Mercato del lavoro, il report
per la provincia di Mantova
A livello territoriale, il Centro per l’Impiego che registra il maggior numero di soggetti è Mantova, con 1.992 unità e una quota sul totale del 41%; segue il CPI di Castiglione delle Stiviere con il 29% (1.409 soggetti), il CPI di Suzzara con il 14% (693 soggetti), Viadana con l’11% (545) ed infine Ostiglia con il 5% (243).
L’Istat descrive nel suo ultimo rapporto annuale un mercato del lavoro nazionale in cui nel 2020 l’occupazione, in crescita tra il 2014 e il 2019 seppure con ritmi via via meno intensi, ha subito un forte calo per effetto della pandemia, con conseguenze che si sono estese ai primi mesi del 2021. “Nel corso della crisi”, scrive Istat, “il calo dell’occupazione si è accompagnato, con fasi alterne, alla diminuzione della disoccupazione e al contemporaneo aumento dell’inattività. Le misure di chiusura delle attività e le limitazioni agli spostamenti hanno scoraggiato e, in alcuni casi, reso impossibile la ricerca di lavoro e la stessa disponibilità a lavorare. In termini congiunturali, tale effetto è stato particolarmente accentuato a marzo 2020, attenuandosi con la graduale ripartenza dei settori produttivi considerati non essenziali.
Sempre secondo l’Istat, nel 2021 l’occupazione torna a crescere, recuperando però solo parzialmente le ingenti perdite subite a causa dell’emergenza sanitaria. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni sale al 62,7% (+0,8 punti percentuali), ma resta ancora al di sotto del livello pre-pandemico. La dinamica mostra tuttavia un progressivo miglioramento nel corso dell’anno e nel quarto trimestre 2021 il tasso di occupazione torna superiore a quello del 2019 (+0,4 punti). La ripresa del 2021 è stata più marcata per le donne, i giovani e gli stranieri che erano stati i soggetti più colpiti dalla crisi del 2020.
A gennaio 2022 si conferma la sostanziale stabilità dell’occupazione registrata a dicembre, dopo la crescita osservata nel corso dell’anno 2021 (con le uniche eccezioni dei mesi di agosto e ottobre). Da gennaio 2021, infatti, il numero di occupati è cresciuto di circa 730 mila unità e il tasso di occupazione di 2,4 punti percentuali. Rispetto ai livelli pre- pandemia (febbraio 2020), il tasso di occupazione, pari al 59,2%, è superiore di 0,2 punti, quello di disoccupazione è sceso dal 9,6% all’8,8% e il tasso di inattività, al 35,0%, è ancora superiore di 0,4 punti.
Le dinamiche occupazionali provinciali
Per il 2021 i dati provinciali fotografano un quadro composto da elementi contrastanti. I dati Istat provinciali rilevano un bilancio occupazionale positivo se prendiamo in considerazione il numero di disoccupati che diminuisce in valori assoluti di circa 1.000 unità rispetto al 2020 e di circa 4.000 unità rispetto al 2019 e il tasso di disoccupazione, che si attesta nel 2021 al 4,7% in diminuzione di 1,7 punti percentuali rispetto al 2019. Se invece prendiamo in considerazione il tasso di occupazione, si osserva che anch’esso diminuisce passando dal 68,2% del 2019 al 65,9% del 2021. La causa della riduzione del tasso di occupazione è da ricondurre ad un deciso innalzamento del numero delle persone inattive, che passano dalle 69 mila unità nel 2019 alle 78 mila nel 2021. La riduzione degli occupati non ha comportato un aumento delle persone in cerca di lavoro, bensì un passaggio di lavoratori non più occupati nella popolazione inattiva.
