Cronaca

Zibello, dopo 105 anni chiude
l'alimentari di Fabia e Roberto

Ricordo, da bambino, Icilio alle prese con lo storico forno di famiglia e Imelde dietro al bancone. Due figure indimenticabili, che hanno fatto la storia di Zibello, “andate avanti” da anni, ma lasciando un esempio bello, e vero, di laboriosità, gentilezza, onestà e disponibilità

“A vag dala Fabia” (e in passato la frase era “Vag da Cilio”): quante volte, negli anni, mia madre uscendo di casa mi ha ripetuto questa frase. Al punto da farla diventare quasi monotona, scontata, non necessaria, come una cosa che non doveva nemmeno essere detta perché era normale che fosse così. Poi arriva quel tempo in cui quello che sembrava monotono, scontato, non dovuto, ti viene a mancare e ne senti il peso.

Quella frase non la sentirò più perché oggi, dopo 105 anni, il paese perde non un pezzo ma un capitolo di storia. Chiude un punto di riferimento, un monumento dentro al monumento: sì perché il negozio di alimentari di Fabia e Roberto ha sede da sempre in quel Palazzo Pallavicino che è il simbolo indiscusso di Zibello. Chiude e se ne va un negozio che ha servito con passione intere generazioni di persone.

Ricordo, da bambino, Icilio alle prese con lo storico forno di famiglia e Imelde dietro al bancone. Due figure indimenticabili, che hanno fatto la storia di Zibello, “andate avanti” da anni, ma lasciando un esempio bello, e vero, di laboriosità, gentilezza, onestà e disponibilità. Conoscerli è stato un dono ed un onore.

Il testimone è poi passato a Fabia e Roberto che, nel segno e nel solco della continuità, hanno saputo dare al paese un servizio prezioso, tenendo viva quella eredità speciale fatta di laboriosità e simpatia, gentilezza e onestà, semplicità, disponibilità e attenzione verso le persone, in particolare verso i più anziani e verso chi era in difficoltà. Sì, proprio così, perché oggi è anche giusto dire, senza timore alcuno di smentita, che in tante occasioni hanno servito anche chi non aveva la possibilità di pagare subito il conto e anche di questo, a Fabia e Roberto si deve dare merito: persone tra le persone, che hanno saputo mettere sempre il cuore davanti agli interessi.

Un altro portone oggi chiude e il paese ne esce più povero, sconfitto e triste, spogliato di qualcosa che apparteneva un po’ a tutti, che era normale sapere aperto. A Icilio, Imelde, Fabia e Roberto ora si può solo dire GRAZIE per la loro presenza costante, il loro servizio, ma soprattutto la loro AMICIZIA.

Non sarà facile passare davanti all’ennesimo portone chiuso e, per una semplice comunità di campagna, non sarà facile accettare questa perdita.
Forse non è il momento delle polemiche, ma a chi scrive queste righe piace dire e scrivere quello che pensa (e pensa ciò che scrive e dice) e quindi è giusto consigliare a tutti di farsi un giro, a piedi, nel centro del paese e contare, una per una, le botteghe chiuse. Bisogna poi farsi un paio di domande e pronunciare qualche “Mea Culpa”. Cosa facciamo noi, abitanti di questi villaggi di fiume, per salvaguardare i nostri paesi, le nostre comunità e le nostre attività? Crediamo davvero che andare nei supermercati (dove immancabilmente si cade nella trappola di acquistare cose solo perché le abbiamo viste, perché diversamente non ci avremmo nemmeno pensato) sia più conveniente? Si sentono davvero più intelligenti e più furbi quelli che fanno acquisti via web? Sarò cattivo ma inizio a pensare che coloro che fanno acquisti attraverso la rete abbiano un pezzo di ferro (vorrei sinceramente scrivere un’altra parola) al pezzo sia del cuore che della testa e inizio anche a pensare che quando vengono imbrogliati magari se la sono cercata: del resto bastava non fare certi acquisti ritenuti più facili e più comodi. Qualcuno mi ha già fatto notare che potrei cascarci anche io: impossibile che possa accadere perché i miei acquisti li faccio sempre di persona e voglio prima vedere, e avere in mano, quello che sto per prendere. Lascio ad altri il piacere dell’irreale, del virtuale e, quindi, del rischio.

Gli incravattati dal deretano piatto e pelato (i soliti moralisti e benpensanti, che invito solennemente a starmi alla larga, leggano sempre “politici”), indistintamente tutti, da destra a sinistra passando per il centro, che sono anche i primi responsabili e colpevoli delle bollette colossali e dei prezzi insostenibili (e inqualificabili) che oggi stanno solo creando una marea di nuove povertà e di fallimenti, non pensano di provare un po’ di vergogna? Non pensano di parlare troppo, di vivere di frasi fatte, stucchevoli e odiose, finendo per combinare sempre e solo guai? Mettersi a lavorare (e andare a lavorare) e usare il cervello (ammesso ne siano dotati) invece di farsi i demenziali “selfie della gleba” sugli scranni del Parlamento, no vero? Fare in modo che la burocrazia non sia causa di soli problemi no vero?

La Fabia oggi ha scritto “c’est la vie” e bisogna purtroppo darle ragione. E’ la vita, e la rassegnazione incombe. Quindi, almeno a me, non resta che tornare a piedi sul fiume perché solo così mi passerà la incazzatura: perché, sì, sono molto ma molto incazzato e non uso parole più “carine”. Queste vanno benissimo. Benpensanti e moralisti che amano il linguaggio aulico vadano pure dove vogliono: l’importante è che mantengano distanze immense da me.

Speriamo venga il tempo in cui tutti, il sottoscritto in primis, avranno più a cuore, coi fatti e non con le parole, le sorti dei nostri paesi e useranno il sentimento e la testa nelle scelte che compiono, anche in quelle degli acquisti di tutti i giorni. Forse, così, qualcuno tornerà ad avere voglia di investire anche nelle nostre piccole comunità di fiume invece di andarsene via.

Oggi un portone chiude e io non voglio assistere a questo momento. Ancora una volta meglio che prevalga il silenzio. A Fabia e Roberto solo e semplicemente GRAZIE per la loro stessa presenza, il loro servizio, la generosità fattiva e la loro AMICIZIA. Anche il Grande fiume oggi perde un pezzo di storia.

Eremita del Po, Paolo Panni

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