Matilde Sarzi Sartori Destri a 100 anni
dalla nascita: intervista al figlio Giulio
Possiamo riassumere in un messaggio il suo insegnamento? "Parafrasando una sua frase, potremmo dire questo: “La cultura è un valore e una ricchezza, usatela per pensare” e, aggiungo io, per affrontare in modo sistematico le grandi sfide che ci attendono"
Il 16 agosto 1922 nasceva a Ponteterra di Sabbioneta Matilde Sarzi Sartori, co-fondatrice, insieme al marito Giovanni Destri, del Ginnasio Liceo Classico “G. Romani”, nucleo originario dell’attuale Polo Romani, nonché storica insegnante del Casalasco. Generazioni intere di studenti sono stati suoi allievi, molti di loro sono diventati imprenditori, professionisti, dirigenti, amministratori locali e nazionali. Nello scorso aprile, in occasione del settantesimo anniversario del matrimonio avevamo trattato in un articolo il ruolo pubblico di lei e del marito Giovanni.
Oggi, a 100 anni dalla nascita di Matilde, parliamo con l’Ingegner Giulio Destri, ultimo dei figli, della sua figura umana e professionale.
“Matilde Sarzi Sartori nasce nel 1922: è un periodo non facile per l’Italia. Quale è il contesto della famiglia di origine? Il padre, mio nonno Andrea, è un veterano della prima guerra mondiale. Nei primi anni del secolo ha lavorato per alcuni anni in Alsazia (allora parte della Germania), dove è diventato fuochista e tecnico di caldaia, e per questo viene assunto poco dopo la fine della guerra dallo zuccherificio. La madre, mia nonna Giulia, lavora come sarta da diversi anni. Entrambi sono originari di frazioni di Sabbioneta. Mia madre è la seconda di 4 figli, l’ultimo dei quali, mio zio Renzo, sarà Vice Sindaco di Casalmaggiore negli anni’70, oltre che consigliere comunale per molti anni. Anche se mio nonno guadagna discretamente allo zuccherificio, per mantenere 4 figli occorre fare molti sacrifici e mia nonna alleva galline e conigli, oltre che continuare spesso il lavoro di sarta“.
Nonostante questo la giovane Matilde riesce a studiare… “Mio nonno era rimasto segnato dal fatto che sua sorella minore, molti anni prima, era praticamente morta di crepacuore per non aver potuto continuare gli studi oltre la terza elementare nonostante fosse molto brava, mancando i mezzi nella loro famiglia. Per questo, avendo una figlia molto valida, ha fatto tutto il possibile perché riuscisse a studiare e frequentasse il ginnasio. Poi, grazie ai meriti scolastici, mia madre è riuscita ad ottenere le borse di studio che esistevano all’epoca e a continuare gli studi fino all’università pesando il meno possibile sulla famiglia. Per questo motivo, durante tutta l’università, ha anche insegnato presso varie scuole di Casalmaggiore e dato lezioni private. Possiamo definirla una studentessa lavoratrice ante litteram. Va detto anche che è quantomeno singolare che un governo non democratico come quello fascista abbia garantito a tanta gente meritevole il poter studiare…”
Quindi già fin da piccola Matilde dimostra le doti che poi la renderanno famosa come insegnante… “Si, al ginnasio (oggi corrispondente al periodo medie e primi due anni delle superiori, ndr) vince diversi concorsi letterari e gare di traduzione simili all’attuale Certamen Ciceronianum e si classifica nei primi 30 alle finali nazionali. Grande intelligenza, ottima memoria, ottime capacità espressive e di concentrazione e, soprattutto, una capacità enorme di fare collegamenti e parallelismi anche fra ambiti diversi. Oggi la potremmo definire capacità “naturale” di visione sistemica. E un impegno sempre profuso al massimo delle proprie possibilità. Così arriva al Liceo a Parma, sostenuta dalle borse di studio, e poi decide per la facoltà di Lettere (la seconda possibilità, Chimica, sarà poi la laurea di mia sorella…). Nel frattempo però è scoppiata la seconda guerra mondiale e praticamente Matilde riuscirà a frequentare pochissime lezioni, lavorando contemporaneamente nelle scuole di Casalmaggiore. Nel 1946 si laurea e continua a lavorare come insegnante. Nel 1948 conosce mio padre, e poi… rientriamo in quanto detto nell’articolo di aprile“.
Passiamo ora alla Matilde professoressa di Lettere, ruolo storico che ha rivestito per decenni… “Le lezioni di mia madre potrebbero essere definite una fusione di lingua e letteratura latine e greche, storia, geografia antica, educazione civica, con continui collegamenti fra gli autori antichi e la società, l’economia del mondo greco, ellenistico e romano. In sostanza, mentre studiavamo gli autori, antichi, ci sembrava di vivere la loro storia, di osservare il loro mondo da tanti punti di vista. Era una visione sistemica del mondo antico, con frequenti riferimenti ad epoche successive, come il Rinascimento e al mondo presente, soprattutto per la ricerca della pace. Incuriosito dalle sue spiegazioni, ho ampliato lo studio con testi che presentavano la vita quotidiana del mondo antico. Sono gli argomenti oggi presentati da Alberto Angela nei suoi libri e nelle sue trasmissioni.
Era un ottimo approccio per acquisire la visione sistemica delle cose. Quando ho iniziato ad insegnare in Università, sia pure in materie diverse, è stato per me “naturale” usare un approccio simile durante le lezioni. È soprattutto grazie a quanto appreso da lei e da mio padre, insieme con le nozioni apprese nel mio corso di studi in Università e con l’esperienza sul campo nei progetti aziendali, che sono riuscito a diventare un ottimo Business Analyst, ossia la figura professionale che deve analizzare la situazione delle aziende, individuando le loro precise necessità e definire le possibili soluzioni, che siano progetti IT, percorsi formativi o di coaching o nuove soluzioni organizzative. A dimostrazione che la cultura non è facilmente “tagliabile a fette” o settori.
Accanto a questo va ricordato il suo ruolo umano e di educatrice, prima ancora di insegnante. Per molte persone, fra cui anche un mio compagno di classe, è stata una sorta di mental coach ante litteram, aiutandoli a superare le proprie convinzioni limitanti e poi i propri limiti, quantomeno, a raggiungere la sufficienza e a superare poi l’esame di maturità. Diciamo che riusciva a motivare quasi tutte le persone a fare almeno quanto necessario per guadagnarsi la sufficienza”.
E per quanto riguarda il suo ruolo di madre? “Esigente, coerente con i valori che voleva trasmettere e presente tutte le volte che ho avuto bisogno di lei“.
Possiamo riassumere in un messaggio il suo insegnamento? “Parafrasando una sua frase, potremmo dire questo: “La cultura è un valore e una ricchezza, usatela per pensare” e, aggiungo io, per affrontare in modo sistematico le grandi sfide che ci attendono“.
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