Arte

Debora Benvenuti con Sagomarte
in mostra per la fiera alla Pro Loco

La mostra che la vedrà protagonista in Pro Loco nei giorni della fiera di San Carlo a Casalmaggiore si chiama Sagomarte. E' aperta dal 1 al 6 di novembre con i seguenti orari: 10:00-11:30 e 16:30-18:30

Ne è passato del tempo dal tempo delle opere che – pugno allo stomaco – ti lasciavano un senso di bruciante ansia ed inquietudine. Dicono che l’arte sia la mediazione tra ciò che si immagina, ciò che si sente e ciò che si vive. Debora Benvenuti ha raggiunto una sua disomogenea maturità artistica. Una quiete che non è quiete creativa, forse è solo consapevolezza in più.

Una figlia, un lavoro che la realizza, un compagno di vita. E l’innata capacità di filtrare il mondo attraverso i suoi schemi, attraverso il suo sguardo che è sempre carico, intelligente e illuminato. Un tempo ci raccontava che di giorno trasformava in opere i sogni – e a volte gli incubi – notturni. Adesso forse sogna meno, o sogna in maniera più omogenea, ma resta, fortissimamente resta, l’ansia di lasciare un messaggio, di dire qualcosa attraverso le opere, attraverso la grafica che è il suo campo primario d’espressione. Resta la capacità d’essere una visionaria: talmente saggia da gestire con più equilibrio le sue visioni e talmente folle da essere sempre e comunque imprevedibile, insondabile. Da essere portatrice di messaggi.

La mostra che la vedrà protagonista in Pro Loco nei giorni della fiera di San Carlo a Casalmaggiore si chiama Sagomarte. E’ aperta dal 1 al 6 di novembre con i seguenti orari: 10:00-11:30 e 16:30-18:30. “Il nome – ci spiega  – viene dal fatto che in ognuna delle sette opere esposte é una sagoma la cui forma richiama il significato dell’opera stessa. Sono re-interpretazioni delle opere d’arte di famosi e grandi arrtisti, associate ad altre immagini. Ogni sagoma, adattata nella forma al tema che ho voluto rappresentare, porta in se uno o più messaggi che passano attraverso un excursus di opere d’arte famose abbinate, per associazione di idee, ad immagini provenienti dal cinema o dai cartoons, da icone, da periodi di storia e di vita, da simboli frivoli del consumismo e dal mondo dell’advertising”.

Grandi opere, che sono solo una parte della mostra. La seconda parte è più personale. Sono messaggi, schegge di tempo e di emozioni che l’artista ferma, alla sua maniera. Tra le tante immagini del simbolismo di Debora, troviamo spesso il doppio triangolo. E’ quello il suo segno di riconoscimento, la sua immagine: “E’ un triangolo più piccolo che si stacca da uno più grande come segno di ribellione dagli schemi imposti, dalle dittature, dai perbenismi, dalle violenze, con l’esigenza di lottare per un’identità, una libertà fisica e di pensiero. Questo sono”.

Non ama, non ha mai amato parlare di se Debora. Come non ama illustrare le sue opere al pubblico. E’ più portata per il rapporto vis a vis, per la comunicazione attraverso le immagini. Ha perso un poco dell’inquietudine esistenziale degli anni giovanili, ma è solo un cammino, un pezzo di strada in più sulla strada del tempo. Non è un bene, e non è un male: è solo un percorso, solo una sintesi diversa di un’esplosione cosmica difficile sempre da prevedere, e da contenere.

L’uno novembre, alle 17, l’inaugurazione della mostra, che è tutta da vedere. Debora è, e vive, nelle sue opere come nella vita reale. Dicono che l’arte sia una sorta di pozione che mescola gli ingredienti di fantasia, stati d’animo, razionalità, esperienza e vita. Quello di Debora resta pur sempre un equilibrio instabile pur di fronte alla stabilità. Un equilibrio-disequilibrio capace, sempre e comunque di sorprenderti.

N.C.

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