Salute

Esosomi per pelle e polmoni. Ferroni
e l'Università impegnati nella ricerca

Essere in grado di - controllare - questa chiamata è la frontiera della ricerca che potrebbe dare risultati fondamentali. E' una sorta di scommessa, con dati più che incoraggianti, sulla capacità dell'organismo di autocurarsi

Dal fegato ai polmoni e alla pelle. E’ parte di un protocollo di ricerca dell’Università di Parma (Gruppo Biochimica, professor Stefano Grolli) il lavoro di Orlando Ferroni sugli esosomi. Un lavoro – vale la pena sottolineare – di cui il casalasco è motore, supportato da una importante casa farmaceutica rappresentata da GUNA SPA, azienda leader nel campo della ricerca sugli esosomi e le sue applicazione nel campo soprattutto della nutraceutica e della cosmetica. Il gruppo di Biochimica dell’Università di Parma fa parte del Gruppo Nazionale di Ricerca sulle Staminali, la frontiera del futuro per curare patologie al momento incurabili, o affrontabili con estrema difficoltà.

GLI ESOSOMI – “Tutte le cellule – spiega Ferroni – comunicano tra di loro attraverso un sistema di trasporto rappresentato dalle microvescicole di cui gli esosomi rappresentano la forma più piccola e sofisticata. In particolare, le cellule appartenenti ad uno stesso organo animale si scambiano tra di loro nutrienti, materiale genetico, fattori di crescita e fattori angiogenetici. All’interno degli organi esiste una cooperazione tra le cellule che lo compongono che esula in parte dal controllo centrale del sistema nervoso. In tutto questo il sofisticato sistema di trasporto, rappresentato dagli esosomi, gioca un ruolo fondamentale. Quando una cellula di un tessuto o organo ha bisogno di aiuto o vuole cooperare con le altre cellule, libera nello spazio extracellulare gli esosomi che contengono varie sostanze ed informazioni, oltre ai miRNA, che rappresentano gli operai specializzati in grado di regolare la sintesi delle proteine e quindi la funzionalità della cellula stessa. Quando il dialogo tra le cellule avviene tra cellule di uno stesso rango, ad esempio nel caso del fegato tra un epatocita e un altro epatocita, il materiale che viene trasferito attraverso gli esosomi in questione ha finalità essenzialmente di mantenere la normale funzionalità dell’organo. Gli esosomi vengono liberati dalle cellule nello spazio extra cellulare e successivamente passano in circolo per essere ingerite, attraverso endocitosi, dalle cellule bersaglio. Attraverso il trasferimento di esosomi da una cellula all’altra non viene trasferito solo materiale genetico, RNAm, DNA, miRNA, ma anche proteine e lipidi necessari alla cellula per sopravvive e svolgere le sue funzioni. Ma quando il dialogo si instaura tra un epatocita ed una cellula staminale adulta, l’importanza del dialogo è sicuramente superiore. Generalmente le cellule staminali adulte, localizzate in nicchie all’interno di ogni organo del nostro organismo, hanno il compito di intervenire su chiamata per rigenerare l’organo in cui si trovano”.

Essere in grado di – controllare – questa chiamata è la frontiera della ricerca che potrebbe dare risultati fondamentali. E’ una sorta di scommessa, con dati più che incoraggianti, sulla capacità dell’organismo di autocurarsi.

“Guna – ci racconta Ferroni – ha deciso di investire su mia proposta ampliando la ricerca partita dal fegato ai polmoni. Ci sono buone possibilità che le ricerche possano dare risultati sorprendenti. I polmoni contengono cellule staminali adulte. La base della ricerca sta proprio nella possibilità che, tramite le microvescicole, si possa mettere in moto quel meccanismo di autoriparazione cellulare. La ricerca ha l’ambizione di individuare quelle cellule staminali in particolari alveoli polmonari. Quando capiremo come comunicare con le cellule specifiche, la scienza avrà fatto un grande passo in avanti. In generale le microvescicole attraverso gli esosomi hanno un ruolo fondamentale nella rigenerazione dei tessuti o nel controllo e nella risoluzione degli stadi infiammatori acuti o cronici. I ricercatori israeliani si stanno muovendo cercando di sfruttare gli esosomi come vettori per veicolare farmaci. Io credo invece che se ampliamo la capacità di estrarre microvescicole da un polmone sano, veicolandole poi ad un polmone malato, potrebbe migliorare le condizioni del polmone compromesso o malato. Le ricerche sugli esosomi attualmente si concentrano sul polmone e sulla pelle. Per quel che riguarda la pelle si cerca di migliorare la sintesi del collagene attraverso lo stimolo dei fibroblasti utilizzando esosomi di origine dermica”.

N.C.

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