Queste dinamiche sono riconducibili a un concorso di fattori: quello demografico e pensionistico, con l’uscita definitiva dalle forze di lavoro; un ridimensionamento del lavoro autonomo e dell’occupazione indipendente, anche a seguito delle difficoltà generate dalla pandemia per alcune micro attività a gestione familiare e/o marginale, che hanno rinunciato al lavoro; le minori occasioni di lavoro stagionale e saltuario; un «effetto scoraggiamento» verso il mercato del lavoro, facilitato anche da crescenti possibilità a beneficiare di sussidi pubblici. I dati relativi agli avviamenti non registrano aumenti significativi e riguardano prevalentemente la tipologia di lavoro temporaneo. Ad aumentare in maniera significativa sono le proroghe dei rapporti di lavoro a discapito delle trasformazioni in calo del 3%.
I dati proposti nel presente rapporto, che consentono di osservare puntualmente i fenomeni in atto a livello territoriale e settoriale, evidenziano una ripresa dell’occupazione su valori pressoché simili a quelli del 2019: il saldo tra avviamenti e cessazioni, risulta ancora positivo, ma di poco oltre le 700 unità e gli avviamenti al lavoro hanno registrato un tasso di crescita pari 0 rispetto al 2019, le cessazioni registrano un leggero calo (-1%).
Ad aumentare sono le proroghe dei rapporti di lavoro che rispetto al 2019 crescono del 26%, segnali di un mercato del lavoro che cerca di riprendersi dagli effetti tragici della pandemia non attraverso nuovi contratti di lavoro e investimenti su nuova forza lavoro ma confermando i contratti in essere con tipologie di lavoro temporaneo in attesa di capire quale sarà il futuro. A conferma della precarietà del mercato del lavoro sono aumentati i contratti di carattere temporaneo, +5% (-22% lavoro a progetto; +21% somministrazione e +3% tempo determinato) e sono diminuite le tipologie permanenti, -16% (-5% apprendistato, -17% tempo indeterminato). Un buon segnale invece arriva dagli avviamenti dei giovani che segnano un aumento rispetto al 2019, con un tasso di crescita pari al 6% e diminuiscono le cessazioni dell’1%. Nell’anno 2021 hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, 4.882 cittadini, di cui il 56% femmine e il 44% maschi.
Nonostante alcuni segnali di miglioramento, non si profilano ancora per il nostro territorio segnali di sviluppo e di investimento nella forza lavoro. La crisi sanitaria del 2020 che ha fermato il mercato del lavoro ha generato una ripresa che però riporta ai livelli pre- pandemia senza slanci innovativi. Permane l’urgenza di interventi strutturali finalizzati alla crescita e allo sviluppo economico da una parte e dall’altra al miglioramento del mercato del lavoro.
Le dinamiche lavorative
Le forze di lavoro, nel contesto territoriale della provincia di Mantova, ammontano a oltre 182 mila unità nel 2021. In particolar modo gli occupati sono oltre 174 mila, di cui l’81% sono dipendenti e il restante 19% indipendenti. Le persone in cerca di occupazione sono pari a oltre 8 mila unità, nel 2020 erano oltre 9 mila e nel 2019 superavano i 12 mila, registrando quindi una diminuzione del 33% e dell’11% rispetto ai due anni precedenti.
Il tasso di occupazione nel 2021 è pari al 65,9%, stabile rispetto all’anno precedente e diminuito rispetto al 2019 di 2,3 punti percentuali. Il tasso di disoccupazione diminuisce per la provincia di Mantova nel 2021 rispetto ai due anni precedenti, passando dal 6,4% nel 2019 al 4,8% nel 2020, per arrivare nel 2021 al 4,7%. Dai dati di flusso è possibile cogliere le dinamiche del mercato del lavoro nell’anno preso in considerazione e osservare le principali tendenze in atto, in termini di utilizzo delle differenti tipologie contrattuali per l’effettuazione delle assunzioni che rispecchiano differenze “comportamentali” nei diversi settori economici. Le comunicazioni obbligatorie riferite all’anno 2021, collegate ad aziende con sede operativa in provincia, ammontano a oltre 149 mila1, di cui il 42% è relativo ad avviamenti (oltre 62 mila), il 41% a cessazioni (oltre 61 mila), la quota rimanente, pari al 18%, riguarda proroghe e trasformazioni contrattuali.
