“Non sapevamo cosa fare”: Giulio
Gallera parla del Covid in Lombardia
“Ci siamo trovati in una notte buia a guidare a fari spenti, ed è stato molto difficile e complesso”. Il libro, con la prefazione di Alessandro Sallusti, è stato donato a tutti i soci e gli ospiti presenti alla conviviale Rotary CVS
Ammette colpe, ma nel contempo giustifica sé e il suo staff: “Diario di una guerra non convenzionale. La nostra lotta contro il virus” (ed. Guerini e Associati, € 18,00) è il resoconto che l’allora assessore al Welfare del Pirellone Giulio Gallera ha scritto per raccontare la (sua) verità sui fatti che, come un uragano improvviso e devastante, si sono abbattuti sulla nostra regione dal 20 febbraio 2020, quando gli fu segnalato il primo paziente lombardo infettato dal Covid-19. Ne ha parlato in una articolata relazione ai soci del Rotary Club Casalmaggiore Viadana Sabbioneta nella serata di lunedì 14 novembre (invitato da Mario Fazzi), ripercorrendo a mo’ di diario fatti, avvenimenti ed incontri frenetici che segneranno poi il destino e le morti di migliaia di persone, confessando l’impreparazione ad un evento di tale portata, ma sottolineando la solitudine in cui lui, Fontana e tutto l’apparato amministrativo della Lombardia furono lasciati da parte del governo centrale. È contro Conte, soprattutto, ma anche contro Speranza, Salvini e gli altri politici, che Gallera si scaglia nel suo libro, che “non è un’arringa difensiva, né un volume scientifico”, ma il tentativo di fornire la sua versione di accadimenti drammatici, inattesi e sui quali non c’era alcuna preparazione, e di come siano riusciti ad affrontarli, a suo dire meglio di quanto l’ondata mediatica abbia fatto percepire. La Lombardia stava giusto uscendo da un’emergenza gravissima, quella dei casi di meningite fulminante nel basso Sebino, combattuta con controlli a tappeto, vaccinazioni di massa, mobilitazione massiva, profilassi: “Ci eravamo dimostrati pronti su questo fronte, ma poi…non c’è stata alcuna segnalazione di allarme sul Covid-19; fino a metà gennaio, come riportato nella circolare del ministero della Salute del 22 gennaio, si dichiarava che il rischio ‘di introduzione dell’infezione in Europa, attraverso casi importati, è moderato’. Tradotto, non ci si deve preoccupare troppo”. E invece… Non si era preparati, nessuno aveva dato indicazioni, strumenti, modalità operative: “Ci siamo trovati in una notte buia a guidare a fari spenti, ed è stato molto difficile e complesso”. Il libro, con la prefazione di Alessandro Sallusti, è stato donato a tutti i soci e gli ospiti presenti alla conviviale: è certamente il mezzo per giustificare carenze e difetti nella macchina organizzativa della Regione, ma anche per mettere in luce quanto si è riusciti a realizzare per arginare una pandemia inattesa, fra ospedali da campo, riconversione delle strutture sanitarie, imposizioni e chiusure per arginare il diffondersi del virus, e poi le vaccinazioni, ancora avversate da troppa parte della popolazione, concetto ribadito anche da Enzo Rosa nel suo intervento. Erano presenti alla serata, introdotta dal presidente Vittorio Bortolotti, molti medici, professionisti del territorio e amministratori, fra cui Daniela Sarzi Sartori, Giampaola Brozzi, Barbara Righi, Alessandra Martelli, Alessio Pedrazzini, Luigi Borghesi, Mara Azzi, Silvia Angelicchio, gli assessori Romina Marchini e Rossella Bacchi (Sabbioneta e Viadana), il presidente Rotaract Sebastiano Fortugno, Carlo Cassani e Domenico Maschi, assistente del governatore del Gruppo Terre Padane.
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