16 anni fa si spegneva Kappa
Magazine: un ricordo casalasco
In parecchi siamo rimasti legati ai personaggi dei fumetti conosciuti da bambini e continuiamo a leggerli soprattutto quando serve rilassarsi e lasciare questo mondo grigio e spento almeno per un po' e dare spazio alla fantasia
Le storie mirabolanti di eroi, re, principesse o quelle più semplici di animali che impersonificano umani con caratteri e caratteristiche ben precise, l’eterna lotta tra buoni e cattivi, tra bene e male che segnano la nostra infanzia e adolescenza spesso sono racchiusi in uno dei mondi più belli e più fantastici: il fumetto.
Geni della matita e del pensiero come Disney, Crepax, la coppia Gaiman/McKean, Mignola, Bunker, Crumb, Kubert, Bilal, Kurtzman, Breccia, Gimenéz, Giraud, Castelli, Pratt, Pazienza, Prker,Smythe, Carpi, le sorelle Giussani, Sclavi, il cugino di Parma Franco Bonvicinici, per dirne solo alcuni, ci han fatto, e ci fanno tutt’ora volare in mondi meravigliosi da Provolino a Nonna Abelarda, Pippo e Topolino, Paperino e Paperon de Paperoni, Sturmtruppen, Andy Capp, Mago Wiz, Tex, Zagor, Capitan Miki, Blek Macigno, Alan Ford, Diabolik, Martin Mystére, Dylan Dog, Lupo Alberto, Eta Beta, Corto Maltese e tanti altri.
In parecchi siamo rimasti legati ai personaggi dei fumetti conosciuti da bambini e continuiamo a leggerli soprattutto quando serve rilassarsi e lasciare questo mondo grigio e spento almeno per un po’ e dare spazio alla fantasia. In alcuni casi i nostri super eroi o gli sfigati di sempre, in cui ci si riconosce come Paperino, contribuiscono a cementare una comunità che può perfino diventare transgenerazionale.
Ad arricchire una già folta rosa di autori occidentali, negli anni ’80, grazie anche al tubo catodico, sbarcano in Italia i Manga, nuovi, tecnologici, diversi e intrisi del fascino nipponico, conquistano in poco tempo intere generazioni. Sono stati infatti lettori giovanissimi a far sì che i manga conquistassero il nostro immaginario rendendoli più visibili e portando in cima alle classifiche di vendita i loro titoli preferiti, furono gli adolescenti degli anni Ottanta e Novanta i primi a volere i manga tra le loro letture raccogliendosi attorno alla rivista, Kappa Magazine la cui pubblicazione cominciò nel luglio del 1992 e finì nel dicembre del 2006 esattamente 16 anni fa.
Fondata da Andrea Baricordi, Massimiliano De Giovanni, Andrea Pietroni e Barbara Rossi, I KAPPA BOYS, diviene ben presto un punto di riferimento per gli appassionati del genere, un’officina sperimentale per l’editoria italiana di manga e un pezzo importante della cultura del fumetto in Italia.
Se la TV negli anni ’70 contribuì parecchio a diffondere tramite gli Anime i personaggi dei fumetti Manga, questi ultimi impiegarono un po’ di più a farsi spazio. Pur essendo di qualità superiore al prodotto televisivo, e non viceversa, molti pensavano che i personaggi e le storie dei fumetti giapponesi fossero esteticamente brutti, irreali a volte troppo violenti e diseducativi, inoltre si temeva di fare errori nelle traduzioni e negli adattamenti.
Ma ragazzi e ragazze che da tempo guardavano Anime erano un pubblico ricettivo, appassionato e pronto per il fumetto. Tra questi c’erano anche Baricordi, De Giovanni, Pietroni e la Rossi che avevano il privilegio di scambiare tramite lettera, notizie e curiosità sui loro personaggi preferiti e sulla terra del sol levante con amici di penna giapponesi.
Durante una edizione della Bologna Children’s Book Fair riuscirono a farsi notare dall’editore giapponese Kōdansha che permise che promuovessero le loro “fanzine” ancora rudimentali, nel suo stand e proprio lì, nel 1991, incontrarono il loro primo editore, Granata Press presto sostituito con Star Comics.
Seguì un viaggio in Giappone con visita alla sede della casa editrice. Dall’incontro con Kōdansha e Star Comics nasce il progetto Kappa Magazine, che prende il nome dallo yōkai del folklore giapponese e che nell’iniziale vuole essere un omaggio a “mamma Kōdansha”. Strutturata in modo da alternare contenuti redazionali a manga pubblicati a puntate, riportava tutte le novità legate ad anime, manga e videogiochi e permise una migliore comprensione di tutto ciò che riguardava il Giappone.
Fu davvero una piccola rivoluzione culturale, non solo Godzilla, Karate e Samurai ma vere e proprie interviste ad autori e registi giapponesi, grazie al contatto diretto con editori e produttori, erano per gli appassionati e non, notizie in esclusiva, in anteprima assoluta e soprattutto un utile strumento per abbattere pregiudizi negativi che pesavano su manga e anime, preconcetti dettati dall’ignoranza nel senso più stretto e letterale del termine: c’era chi addirittura credeva che manga significasse fumetto erotico giapponese.
Uno degli obiettivi dei Kappa Boys fu quello di veicolare attraverso la rivista la verità, e cioè che il manga non è un genere, ma semplicemente il fumetto di un altro paese, il quale a sua volta contiene un’infinità di generi. Sulle pagine del Kappa Magazine è apparso davvero l’universo manga in ogni sua forma: Ghost in the Shell, Oh mia dea!, Narutaru, SteamBoy, e udite, udite…. Lupin III.
Nei primi anni 2000, quando il genere è più digerito e il Giappone non è più visto come un paese alieno, il senso di lettura originale da destra a sinistra o lettura invertita, arriva anche su Kappa Magazine, che sfoggiò due copertine, una per i manga che si leggevano alla giapponese, e una per la lettura all’occidentale. Grazie a questa rivista i lettori e gli appassionati poterono farsi una cultura paragonabile a quella dei fandom che fino a quel momento erano considerati i più informati e aggiornati.
Purtroppo, dopo 173 numeri e diversi speciali, Kappa Magazine cessò la pubblicazione nel dicembre 2006, esattamente 16 anni fa. Uno dei motivi fu Internet che, impostosi prepotentemente anche nella sfera culturale, diede la possibilità di reperire informazioni e immagini in maniera molto più veloce che non il cartaceo. Rimane però impresso il cambiamento tanto positivo quanto irreversibile che la rivista, tuttora ritenuta fonte di verità e cultura nel settore, lascia in eredità: una fotografia preziosa di quella battagliera stagione in cui il manga conquistò per la prima volta il pubblico italiano, redazionali di cultura nipponica e un posto speciale tra i ricordi di gioventù. L’immagine è la copertina del primo numero uscita nel luglio del 1992.
Giovanna Anversa