Agricoltura

Coldiretti Mantova: anche la
soia paga la siccità, resa -10%

In controtendenza la visione di Giovanni Gorni, produttore di soia fra Rivarolo Mantovano e Tornata: “Rispetto agli anni scorsi il primo raccolto dovrebbe essere più abbondante anche del 10-20%, con punte superiori ai 40 quintali per ettaro - valuta Gorni –, mentre ritengo che le seconde semine possano scontare qualche difficoltà maggiore, anche per la presenza della cimice asiatica, che nel corso dell’estate non si è quasi vista, probabilmente per il caldo torrido”

Un’annata particolare, dove il caldo e l’assenza di precipitazioni hanno fatto schizzare i costi di produzione (+15-20% sul 2021) e dove i secondi raccolti, paradossalmente, sembrano dare migliori prospettive di resa in campo rispetto ai primi raccolti. Ma come sempre più spesso accade negli ultimi anni, rileva Coldiretti Mantova da un’indagine sul territorio, il responso del campo segue una traiettoria puntiforme, con esiti a macchia di leopardo.

I dati provinciali e le stime mondiali. Complessivamente, però, le prime stime a livello provinciale – dove si coltivano a soia circa 17.000 ettari (erano 14.000 nel 2020), vale a dire quasi un terzo (31,5%) della superficie regionale – dicono che le rese in campo dovrebbero essere inferiori del 10% circa al confronto col 2021. Risultati dunque non completamente negativi, se osserviamo il trend nazionale, dove le stime parlano di un taglio dei raccolti anche del 25%, a causa del caldo e della siccità (anche in Francia, in base a quanto riportato dal dossier Usda, le attese sono poco entusiasmanti); nel complesso, in Europa i raccolti dovrebbero scendere del 7% su base tendenziale, in controtendenza sul dato globale, che vedrebbe le produzioni mondiali in crescita del 10,3% a 390 milioni di tonnellate, grazie all’exploit produttivo del Brasile (+18,3 per cento).

L’andamento nel Mantovano. “Siamo all’inizio delle operazioni di trebbiatura – afferma Fabio Perini, agricoltore di Castellucchio – e sono maturate le seconde semine, quelle cioè effettuate dopo orzo e frumento, con risultati soddisfacenti, intorno ai 35-40 quintali”. In campo i primi raccolti sembrano dare meno soddisfazione. “Mi attendo purtroppo sorprese, con previsioni in quantità sui 25-30 quintali”.

Anche Luigi Marchioro, agricoltore con 35 ettari di soia a Ceresara lamenta “per i primi raccolti baccelli vuoti, mentre sui secondi, che inizierò a raccogliere domani, la pianta è sana e piena”. Certo, il bilancio definitivo si farà terminate le operazioni e quest’anno a pesare saranno indubbiamente i costi legati all’irrigazione, con 5-6 operazioni contro le 3-4 delle annate non siccitose.

Anche Guido Cecchin, imprenditore agricolo e contoterzista di Ospitaletto, preconizza “una buona annata per i secondi raccolti contro prime semine un po’ scarse in confronto alla media delle annate precedenti. “I primi raccolti hanno faticato a defogliarsi, con la conseguenza che i semi all’interno sono rimasti verdi e umidi – commenta – ma complessivamente stiamo assistendo a una riduzione delle rese in campo rispetto a 20 anni, quando si raggiungevano comodamente i 60 quintali per ettari, mentre oggi si fa più fatica”.

In controtendenza la visione di Giovanni Gorni, produttore di soia fra Rivarolo Mantovano e Tornata: “Rispetto agli anni scorsi il primo raccolto dovrebbe essere più abbondante anche del 10-20%, con punte superiori ai 40 quintali per ettaro – valuta Gorni –, mentre ritengo che le seconde semine possano scontare qualche difficoltà maggiore, anche per la presenza della cimice asiatica, che nel corso dell’estate non si è quasi vista, probabilmente per il caldo torrido”.

Le previsioni di semina. È forse prematuro – avverte Coldiretti Mantova – prevedere i trend di semina per la stagione 2022-23, anche per le incognite legate alla nuova Politica agricola comune, che entrerà in vigore a partire da gennaio. Ma c’è chi è convinto che le superfici coltivate a soia si ridurranno, ritornando ai numeri degli anni precedenti. “Spesso è il mercato che determina le scelte degli agricoltori – ricorda Perini -. In questa fase la parità fra euro e dollaro ha assicurato una maggiore competitività alle produzioni estere, che potrebbero conquistare nuovi spazi di mercato. Ciò potrebbe spingere le aziende agricole mantovane a orientarsi verso altre colture”.

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