Settore lattiero-caseario, incertezza
ma anche ottimismo per il futuro
Questo inizio del 2022 è stato poi caratterizzato da un deciso aumento del prezzo del latte, dovuto a sua volta da un forte incremento del costo delle materie prime base per i mangimi o l’energia.
L’assemblea di Assolatte tenutasi a Milano è stata l’occasione per un’analisi dell’andamento del mercato del latte e derivati. Il caro energia, l’aumento dei costi delle materie prime e il senso di instabilità stanno condizionando i consumi interni, mentre l’export ha ripreso a tirare per cui, se il 2022 si chiuderà con il segno positivo, il merito sarà di quest’ultimo. Questo in estrema sintesi il quadro emerso dall’assemblea.
Nonostante il quadro di incertezza che domina i mercati, il presidente Paolo Zanetti ha mostrato segnali di ottimismo e si è dichiarato soddisfatto dei risultati raggiunti nel corso del 2021 in cui la produzione è aumentata dell’1,3% con un incremento annuo del 2,3% fatto registrare negli ultimi cinque anni. E anche perché la crescita del comparto lattiero caseario, nel quinquennio, è stata superiore a quella media dell’intero settore agroalimentare (+1,9%).
Nel 2021 il formaggio più prodotto è stata la mozzarella con circa 400mila tonnellate. Molto bene anche i formaggi Dop che incidono per circa il 50% sul totale della produzione nazionale. Tra questi il più prodotto è stato il Grana padano Dop, che vale circa il 35% dell’intera produzione Dop, a seguire il Parmigiano reggiano con il 28%, il Gorgonzola con l’11%, la Mozzarella di bufala campana con il 9%, il pecorino romano con il 6%, l’Asiago con il 4% ed infine il taleggio con il 2%.
L’esercizio chiuso è stato caratterizzato da una stabilizzazione del mercato interno e da una decisa espansione di quello estero, tendenza che viene confermata anche dall’andamento dei primi mesi del 2022. Nel 2021 l’export sui mercati internazionali ha fatturato 4,1 miliardi di euro di cui 3,5 dovuti ai soli formaggi, che per la prima volta hanno superato vendite all’estero per 500mila tonnellate.
Nel primo trimestre di quest’anno le vendite in volume all’interno della Ue sono aumentate del 21%, con ai primi posti la Francia, la Spagna, la Polonia, il Belgio, l’Olanda, bene anche i paesi della Scandinavia. Così come il flusso dell’export verso gli Usa, Canada, Cina e Giappone, con una ripresa in Europa della Gran Bretagna.
Per contro, dall’inizio dell’anno la domanda interna si è contratta con gli acquisti caratterizzati da un -5%, dato che proiettato sui dodici mesi porterebbe le vendite interne al di sotto delle 800mila tonnellate. In diminuzione anche le vendite di latte, in particolare del fresco che continua con la sua discesa con un – 7,2% e di quello a lunga conservazione con – 4,2%. Peraltro, la raccolta di latte in Italia è rimasta stabile per tutto il primo trimestre, a differenza negli paesi europei grandi produttori, come Germania e Francia, in cui gli allevatori hanno rallentato la produzione, rispettivamente dell’1,4 e dell’1,2%.
Questo inizio del 2022 è stato poi caratterizzato da un deciso aumento del prezzo del latte, dovuto a sua volta da un forte incremento del costo delle materie prime base per i mangimi o l’energia.
Ma, nonostante il momento congiunturale particolarmente difficile e con i mercati delle materie prime in forte crescita, il presidente Assolatte, Paolo Zanetti, parlando anche degli investimenti fatti dall’industria lattiero casearia nel settore delle fonti rinnovabili, nella ottimizzazione dell’uso dell’acqua e nelle riduzioni in atmosfera ha mostrato un certo ottimismo per il futuro.
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