Ambiente

Dal Nord America al Po: Cycloloma
Atriplicifolium sulle spiagge del fiume

Quella in questione si chiama Cycloloma Atriplicifolium ed è nativa del Nord America da dove, come si legge anche sul portale biodiversità.lombardia.it è stata introdotta accidentalmente come infestante in Sudamerica e in Europa

Gli spiaggioni del Po, testimoni chiari ed emblematici di una magra che dura da oltre 10 mesi, si vestono di esotico. In questi giorni di fine estate, su entrambe le sponde del fiume gli spiaggioni si presentano coperti da curiosi e pittoreschi cespugli, che non mancano tra l’altro di stimolare la fantasia di foto e videoamatori e pittori. Una pianta che, soprattutto quest’anno, con numeri importanti, fa registrare in modo massiccio la sua presenza lungo il fiume, creando un ideale ponte dal Mississippi al Po.

Quella in questione si chiama Cycloloma Atriplicifolium ed è nativa del Nord America da dove, come si legge anche sul portale biodiversità.lombardia.it è stata introdotta accidentalmente come infestante in Sudamerica e in Europa. Sempre su biodiversità.lombardia.it si legge che “In Italia è presente al centro-nord e in Sicilia. In Lombardia è diffusa unicamente in pianura, soprattutto lungo l’asta del Fiume Po.

Identificazione: si tratta di una pianta erbacea annuale alta fino a 80 cm e con portamento “cespuglioso” emisferico; il fusto è eretto o ascendente, pubescente e abbondantemente ramoso, di un colore verde-giallastro in vegetazione, rossastro a fine ciclo. Le foglie sono alterne, lanceolate, lunghe 3-6 cm, sinuato-dentate, caduche alla maturazione dei frutti. I fiori sono riuniti in una pannocchia sparsamente fogliosa; hanno 5 stami, un ovario supero a 2 stigmi, un perianzio fruttifero con diametro di 2 mm, a 5 lobi segnati esternamente da un’ala trasversale che circonda interamente il frutto ed è larga 0,5 mm.

Specie simili: il particolare aspetto di questa pianta la rende inconfondibile con altre. Biologia ed ecologia: è una pianta annuale che produce una notevole quantità di semi, dispersi dal vento e dall’acqua. I semi sono dispersi tramite il distacco del fusto alla base e il conseguente rotolamento dell’intero cespuglio ad opera del vento, come negli arbusti del vecchio West. È verosimile anche una dispersione passiva, con semi trasportati ad esempio nel battistrada degli pneumatici o sulla carrozzeria degli automezzi (terra frammista a semi), nonché con la movimentazione volontaria di sabbia infestata (produce banca di semi sepolti nel suolo).

Il principale ambiente invaso sono i depositi fluviali che tra la primavera e l’estate sono esposti all’aria in seguito all’abbassamento delle acque. Si tratta perlopiù di sabbie, quindi di un substrato mobile e arido. Predilige depositi sabbiosi in pieno sole, dove la competizione con altre piante è scarsa. In conclusione, vegeta in ambienti soggetti a periodico disturbo e soggetti a marcata siccità estiva (ecco spiegata, quindi, la massiccia presenza di quest’anno)”.

Per quanto riguarda infine lo Stato normativo, gli impatti e modalità di controllo sempre su biodiversità.lombardia.it si legge che “questa specie è inclusa nella lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto di monitoraggio e contenimento, allegata alla L.R. 10/2008 della Lombardia. Gli impatti di questa specie sono però ancora poco noti, ma in via preliminare si possono ricondurre ad una riduzione della biodiversità autoctona nelle golene sabbiose. La specie è ancora in espansione, sia alla scala locale dove si è già insediata con alcune piccole popolazioni, sia in altre zone della pianura. Non si conoscono misure di contenimento specifiche. Un importante problema da risolvere per il suo contenimento è quello collegato alla banca di semi sepolti nel terreno”. Oltre alle foto realizzate da chi scrive queste righe si propone anche lo splendido video realizzato da Roldano Daverio, abile videomaker di Roccabianca, autore di splendidi video grazie ai quali, da anni, con competenza, passione e sensibilità, sta dando un contributo fondamentale alla promozione turistica e culturale delle nostre terre.

Eremita del Po, Paolo Panni

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