Motta San Fermo in lutto, si è spento
Giorgio Bianchi: un profondo dolore
Ora Giorgio è a casa a Motta. Nella sua casa piena d'amore e di ricordi. Domattina verrà fissato il funerale. Ora resta il freddo, e il silenzio, e le lacrime
C’è freddo, un freddo profondo, e indicibile adesso. Si è spento, dopo 16 mesi di agonia, Giorgio Bianchi. Aveva 55 anni. Era rimasto vittima l’anno scorso, pochi giorni prima del suo compleanno, di una rovinosa caduta mentre stava tornando dal lago del Diavolo verso il Rifugio Longo a 2000 metri, sulle Alpi Orobie a Carona, in provincia di Bergamo. Da allora non si era più svegliato dal coma nel quale era caduto dopo l’incidente.
La terapia in un centro specializzato e poi il ricovero a San Giovanni, dove tutto il personale lo seguiva con tanta passione e professionalità e dove chi gli voleva bene lo andava a trovare.
Avevano sperato gli amici, e avevano sperato sino all’ultimo mamma Annunciata e papà Franco. Perchè poi la speranza è l’unica cosa che resta di fronte al dolore profondo. Non lo hanno lasciato solo un giorno, attaccati a quella speranza che oggi, nelle prime ore del pomeriggio, si è definitivamente spenta.
Giorgio raggiunge il fratello Andrea, morto a 24 anni nell’estate di 28 anni fa. Cresciuti insieme in quella meravigliosa cascina di Motta San Fermo dove il papà teneva le mucche e curava i campi, quella cascina in cui tutti quelli che arrivavano erano di casa, dove non mancava mai una tazza di latte appena munto o un bicchiere di vino e una fetta di salame, il destino li ha uniti. Un destino cinico e inspiegabile, neppure con la più grande delle fedi possibili. Un destino bastardo.
Resta il dolore, quel freddo profondo e indicibile, e l’infinito dolore dei due genitori e dei tantissimi che gli hanno voluto bene. I tanti amici della sua compagnia, della curva della Cremonese, del suo Celtic che lo ha ricordato non molto tempo fa allo stadio. Resta il disagio, e la fatica, di dover dare un senso al vivere, a questo vivere che toglie due anime belle relegandole dall’altra parte, quella che non conosciamo e che speriamo sia luce, anche sedentro è buio.
Ora Giorgio è a casa a Motta. Nella sua casa piena d’amore e di ricordi. Domattina verrà fissato il funerale. Ora resta il freddo, e il silenzio, e le lacrime. E – unica consolazione possibile – pensarlo seduto vicino ad Andrea, a guardare giù verso chi resta e a vegliare nei ricordi e nell’anima di chi ha voluto a loro bene.
N.C.