Verdure in Azienda: alla SteelCover di
San Giovanni un'idea (di quelle buone)
L'ambiente è tranquillo e, sulla parete di una costruzione precedente all'orto c'è un grande murales. Rappresenta un grande cielo e, ai due lati, una farfalla e un operaio impegnato in una saldatura. E' stato realizzato da un ragazzo del luogo, ed è un intensissimo tocco di colore. Sviluppando un concetto che - lettura nostra - mostra i due pilastri di uno stesso cielo. Lo stesso che ci sovrasta e ci comprende.

L’idea è di quelle buone. La speranza, come spiega Fabio Perini, del Nucleo Inserimenti Lavorativi, è che altri imprenditori seguano la strada di Gianmario Delvò e di Fausto Arzini, soci della SteelCover di San Giovanni in Croce. Ci vorrà tempo, e disponibilità, e un po’ di coraggio ma Verdure in azienda è davvero un’idea diversa dalle altre. Tante aziende del Casalasco hanno a disposizione pezzi di terra, e nell’organico persone con diversa abilità. Persone speciali, che possono rendersi utili alla collettività in generale e all’azienda in particolare.
Gianmario Delvò aveva un’esigenza, e un passato che, in fondo, ha riportato in vita. “Questo pezzo di terra c’è da sempre – ci ha spiegato – era incolto sino a che a mio padre non è venuto in mente di seminarci le zucche. Allora non c’era la recinzione ed ogni tanto ne spariva qualcuna. Abbiamo avuto zucche per un po’. Poi abbiamo delimitato l’area e l’idea è tramontata. Quel pezzo di terra lo abbiamo lasciato andare”. Poi il pensionamento del dipendente assunto con la legge 68 del 1999 e l’esigenza di assumere un altro dipendente con lo stesso percorso. “Ho chiamato Renato, che però mi ha detto di non sentirsi pronto per eseguire mansioni interne. A quel punto, ho parlato con lui, ed ho scoperto la sua passione per l’orto. Io avevo la terra, e Renato poteva rendersi utile, coltivando l’orto per i dipendenti. Abbiamo sistemato l’area e poi ha pensato a tutto lui”.
Renato viene dall’esperienza degli orti sinergici. Grazie al Concass, ai servizi sociali, alla Provincia di Cremona (Settore Lavoro) e Consorzio Mestieri Agenzia di Cremona si è trovata la formula per l’inserimento. La SteelCover lo ha assunto, e lui ha portato sino in fondo, e con grandissima costanza il suo compito. “Questa estate – racconta ancora Gianmario Delvò – abbiamo chiuso per tre settimane. C’era già l’orto e abbandonarlo per tre settimane avrebbe significato perdere tutto il lavoro. Renato ha chiesto di poter venire a giorni alterni, e così è stato, apriva il cancello, entrava a fare quel che doveva fare e poi se ne andava”.

L’orto di Renato e della SteelCover è un esempio di precisione e simmetria. Altra caratteristica peculiare del neoassunto: sembra l’orto di un laboratorio. Non c’è nulla fuori posto. Pomodori, melanzane, carote, cavoli, fragole. Tutti ottimi prodotti, garantisce l’ortolano, tranne le carote “Che sono rimaste un po’ piccole, ma vedremo di migliorare l’anno prossimo. Ho tante idee in testa”. C’è un po’ di tutto, e c’è anche un ulteriore pezzo di terra per le aromatiche e i peperoncini.

L’ambiente è tranquillo e, sulla parete di una costruzione precedente all’orto c’è un grande murales. Rappresenta un grande cielo e, ai due lati, una farfalla e un operaio impegnato in una saldatura. E’ stato realizzato da un ragazzo del luogo, ed è un intensissimo tocco di colore. Sviluppando un concetto che – lettura nostra – mostra i due pilastri di uno stesso cielo. Lo stesso che ci sovrasta e ci comprende.
Tanti i presenti all’inaugurazione dell’orto. Da Cristina Cozzini, direttrice del Concass al presidente Massimo Mori. Da Chandra Silenzi che ha seguito Renato nell’inserimento a Fabio Perini, che di inserimenti lavorativi si occupa. Da Simona Bassi, dello sportello servizi al lavoro a Giusy Tragni, referente per la Provincia. Poi c’era Andrea Zagni, dell’Associazione Industriali di Cremona e referente per le diverse abilità. C’erano i sindaci di Solarolo Rainerio Vittorio Ceresini, il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni e la prima cittadina di Calvatone Valeria Patelli. E, all’inaugurazione c’erano anche tutti gli operai della SteelCover. Sono i colleghi di Renato, loro in fabbrica a lavorare anche per lui e lui fuori, a produrre anche per loro, parte dello stesso lavoro. Con disponibilità, fantasia e coraggio. Un modello che, si spera, possa diffondersi. Ognuno fa qualcosa, di quel che può e come può, per se stesso e anche per gli altri. Questa è l’inclusione che hanno scelto a San Giovanni, nella Carpenteria Metallica SteelCover di Delvç e Arzini. Un bel modello di inclusione attiva, al quale tutti hanno dato, a loro modo, qualcosa.
N.C.