Carcere, non solo aggressioni: in
un anno 265 atti di autolesionismo
Per le gravi problematiche evidenziate, la RSU della casa circondariale di Cremona terrà nei prossimi giorni una riunione con il personale per valutare eventuali forme di protesta finalizzate alla risoluzione di quanto rappresentato.

Violenze, aggressioni agli agenti, ma anche episodi di autolesionismo, sovraffollamento, carenza di organico nel personale. Un carcere allo sbando, quello di via Cà del Ferro, in questi giorni al centro delle cronache per l’incendio appiccato nel penitenziario cremonese da un gruppo di detenuti per protesta a causa della mancata somministrazione di un farmaco. Una situazione esplosiva, come denunciato da tempo da tutti i sindacati della polizia penitenziaria. Uno dei più gravi problemi che attanaglia il carcere di Cremona è quello del sovraffollamento. Il dato dei primi mesi di quest’anno parla di 452 detenuti presenti a fronte di una capienza di 393. Un valore che cambia di continuo con la tendenza al rialzo dopo la battuta d’arresto del 2020, anno del lockdown, durante il quale, a seguito dell’emergenza sanitaria, si era registrato un decremento del numero degli arresti e la contestuale dimissione di molti soggetti considerati a rischio. Al 30 giugno del 2021 l’indice di sovraffollamento era di 108,38 contro il dato di 92,13 dell’anno precedente.
Non solo aggressioni nei confronti degli agenti: in un solo anno i cosiddetti eventi “critici” hanno riguardato 683 detenuti: 18 i tentativi di suicidio e 265 gli atti di autolesionismo. Solo la scorsa settimana un detenuto si era tagliato e aveva dato fuoco alla propria cella. Subito dopo un altro si era lesionato il corpo, tagliandosi, e aveva dato fuoco al materasso e ad altri oggetti della propria cella. Il fumo si era propagato per tutta la sezione e un poliziotto era stato trasportato in ospedale in camera iperbarica. Nel contempo c’erano stati tre tentativi di impiccamento di altrettanti detenuti in un altro reparto.
Detenuti per la maggior parte stranieri, il 71,8% del totale, la quota più alta tra tutti i penitenziari italiani. Tra le tante criticità del carcere di Cremona, anche la carenza di organico del personale della polizia penitenziaria, costretto pure a lavorare in una struttura fatiscente e in una situazione sanitaria molto carente.
Sulla questione del carcere è intervenuta anche la RSU Funzioni Centrali della casa circondariale che in un comunicato firmato da Renato Fiamma, Enrico Leo e Alessandro Fracasso, ha messo in risalto la “gravissima” situazione di carenza d’organico in cui versa il personale amministrativo, segnalando, in primis, come, dall’apertura del nuovo padiglione detentivo, “la pianta organica del personale amministrativo non sia mai stata adeguata. Non solo, si è assistito nel corso di questi ultimi anni a funzionari che sono stati posti in quiescenza senza essere adeguatamente sostituiti.
Le recenti assegnazioni di funzionari (contabili e giuridici pedagogici) non hanno colmato le carenze, ma le hanno di fatto vanificate con assegnazioni in distacco presso istituti di altre regioni.
Ad oggi, sempre in riferimento alla pianta organica precedente all’apertura del nuovo padiglione, la situazione delle aree afferenti le funzioni centrali vede presenti tre dei cinque funzionari giuridico pedagogici in servizio effettivo; dei 4 funzionari contabili ne sono in servizio due, mentre in segreteria c’è un funzionario prossimo alla pensione.
Come si evince dal dato del Ministero della Giustizia aggiornato al 30 aprile 2022, il personale amministrativo previsto è di 22 unità a fronte di quello effettivo, pari a 14 unità. Delle 14 unità effettive, ben 3 risultano distaccate in altre sedi extra regionali. Appare evidente che la carenza di organico è pari al 50%. In relazione al dato citato e relativo alla carenza dell’organico, si segnala come i fondi che l’amministrazione centrale assegna quali premi incentivanti vengano assegnati in relazione al numero del personale presente e non al personale previsto in pianta organica, generando il paradosso che laddove c’è più personale si percepiscano maggiori somme. Somme che pur nella loro esiguità vengono inspiegabilmente liquidate con anni di ritardo”.
Per le gravi problematiche evidenziate, la RSU della casa circondariale di Cremona terrà nei prossimi giorni una riunione con il personale per valutare eventuali forme di protesta finalizzate alla risoluzione di quanto rappresentato.
Sara Pizzorni