Coldiretti, Lattiero Caseario, da Asola
un cauto ottimismo: 50% export estero
Con 85 cooperative in Lombardia, un fatturato di 2 miliardi di euro, 2.500 occupati e un marcato orientamento (85%) rivolto alle Dop, la cooperazione è l’ossatura della produzione di latte in regione
Coldiretti Mantova accende i riflettori sul settore lattiero caseario e il messaggio che emerge dalla Fiera dei Morti di Asola è quella di proseguire sulla strada del lavoro e del dialogo, con un pizzico di ottimismo per il mercato dei prossimi mesi, purché le variabili dei costi di produzione, dell’espansione dell’export e dei consumi interni non impazziscano, regalando rovesci di fronte repentini. La filiera degli operatori vede un quadro sostanzialmente positivo.
“Abbiamo investito sui territori e possiamo contare su una produzione di circa due milioni di forme di formaggi Dop fra Grana Padano e Parmigiano Reggiano e possiamo contare sulla forza di due marchi ombrello – spiega il presidente di Coldiretti Mantova e del Consorzio Virgilio, Paolo Carra -. Abbiamo investito in innovazione per il benessere animale, dobbiamo concentrarci sull’export e per non perdere nuovi mercati. E alla politica dobbiamo chiedere di sostenerci, investire e di non dire troppi no, che frenano lo sviluppo, anche perché gli agricoltori hanno dimostrato negli anni di credere nell’Italia, mentre altri operatori delocalizzavano”.
Parole sulle quali tutti gli operatori, dalla cooperazione all’industria, si trovano concordi. “Quasi il 50% della nostra produzione va all’estero, dove puntiamo a crescere, conquistando il consumatore con formule in grado di coniugare la qualità del Grana Padano ai servizi – ha detto Renato Zaghini, presidente del Consorzio del Grana Padano e del Caseificio Europeo, che ieri ha inaugurato il nuovo magazzino di stagionatura -. L’export insieme all’innovazione e al dialogo con il consumatore rappresentano le strategie vincenti, unitamente a una efficace programmazione produttiva, che per il Consorzio significa mantenere l’equilibrio nei numeri e sostenere adeguate azioni di marketing”.
Il consumatore è l’ago della bilancia anche per Alberto Dall’Asta, direttore di Italatte (Gruppo Lactalis Italia), che non nasconde alcune difficoltà di approvvigionamento nel corso della scorsa primavera ed estate, con mercati soggetti a una forte volatilità e costi di produzione che hanno colpito l’intera filiera.
“Sempre di più conterà il fattore umano, insieme all’innovazione e alla flessibilità”, commenta Fabio Lorenzi, presidente della società cooperativa Cozoman, realtà che raccoglie e commercializza 3.800 quintali di latte al giorno. “Nel 2022 abbiamo avuto soddisfazione dal latte spot – sostiene Lorenzi -. E siamo stati contattati dalle imprese per i rinnova contrattuali del 2023”.
Con 85 cooperative in Lombardia, un fatturato di 2 miliardi di euro, 2.500 occupati e un marcato orientamento (85%) rivolto alle Dop, la cooperazione è l’ossatura della produzione di latte in regione. “Le cooperative negli ultimi 5-6 anni hanno avuto capacità di remunerare meglio rispetto alla destinazione a latte alimentare – afferma Fabio Perini presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia -. Dobbiamo però difendere il sistema delle indicazioni di origine, che è sotto attacco a livello europeo col disegno di gestire i marchi Dop come se fossero brevetti, mentre le Dop devono rimanere agganciate alla Dg Agricoltura”. Il limite della cooperazione? Semmai, è la “scarsa capitalizzazione”.
A tratteggiare le prospettive economiche ci pensa Angelo Rossi, fondatore e direttore dei siti Clal e Teseo, che raccontano i numeri dei settori lattiero caseario, a anche di cereali, semi oleosi, suini, foraggi, input produttivi dai fertilizzanti all’energia, fino al gasolio agricolo.
“In futuro le variabili climatiche influenzeranno sempre di più i volumi di latte e di materie prime agricole – dice Rossi -. A livello mondiale si sta verificando un timido rallentamento della domanda, in particolare nel Sud Est Asiatico e le produzioni di latte stanno riprendendo quota, seppure lentamente, in Germania, Francia e Olanda, mentre in Nuova Zelanza e Australia stiamo assistendo a un ridimensionamento delle consegne”. Un quadro complesso, dunque, condizionato anche dalle incognite dei consumi, dall’andamento della guerra in Ucraina e dalle prospettive di penetrare mercati promettenti, dalla Cina all’Africa.
“Il prezzo del latte spot potrebbe leggermente flettere, qualora Germania e Francia dovessero produrre più latte, ma per i formaggi Dop a pasta dura i prezzi dovrebbero restare sui livelli attuali. Il burro all’estero ha registrato un ridimensionamento dei prezzi e anche le polveri stanno risentendo di un minore interesse nell’area asiatica – riassume il direttore di Clal -. A livello italiano dobbiamo produrre di più, lavorare di più, esportare di più, trovando nuove alleanze, grazie al dialogo di filiera”.
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