Aldo Falchi, lo scultore di
Sabbioneta in mostra a Ceresara
Il mito, dunque, non è solo quello della classicità tramandato nei secoli. E’qualcosa che rivive, rinnovato e potenziato dalla sensibilità e, in questo caso, genialità dell’artista, lo scultore sabbionetano Aldo Falchi (Sabbioneta 1935- Borgo Virgilio 2020).
Ogni epoca storica ha bisogno di propri valori simbolici: questi possono prendere vita e creare i miti, simboli che siano presenti non solo nel linguaggio comune, ma anche nella storia, nell’arte e nella filosofia, per sviluppare un immaginario collettivo che dia significato all’esistenza dell’uomo. Tutta l’interpretazione e la reinterpretazione del senso simbolico profondo dei miti è, infatti, funzionale alle forme di un suo riadattamento psicologico, filosofico, estetico.
Il mito, dunque, non è solo quello della classicità tramandato nei secoli. E’qualcosa che rivive, rinnovato e potenziato dalla sensibilità e, in questo caso, genialità dell’artista, lo scultore sabbionetano Aldo Falchi (Sabbioneta 1935-Borgo Virgilio 2020).
Da sempre, le narrazioni dei miti sintonizzano gli individui sui grandi temi della vita umana, come la nascita, il destino del singolo e delle comunità, lo scorrere del tempo, la fine inesorabile dell’uomo. I grandi personaggi del mito, riletti dall’arte di Aldo Falchi, conosciuto a livello internazionale, prima che nella sua città natale, ci permettono di riconoscere alcune forme essenziali del rapporto dell’uomo col mondo, con se stesso e la sua anima. E’ quanto evidenziato nella mostra “Variazioni sul Mito”, inaugurata a Ceresara il 2 giugno scorso, alla presenza del vice sindaco Francesco Bonfante, dell’assessore alla cultura Dante Allodi, dello storico dell’arte Paola Artoni, della figlia dell’artista Ombretta Falchi. La mostra organizzata dal liceo artistico Giulio Romano di Mantova resterà a disposizione del pubblico il sabato dalle 16 alle 18 e la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19 fino al 26 giugno.
Aldo Falchi esprime nella sua vasta e complessa produzione, di cui la rassegna propone una breve ma espressiva e intensa selezione sia come scultore che come disegnatore, collegandola alle variazioni sul mito, una rilettura del passato atavico accompagnata da nuovi e pregnanti contenuti finalizzati all’interpretazione critica dell’uomo moderno.
Mai sopito spirito di ricerca, alta qualità tecnica fanno da sfondo, anzi si ritrovano in tutte le opere dell’artista mantovano. Questi si è arricchito dalle numerose esperienze nazionali ed estere, molte delle quali si sono tradotte in realizzazioni in porcellana, terracotta e bronzo. Ne scaturisce un’immagine artistica deformata in senso meritorio dall’elevata accentuazione espressiva che elude una pura oggettivazione naturalistica sfruttando una sottile aura di simbolismo sempre più presente con il passare del tempo e la progressiva evoluzione della propria produzione.
Falchi si pone il problema di conferire una sensibilità moderna e una capacità interpretativa delle inquietudini della società e dell’uomo mediante un neopaganesimo che, come afferma il critico Benvenuto Guerra, «coglie nell’evocazione e nella proposta mitologica una fonte di vitale energia, un senso panico e una dimenticata abbrezza del vivere, di ascendenza dionisiaca, da recuperare reattivamente per l’uomo annichilita dal nostro pavido e depotenziato presente».
La scelta delle opere, attuata dalla figlia Ombretta, è finalizzata a far conoscere al visitatore le caratteristiche intime del lavoro di Aldo Falchi, mediante i soggetti, che partono da ninfe, sirene, satiri e faunesse, evocando nostalgicamente, nella loro natura ambivalente, un universo di armonia e di integrità perdute.