Effettuando un confronto tra le numerosità associate agli eventi relativi all’anno 2021 ed i corrispondenti dati degli anni precedenti, si può osservare una tendenza in aumento complessivamente del 2% circa (oltre 3 mila comunicazioni in più) rispetto al 2019 e del 9% (quasi 13 mila comunicazioni in più) rispetto al 2020. Gli avviamenti aumentano dell’8% rispetto al 2020 e tornano in linea con quelli del 2019, così come le cessazioni che aumentano del 10% rispetto al 2020 e subiscono una lieve diminuzione dell’1% rispetto al 2019. Le trasformazioni diminuiscono rispetto al 2020 del 4% e del 3% rispetto al 2019.
Il dato più rilevante riguarda le proroghe con una variazione del +26%, corrispondente in valore assoluto a oltre 4 mila proroghe in più rispetto al 2019 e +17% rispetto al 2020. La distribuzione degli avviamenti 2021 per tipologia contrattuale, rispetto ai due anni precedenti, fa emergere un aumento di impiego di tipologie contrattuali temporanee per il 2021 su entrambe gli anni, in particolare aumentano del 5% rispetto al 2019 e del 10% rispetto al 2020, a discapito di tipologie contrattuali permanenti che registrano un -16% rispetto al 2019 e un +7% rispetto al 2020. Le variazioni significative si registrano per il Tempo Indeterminato che cala passando dal 21% del 2019 al 18% del 2021, al contrario del Tempo Determinato e della Somministrazione che crescono rispettivamente di uno e tre punti percentuali.
Dall’analisi delle quote di avviamenti per settore di attività economica dall’anno 2019 all’anno 2021 si osserva un calo della quota per il solo settore Commercio e servizi che passa dal 61% al 58%; al contrario il settore Costruzioni aumenta di un punto percentuale, passando dal 5% al 6% e l’Agricoltura che passa dal 14% nel 2019 al 15% nel 2021.
Da evidenziare però sono i valori del tasso di crescita rispetto agli anni precedenti e in particolare rispetto al 2019; per tutti i settori economici, ad eccezione del settore Commercio e Servizi che registra un -4%, si assiste ad un aumento degli avviamenti. In particolar modo per le Costruzioni l’aumento è del 15% (oltre 400 avviamenti in più), per l’Agricoltura dell’8% (circa 600 in più) ed infine per l’Industria in senso stretto del3% (circa 400 in più).
La relazione degli avviamenti con le variabili settore economico di attività e tipologia contrattuale permette di osservare le differenti modalità di impiego dei contratti all’interno dei diversi settori. Nel Commercio e servizi il 74% degli avviamenti avviene attraverso il contratto a Tempo Determinato, seguito dal contratto a Tempo Indeterminato con un valore percentuale pari al 11%; per l’Industria in senso stretto la quota maggiore appartiene alla tipologia contrattuale Somministrazione con il 47%, a cui seguono le tipologie contrattuali Tempo Determinato e Tempo Indeterminato, con quote rispettivamente pari al 29% e al 13%.
Alcune specificità
La seconda sezione del capitolo relativo ai dati di flusso permette di approfondire alcune tematiche quali il livello di skill degli avviamenti in provincia, le dinamiche lavorative dei giovani tra 18 e 29 anni e i distretti aziendali. Lo studio del livello di skill permette di osservare che la provincia di Mantova si caratterizza per una presenza maggiore di figure di basso livello di skill; infatti, il 43% degli avviamenti complessivi avviene per il Low level, segue il Medium level con il 42% e infine l’High level con il 15%. Anche in questo caso i comportamenti settoriali sono differenti: il Commercio e servizi è l’unico settore che vede una presenza significativa di avviamenti per l’alto livello di skill, con una quota del 22%, mentre per i restanti settori si evidenzia un prevalere di basso e medio livello di skill.
