Rigenerazione urbana, Lombardia out
piccoli comuni esclusi, ANCI protesta
È necessaria una riflessione e un ragionamento serio sulla costruzione di indici e criteri, per provare a garantire perequazione e solidarietà tra i territori senza procedere con strappi
“Come era scritto nella norma originaria e avevo previsto e denunciato in tutte le sedi, la pubblicazione della graduatoria del bando rigenerazione urbana per i progetti dei piccoli comuni aggregati, destina le risorse ai Comuni (molto pochi rispetto alle domande) di sole poche regioni ed esclude completamente i Comuni lombardi e di tante altre regioni. Come abbiamo più volte denunciato l’Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale utilizzato, oltre a non cogliere l’entità delle reali condizioni di vulnerabilità nei diversi contesti locali, produce effetti distorsivi che finiscono per generare squilibri ingiustificati tra i territori. Occorrono regole più equilibrate e condivise”.
Lo ha detto il Presidente di Anci Lombardia Mauro Guerra commentando il decreto del 19 ottobre, del Dipartimento per gli Affari Interni e Territoriali che individua i Comuni, inferiori a 15.000 abitanti in aggregazione beneficiari del finanziamento, pari a 300 milioni di euro di investimenti in progetti di rigenerazione urbana, volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale e ambientale.
“Si tratta di una assegnazione – aggiunge Guerra – che riproduce, con ancora maggiore evidenza, a causa del minor numero di risorse disponibili, l’iniquità già contestata in occasione del bando rigenerazione per i Comuni maggiori, allora riparata con la battaglia di ANCI che ha condotto al successivo reperimento di altre ingenti risorse per lo scorrimento completo della graduatoria. Iniquità determinata dal combinato disposto dell’applicazione, oltre alla sacrosanta quota di riserva per alcune regioni, dell’IVSM. Come ampiamente prevedibile l’aver scelto da parte del legislatore questa strada, senza introdurre correttivi dopo la prima esperienza, produce oggi forte indignazione in una platea vastissima di Comuni, rischia di fomentare forti conflittualità territoriali, colpisce migliaia di piccoli Comuni. Come Anci ritengo indispensabile ora una forte iniziativa per ottenere revisione dei criteri e nuovi finanziamenti per i progetti, così come accaduto per i comuni sopra i 15000 abitanti.
Lo scorso marzo 2022, come Anci Lombardia avevamo chiesto, in un documento indirizzato ai Parlamentari ed ai membri lombardi del Governo, di riconsiderare la definizione e l’impiego del cosiddetto Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale nei diversi contesti locali a causa degli squilibri generati sui territori. In merito ai criteri dei bandi e alle modalità di destinazione delle risorse, avevamo chiesto regole più equilibrate e condivise, consapevoli che non sarebbe stato semplice trovare un equilibrio, tra Regioni, tra territori all’interno delle Regioni, tra piccoli, medi e grandi Comuni. Ma bisognava provarci, disegnando regole generali le più chiare e trasparenti possibile.
È necessaria una riflessione e un ragionamento serio sulla costruzione di indici e criteri, per provare a garantire perequazione e solidarietà tra i territori senza procedere con strappi come questi, che non fanno bene all’equilibrio delle cose e costringono a sempre più difficili interventi “riparatori”, che nel caso non venissero ci consegnerebbero una situazione davvero molto difficile da gestire nel rapporto tra aree del Paese e tra Comuni di diverse dimensioni”.
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