Cronaca

Palafitta tra Canneto e Calvatone,
spuntano già i tombaroli

La notizia del ritrovamento eccezionale di reperti archeologici nel fiume Oglio in secca, all'altezza di Canneto sull'Oglio e Calvatone fra le province di Mantova e Cremona, non ha fatto in tempo a circolare che già è scattata una denuncia contro ignoti per il trafugamento di alcuni di questi preziosi resti. Lo rende noto l’agenzia AGI. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1

La notizia del ritrovamento eccezionale di reperti archeologici nel fiume Oglio in secca, all’altezza di Canneto sull’Oglio e Calvatone fra le province di Mantova e Cremona, non ha fatto in tempo a circolare che già è scattata una denuncia contro ignoti per il trafugamento di alcuni di questi preziosi resti. Lo rende noto l’agenzia AGI.

Per questo motivo la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova, che ha subito fatto transennare la zona del ritrovamento in collaborazione con i carabinieri e i sindaci delle zone interessate, preferisce non rilasciare dichiarazioni. Si vorrebbe evitare troppa pubblicità prima di poter mettere in sicurezza i reperti che «si trovano in due o tre punti di immersione e sono ancora allo studio. Si potrebbe trattare di una palafitta dell’Età del Bronzo ma non è certo. È stato trovato anche altro materiale, ci sono più ipotesi al vaglio e sono in corso delle analisi».

Quello che invece non è in discussione è l’interesse suscitato dalla scoperta e il furto di materiale. Tanto che adesso ci sono continui pattugliamenti dei carabinieri. Anche perché le transenne non bastano, sono zone difficilissime da recintare, stiamo parlando di un fiume, e l’accesso è abbastanza facile soprattutto adesso che non c’è acqua. Per completare il delicato lavoro di recupero bisognerà far presto, e approfittare «di queste due o tre settimane», in cui la siccità rende raggiungibili e visibili a occhi nudo i resti. Il timore degli esperti è che anche chi vada a curiosare possa danneggiare i reperti.

Che a prima vista passerebbero inosservati ai più – in quanto possono sembrare dei paletti conficcati nel letto del fiume, dei resti di alberi – ma non ai membri del gruppo Klousios – Centro studi e ricerche del Basso Chiese, che si occupa di valorizzare il patrimonio culturale, naturalistico e archeologico, che li ha notati, osservati e ha subito allertato la Soprintendenza.

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