Cronaca

Benefattori: Zibello, terra senza
fortuna. Noi ricordiamo Carlo Paredi

Tuttora la scuola dell’infanzia Carlo Paredi rappresenta una importante e ben organizzata realtà di Zibello. Così come lo è la Casa protetta Dagnini. Con la speranza che i fondatori, Dagnini e Paredi (di cui sono andate perse anche le tombe), dimenticati in occasione dei loro anniversari possano trovare, un giorno, un migliore e giusto riconoscimento

I benefattori non andrebbero mai dimenticati. Sono quelle persone che, nel solco del tempo e della storia, hanno lasciato segni tangibili del loro passaggio terreno, attraverso opere da loro volute e realizzate di cui, ancora oggi, spesso beneficiamo. La riconoscenza, nei loro confronti, deve essere perpetua, anche attraverso ricordi semplici, ma autentici, senza bisogno di grandi manifestazioni.

Ma dimenticare è grave e non si deve lasciare che la nebbia (un toccasana per pochi e una disgrazia per la stragrande maggioranza della gente) possa ovattare o coprire anche la storia. Quella storia che è la base della nostra civiltà, del nostro presente, di ciò che ci è stato lasciato, dai nostri padri.

Purtroppo, in quel di Zibello, i benefattori di questi tempi non trovano molta fortuna o, comunque, finiscono per essere accantonati o, per meglio dire, dimenticati. E’ successo, di questi tempi, un anno fa, per Giambattista Dagnini, fondatore del locale ospedale civile (oggi casa protetta), nel bicentenario della morte, per il quale nulla è stato organizzato e tutto si è limitato ad un modesto lumino che, che scrive queste righe, ha lasciato di fronte alla sua statua. Oggi, risuccede per Carlo Paredi, nel 140esimo della morte, fondatore della locale scuola materna.

Per conoscere la sua storia è sufficiente sfogliare l’Enciclopedia Diocesana Fidentina di Dario Soresina oppure il volume “Zibello – la storia, la gente, le opere, le tradizioni” voluto e curato dall’Amministrazione comunale nel 1985 grazie alla lungimiranza, alla sensibilità e alla passione per la storia dell’allora sindaco Gaetano Mistura, da sempre studioso e ricercatore di storia locale, autore anche di importanti e recenti ricerche.

Mentre nella terra del culatello è tutto pronto per i festeggiamenti in occasione della festa patronale di San Carlo Borromeo di venerdì 4 novembre (con eventi che si susseguiranno sia al mattino che in serata) e per successivi eventi mangerecci e goderecci, oggi, giovedì 3 novembre, ricorre il 140esimo della morte di Carlo Paredi, nato a Zibello l’8 novembre 1791 e morto nella stessa Zibello il 3 novembre 1882. A lui è tuttora intitolato l’asilo infantile che fondò con testamento datato 13 novembre 1879 (ricevuto dal notaio dottor Corbellini) lasciando a questo scopo un podere atto ad assicurare all’istituto i mezzi necessari per il suo funzionamento.

Successivamente don Leopoldo Paredi, nipote di Carlo Paredi, seguendo l’esempio dell’illustre zio, donò la propria casa quale sede dell’asilo e, al patrimonio iniziale, si aggiunsero altri legati. Tra i più cospicui quelli di Angelo Bocchi, Adele Bragadini e Donnino Musini.

L’11 maggio 1884, con decreto regio, l’asilo fu eretto e costituito in ente morale in seguito all’approvazione dello statuto organico avvenuta il 15 luglio 1883. Nel 1937, grazie all’interessamento dell’indimenticato arciprete don Celso Ghiozzi (al quale alcuni anni fa è stata anche dedicata una via del centro storico) l’asilo ebbe finalmente una nuova sede e, per molti anni, fu gestito dalle suore dell’Ordine delle Minime del Sacro cuore.

Tuttora la scuola dell’infanzia Carlo Paredi rappresenta una importante e ben organizzata realtà di Zibello. Così come lo è la Casa protetta Dagnini. Con la speranza che i fondatori, Dagnini e Paredi (di cui sono andate perse anche le tombe), dimenticati in occasione dei loro anniversari possano trovare, un giorno, un migliore e giusto riconoscimento. Magari anche con una giornata dedicata al ricordo dei benefattori della comunità.

A chi scrive queste righe, che non rappresenta nulla e nessuno (e nemmeno ci tiene, lasciando volentieri ad altri più titolati l’onore, e l’onere, di rappresentare gli altri) non resta altro che questo breve ricordo scritto, con l’auspicio che almeno una breve memoria scritta serva a dipanare la nebbia che ovatta i ricordi di chi, invece, dovrebbe e tenere viva la storia e dovrebbe valorizzare, con riconoscenza, coloro che, con i fatti l’hanno realizzata.

Eremita del Po, Paolo Panni

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