In particolare, per l’Agricoltura e l’Industria in senso stretto la quota del basso livello di skill è pari rispettivamente all’89% per il primo e al 51% per il secondo; le Costruzioni hanno come quota percentuale maggiore il medio livello di skill che si attesta nell’intorno del 65%. Le comunicazioni obbligatorie riferite all’anno 2021, per i giovani tra i 18 e i 29 anni, ammontano complessivamente a circa 48 mila unità, di cui il 44% è relativo ad avviamenti (oltre 21 mila), il 38% a cessazioni (oltre 18 mila), la quota rimanente, pari al 17%, riguarda proroghe e trasformazioni contrattuali.
La quota maggiore di avviamenti per i giovani, pari al 63%, è relativa a contratti a Tempo Determinato (oltre 13 mila), segue la Somministrazione con il 16%, il Tempo Indeterminato con l’11%, l’Apprendistato con il 9% ed infine il Lavoro a progetto con l’1%. Complessivamente, quindi, nell’anno 2021 i contratti temporanei valgono l’80%, ed i contratti permanenti il restante 20%; nei due anni precedenti i contratti temporanei valevano il 25%.
Il settore in cui si osserva la quota maggiore di avviamenti per soggetti giovani è il Commercio e servizi con una quota del 59% (quasi 13 mila), segue l’Industria in senso stretto con il 25% (oltre 5 mila), l’Agricoltura con l’11% ed infine le Costruzioni con il 5%.
Dichiarazioni di immediata disponibilità. Per effetto dell’art. 19 del decreto legislativo n.150 2015 del Jobs act “Sono considerati disoccupati i soggetti privi di impiego che dichiarano, in forma telematica, al sistema informativo unitario delle politiche del lavoro di cui all’articolo 13, la propria immediata disponibilità allo svolgimento di attività lavorativa e alla partecipazione alle misure di politica attiva del lavoro concordate con il centro per l’impiego”.
Nell’anno 2021 hanno presentato una dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro, 4.882 cittadini, di cui 2.724 femmine (quota del 56%) e 2.158 maschi (quota del 44%). Suddividendo la popolazione di coloro che hanno presentato Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (DID), nell’anno 2021, per classi di età e considerando fasce di 5 anni, si evince che le fasce di età più numerose sono quelle dei 20-24enni con il 20% di rappresentatività sul totale, seguono gli over 55 con il 15%, i 25-29enni con il 13%, seguono le altre fasce con circa il 9%.
Possiamo affermare che chi è in cerca di una occupazione non è solo chi finisce un percorso formativo e quindi si affaccia per la prima volta al mondo del lavoro, ma anche chi è in età lavorativa, ha perso il posto di lavoro (o si è volontariamente dimesso) e ne sta cercando un altro. Queste ultime persone, nella maggior parte dei casi, sono caratterizzate da livelli di istruzione medio-bassi, limitate competenze informatico- digitali e bassa qualificazione professionale e che pertanto rischiano una marginalizzazione o esclusione dal mercato del lavoro, proprio perché carenti o prive di un bagaglio minimo di competenze ed esperienze qualificate che possano rendere attrattivi i loro profili professionali.
Nel 2021 il totale dei soggetti stranieri che dichiara di essere disponibile ad iniziare un’attività lavorativa, è stato pari a 1.135, ovvero il 23% del totale. Gli italiani, invece, rappresentano il restante 77% (in valore assoluto 3.747). Analizzando più in dettaglio i soggetti stranieri e classificandoli per nazionalità, le prime 10 nazionalità straniere maggiormente rappresentate per coloro che hanno presentato l’immediata disponibilità al lavoro sono le seguenti: la Romania con il 19%, il Marocco con il 16% degli stranieri, l’India con il 10%, l’Ucraina con il 7%, l’Albania, il Pakistan e la Nigeria con il 4% e in percentuali inferiori Moldavia, Tunisia e Brasile.
Infine, a livello territoriale, il Centro per l’Impiego che registra il maggior numero di soggetti è Mantova, con 1.992 unità e una quota sul totale del 41%; segue il CPI di Castiglione delle Stiviere con il 29% (1.409 soggetti), il CPI di Suzzara con il 14% (693 soggetti), Viadana con l’11% (545) ed infine Ostiglia con il 5% (243).
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