham, parla d’un gruppo di ragazzi italo americani di Brooklyn, non proprio delinquenti, ma cinici e duri in modo piuttosto inquietante, che conducono una vita faticosa e insoddisfacente senza trovare il piglio per reagire e cambiare la loro condizione.
Passano la settimana a svolgere lavori che non amano e ad attendere il sabato per andare in discoteca, unico momento in cui riescono a farsi notare e a sentirsi qualcuno.
Quando il sabato arriva, messe al collo le loro catene d’oro e indossate le camicie nuove comprate con la busta paga del venerdì, si recano all’ Odyssey 2001, buttano giù pillole e alcol e consumano la notte ballando o nel parcheggio, sul sedile posteriore della macchina con una ragazza. Il leader del gruppo, interpretato da un giovanissimo John Travolta, è Tony Manero: bello, alla moda e dalla fisicità potente infuoca sia la pista da ballo che le ragazze.
La sua vita è incasinata come quella di tutti gli altri, che però non lo sanno e pensano che abbia tutto sotto controllo, ma non è così. Lavora tutto il giorno in un negozio di vernici e a sera torna a casa da una famiglia brava ma bigotta e ignorante che adora il fratello maggiore prete. Finita la rivoluzione culturale degli anni ’60, il grande collante sociale diventa la discoteca. Il sogno di una società differente è terminato e si è infranto contro il muro eretto dall’America conservatrice.
La generazione successiva, quella di Tony, non ha più un fine collettivo a cui ambire. Tony rappresenta perfettamente questa nuova generazione insoddisfatta e amorfa che ha come unica forma di evasione il ballo il sabato sera in discoteca, dove finalmente può liberarsi. La Brooklyn che vediamo in Saturday Night Fever ricorda la Little Italy di Scorsese in Mean Streets. poche ambizioni e poche speranze di farcela nel mondo di quelli che hanno successo e di cui Manhattan è il simbolo, mentre il ponte di Brooklyn è una lingua che si slancia verso Manhattan collegando due mondi agli antipodi.
Per i ragazzi di Bay Bridge passare il ponte significherebbe sfondare, avere successo, cambiare vita. Ma se Scorsese è serio e greve, La febbre del sabato sera trova leggerezza nella musica dei Bee Gees, nella danza, nelle atmosfere tragicomiche che smorzano la tensione. Sono molte, infatti, le scene leggere e divertenti che vanno a controbilanciare quelle tragiche. Solo con la morte di uno del gruppo, che nel tentativo di attirare l’attenzione almeno degli amici e di Tony in particolare, cade dal ponte, si torna violentemente a guardare in faccia una società in cui chi è semplice e non ha successo è praticamente un invisibile. Lo sgomento di Tony, unico eroe positivo di quella periferia italiana newyorkese, è tale che alla fine, mentre passeggia all’alba per le strade della città che non dorme mai, sulle note di How deep is your love, si ha la sensazione che da quel giorno il suo obiettivo sarà passare quel ponte e non solo di sognare di farlo.
Non si può dire che John Travolta abbia la stoffa di cui sono fatti i divi ma non c’è dubbio che quando scende sulla pista da ballo, solo o in coppia non importa, rapisca: ha l’energia, la fierezza e l’eleganza di un torero e possiede la dote di attori del calibro di Al Pacino, De Niro e pochi altri, di rendere espressivo un personaggio inarticolato. Se uno splendido Tony Manero meritò il prezzo del biglietto non da meno fu la colonna sonora composta in gran parte da brani dei Bee Gees e da musica dance, divenuta il simbolo di quell’epoca. Quindici dischi di platino è ancora oggi uno degli album più venduti. La scena iniziale, con Travolta che cammina al ritmo di Stayn’ Alive, è entrata di diritto nella storia del cinema.
La Febbre del Sabato Sera resta un film memorabile, che coglie perfettamente nel segno, un film di culto eretto a manifesto di un’ intera generazione e che ancora emoziona. Travolta si ritrovò lanciato nella rosa dei grandi attori e Badham ottenne un successo che non riuscì più a replicare. Se da una parte ci si perde nei balli di Tony, dietro alla brillantina, ai pantaloni a zampa e alle camicie dalle bigie lunghe c’è un’attenta analisi dei costumi di una società ormai alle porte degli anni ’80, che fatica a trovare un’identità comune.
Giovanna Anversa