Meno imprese agricole ma più grandi:
i dati del censimento dell'Istat
Il Italia le aziende che si occupano di agricoltura sono diminuite del 30% in dieci anni, mentre in Lombardia il calo è stato del 13,7% a fronte di un incremento della superficie agricola utilizzata del 2%
L’Istat ha diffuso i risultati del settimo “Censimento generale dell’agricoltura”, svolto tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia. Si tratta dell’ultimo censimento a cadenza decennale che chiude così la lunga storia dei censimenti generali, sostituiti dai censimenti permanenti e campionari. Ad aprile 2022, dopo le fasi di analisi e revisione, i dati sono stati inviati ad Eurostat. Presentiamo i dati salienti che emergono.
Le aziende agricole hanno mostrato una netta contrazione, con un’accelerazione della dinamica di contrazione in atto da tempo anche in ambito europeo. Ma le aziende agricole italiane sono ancora troppo piccole: una media di appena 11 ettari per azienda.
Le imprese agricole censite sono 1.133.023, ben il 30 % in meno rispetto a solo un decennio fa. La superficie agricola totale, Sat, è pari a 16,5 milioni di ettari, che corrisponde ad un meno 3,6% del 2010, mentre la Sau, superficie agricola utilizzabile è di 12,5 milioni di ettari, con un decremento del 2,5%. La differenza tra superficie agricola totale e superficie agricola utilizzata è pari a ben 4 milioni di ettari. Non pochi, visto che corrispondo a circa un quarto della SAT. Anche se in realtà non emerge, almeno dal censimento, in che zone si trovano, se siano irrigui o meno e quindi se possano essere coltivati facilmente oppure no.
La Lombardia emerge come una delle aree più agricole del paese, con 46.893 aziende agricole che operano su di una Sau di un milione di ettari, da cui si ricava che la superficie media aziendale è il doppio di quella nazionale: oltre 21 ettari. Interessante notare che, contrariamente al dato nazionale, nell’ultimo decennio la Sau ha avuto un incremento del 2%, nonostante la diminuzione delle imprese agricole sia stata del 13,7%, dato nettamente inferiore alla media nazionale. Questi due dati stanno a significare la buona vitalità delle imprese agricole lombarde.
Per quanto riguarda le forme giuridiche, la loro evoluzione evidenzia il cambiamento in atto: in diminuzione le aziende individuali o unipersonali che tuttavia rimangono prevalenti nel 93% dei casi; dieci anni fa erano oltre il 96%. Aumentano le forme di conduzione fatte da società di persone con quasi il 5% dei casi e aumentano anche le società di capitale, anche se arrivano appena all’1% dei casi.
Interessante vedere anche l’evoluzione del titolo di possesso delle aziende agricole. Diminuisce dal 73,3 % dal 2010 al 58,6% del 2022 dei casi la sola proprietà; aumenta dal 4,7% al 10,1% la conduzione solo in affitto e aumenta la forma mista di proprietà più affitto dal 9,8% dei casi al 12,5% nell’ultimo rilevamento. Per quanto riguarda la superficie condotta, Sau, le aziende con meno di 2 ettari passano dal 50,8% al 39,8%; quelle tra 5 e 20 ettari aumentano dal 19,8% al 23,8%; quelle comprese tra i 20 ed i 50 ettari aumentano dal 5,4% al 7,6% e infine quelle oltre i 50 ettari dal 2,8% al 4,5%.
Circa gli indirizzi produttivi, le aziende orientate a coltivare seminativi rappresentano il 64,4% e occupano il 57% della Sau; la coltivazione di essenze arboree e legnose, come l’olivo o la vite, riguardano il 71,4% delle imprese e occupano il 17,4% della Sau. Infine l’allevamento: vi si dedicano 213.984 aziende agricole, di cui il 44% che alleva bovini, l’1% bufalini, ed il 26,4% ovini. Nel complesso si allevano 5,7 milioni di bovini, 7 milioni di ovini, 1 milione di caprini, 8,7 milioni di suini e 173 milioni di avicoli.
Dai dati emerge l’orientamento dell’azienda agricola del futuro: imprese di dimensioni maggiori rispetto al passato, che mettono al centro della propria strategia le innovazioni e il digitale. Imprese impegnate nella diversificazione delle proprie attività, a partire dalla produzione di energia rinnovabile. Il processo in atto è testimoniato dalla riduzione del numero di aziende dal 2010 al 2020 a fronte di un aumento delle dimensioni, peraltro ancora molto inferiore rispetto alla media europea; ma non va dimenticato che l’agricoltura italiana è al primo posto per creazione di valore aggiunto.
Le aziende sono più organizzate e portano ad un innalzamento dell’offerta di lavoro anche se il lavoro familiare resta prevalente. Il quadro complessivo che emerge racconta di un mondo agricolo vitale e orientato allo sviluppo sostenibile, che può ancora crescere per conquistare nuovi spazi sui mercati interni e a livello internazionale.