Secca storica, il miracolo dei trattori
Ma anche le colpe di quei "prelievi"
Inutile andare a rivangare il passato dinnanzi al tema dei cambiamenti climatici? Non proprio. Certo, il problema è serio e globale e le soluzioni non sono dietro l’angolo, ma dobbiamo ricordare a livello locale che rispetto agli anni ’60 il letto del fiume si è abbassato in quel punto di circa 3 metri.
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Abbiamo tutti applaudito, giustamente, l’intervento-pezza dei trattori che sono riusciti a tempo di record a creare, sotto la supervisione del Consorzio di Bonifica del Navarolo, un bypass per riuscire a strappare l’acqua del Po, destinata a passare invano, e a travasarla in un invaso che alzasse il livello e così consentisse alle pompe idrovore dell’impianto di Isola Pescaroli di “pescare” l’acqua e mandarla poi nei canali che servono per irrigare.
Sin qui nulla di male, anzi un grande traguardo – per quanto in una situazione drammatica – dell’ingegno umano. Tuttavia viene da chiedersi anche dove stiano le colpe dell’uomo. Che affondano, in questo caso, negli anni ’60 e ’70, quando il boom economico aveva spinto molti a “rubare” la sabbia del Po per materiali edilizi, con la compiacenza di chi, pur vedendo, faceva finta di nulla.
Inutile andare a rivangare il passato dinnanzi al tema dei cambiamenti climatici? Non proprio. Certo, il problema è serio e globale e le soluzioni non sono dietro l’angolo, ma dobbiamo ricordare a livello locale che rispetto agli anni ’60 il letto del fiume si è abbassato in quel punto di circa 3 metri.
Le pompe idrovore vennero costruite attorno agli anni ’30, considerando dunque un’altezza del letto del fiume che è poi stata modificata nel tempo. E’ dunque vero che la secca è storica e quindi il problema si deve ad un record negativo (che pure si poteva – e doveva – prevedere), ma al contempo non va dimenticato che, se il letto fosse rimasto nella sua posizione naturale e dunque senza quei prelievi truffaldini (e impuniti), forse con tre metri in più di sabbia non sarebbe stato necessario il bypass dei trattori. O per lo meno non in maniera così repentina e disperata.
Quanto alle soluzioni, ci affidiamo agli esperti, limitandoci a evidenziare altri due “ricorsi” storici: dagli anni ’70 Aipo è in possesso di incartamenti e progetti che parlano di bacinizzazione e dunque di tenere da parte una scorta di acqua per i momenti più complicati. Ma la bacinizzazione, va detto, trova anche diversi oppositori, in quanto non sarebbe questa la soluzione di ogni male.
In aggiunta ricordiamo che una decina di anni fa una multinazionale francese si propose di costruire cinque dighe lungo il Po nella zona del cremonese (una di queste proprio a Isola Pescaroli) ma poi non se ne fece nulla. Avremmo risolto il problema? Difficile a dirsi. Di certo però stando fermi e, sperando soltanto nella pioggia, la certezza è di restare impantanati. Pardon, insabbiati…
G.G.