Si nota dall’accostamento fra disegni, dipinti e sculture, come la resa delle immagini mitologiche si esprima con la potenza e il dinamismo del segno affiancata all’energia che la materia, plasmata dalle abili mani dell’artista, rende vivente in ogni dimensione. Dimensione che non si lega dunque solo alla piatta riduzione del foglio o alla concretezza della tridimensionalità, ma trascende da esse per esprimere concetti e infondere significati che vanno ben oltre il segno o la forma. Ne scaturisce una quarta dimensione, una sensuale pienezza del vivere, in una “fedeltà alla terra” che si permea del senso vitale di nietzschiana tradizione. E’ il realismo fantastico che è maturato nel rapporto fecondo con il celebre capofila delle Wiener Schule Ernst Fuchs, di cui Aldo Falchi era amico ed estimatore, nonché “ghost-artist”, integrato dalla propensione dell’artista mantovano a lanciarsi in speculazioni interpretative dell’immagine umana.
“E’proprio sul nudo che si incentra la parte più cospicua del lavoro dello scultore. Nudo che egli considera come cardine portante attorno al quale svolgere l’intero programma della propria ricerca estetica. Molti dei suoi disegni anatomici e dei suoi ritratti dal vero sono confrontabili con le cose più riuscite di Francesco Messina, che il Falchi conobbe ed amò…” sostiene Renzo Margonari (storico e critico d’arte).
Forza, energia, potenza si coniugano agevolmente con la dolcezza e la purezza che appaiono in molte sue opere proposte a Ceresara. Ecco Apollo dalle fattezze perfette di classica memoria, oppure la Sfinge, misteriosa ed evocativa di un onirico ed inconscio di freudiana tradizione. Fauni e faunesse, centauri e ninfe, in cui aleggia lo spirito dionisiaco come ricerca del significato primordiale delle pulsioni e delle passioni. L’illusione e il piacere, la gioia e la delusione, costituiscono nell’opera di Aldo Falchi delle “metafore collaterali”, come sedurre, che viene collegato a sirena; fulminare e tuonare legati a Giove; bifronte, allusivo a Giano, dotato un tempo di autonomia semantica come uomo ambiguo. E poi la natura espressa dalla fertilità della terra come Dea madre, o Pegaso, l‘intelligente cavallo alato, o ancora il centauro, metà uomo e metà cavallo, simboli di un’ambiguità che l’uomo moderno non riesce a risolvere.
Aldo Falchi però, non si riferisce solo ai miti dell’amata classicità. Il tempo, la storia, la letteratura, la musica ne creano di nuovi e lui li rivisita investendoli della sua particolare interpretazione. Allora non sono più solamente le sirene a sedurre. Lo è anche Don Giovanni, talmente capace di attrarre fino a metabolizzare in sé stesso le donne e a trasformarsi nell’oggetto del proprio desiderio.
In questa mostra viene sottolineato il “fantastico”, ma si direbbe forse meglio l’immaginario, l’onirico. Per le caratteristiche intrinseche l’opera dell’artista consente un’appropriazione di modelli mitici potenziati, enfatizzati dalla sua personalissima visione. L’uso da parte di Aldo Falchi di queste tematiche o di questi personaggi fa sì che subiscano una metamorfosi in oggetti simbolico-mitici, ripresi e collocati in una contemporaneità che li assume come propri.
Lo scultore anche quando descrive un eccesso di passione che potrebbe trasformarsi in violenza, lo propone in modo allusivo, passionale ed erotico con una sua tipica dolcezza e gentilezza di fondo.
L’artista sembra esser consapevole che i miti tramontano, nella società industriale o post-moderna, ma il substrato che li genera rimane intatto e valido. Egli esplica nelle sue opere perizia tecnica e grande forza interpretativa, affina le proprie immagini e le ripropone con genialità e una grande cultura di fondo. Allora si giocano le grandi sfide, dell’amore, con Leda e il cigno, o la ricerca dell’infinito, di un Icaro forse consapevole del suo destino infausto, ma proteso a nuove conoscenze e a nuove avventure.
La reinterpretazione dei miti, le “Variazioni” appunto, sono estremamente contemporanee e toccano nel profondo l’uomo moderno. Rischi calcolati, inevitabili, ma necessari per recuperare il senso dell’uomo che non vuole restare annichilito, preda dei timori, prono ad adagiarsi e a smarrire il significato della vita.
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