Paolo Concari, passione antica:
trionfo nel rally Costa Smeralda
L’importante è perseverare: a piedi, in bici, su quattro ruote. Perché se ci credi prima o poi la tua occasione arriva. Per un (ex) ragazzo di Gussola è giunta in Sardegna, nel meno pronosticabile dei luoghi. Ha amato le macchine d’epoca sin da quando era bambino e a Gussola passava una magica competizione, il Trofeo Feraboli.
L’importante è perseverare: a piedi, in bici, su quattro ruote. Perché se ci credi prima o poi la tua occasione arriva. Per un (ex) ragazzo di Gussola è giunta in Sardegna, nel meno pronosticabile dei luoghi. Ha amato le macchine d’epoca sin da quando era bambino e a Gussola passava una magica competizione, il Trofeo Feraboli, che per lui era una sorta di sogno ad occhi aperti. Quel bambino che aspettava sul ciglio della strada i concorrenti del rally, tutti iscritti alla cosiddetta “prova speciale” di Gussola, quell’ex ragazzo era – ed è oggi, da uomo – Paolo Concari. Reduce dal successo nel rally della Costa Smeralda, che ha già affrontato anche la prova dei Rally campagnolo historic di Isola Vicentina e che ora è atteso ora dal Rally storico della Lana a Biella (17-18 giugno), dal Rally storico dell’Elba (22-24 settembre), dal Rally storico di Sanremo (13-15 ottobre) e dalla Grande Corsa di Chieri (a novembre).
“Grazie agli amici del Motoclub Bergamonti – racconta Paolo in un lungo flashback – tra il 1989 e il 1991 ho partecipato ad alcune gare del campionato Italiano Enduro con pessimi risultati. Ma è stato comunque un modo per riavvicinarsi ad una antica passione. Poi tutto è rimasto sopito fino ad una decina di anni fa. Ad una serata del Rotary club Casalmaggiore Viadana Sabbioneta era stato invitato Giordano Mozzi, fresco vincitore della Mille Miglia con una Aston Martin Le Mans del 1933, assieme alla moglie Stefania Biacca, sua navigatrice, nella mitica corsa che parte e arriva a Brescia. E lì è scoccata la scintilla: ho capito che volevo riprovarci, con la regolarità classica e poi a media”.
Spieghiamo ai profani di cosa siamo parlando. “La regolarità classica ha rilevamenti lungo il percorso precisi e che vengono indicati, dunque tu sai già dove viene misurata la tua velocità; nella regolarità a media, invece, non sai dove siano questi rilevamenti e dunque devi essere molto bravo a tenere la media, appunto, dei 50 all’ora. Di fatto non vince mai chi arriva primo, ma chi sgarra meno. E’ una prova molto tecnica, tenendo conto che viaggiamo su auto che hanno parecchi anni sulle spalle”.
Torniamo a quell’incontro con Mozzi. “I racconti di Giordano mi hanno riportato alla memoria il profumo della benzina, le vibrazioni che avverti nella pancia quando senti il rombo di un’auto che corre veloce e tutto quel mix di emozioni, paura, ansia, gioia che provavo a veder sfrecciare le auto da rally. Facendo due chiacchiere dopo la serata Giordano mi ha invitato a provare a fare una gara di regolarità per auto d’epoca. Divertimento, bassi rischi, bei posti e bel clima con molti appassionati partecipanti. L’anno dopo mi sono schierato al via della mia prima gara a Guastalla. Mi sono divertito molto. Mi navigava Daniela Vitale, la mia compagna, siamo arrivati quart’ultimi, ma avevo un bel sorrisone stampato in faccia, anche perché a gara finita, siamo usciti indenni! “Si può riprovare”, mi sono detto. E così è stato”.
Per tanti anni, sempre nella regolarità classica, Paolo continua con risultati altalenanti. Il miglior piazzamento è, un paio di volte, il sesto posto assoluto e primo della sua categoria. “Negli stessi anni seguivo da tifoso Giordano che nel frattempo vinceva la seconda Mille Miglia ed iniziava a specializzarsi nelle gare di regolarità a media. Il tutto condito, da parte sua, da svariate notti insonni, soprattutto durante le edizioni del rally di Montecarlo storico. Pensate che nel 2016, dopo aver dominato la gara per tre giornate, proprio sull’ultima prova per un problema alle gomme è stato superato da altri concorrenti con meno penalità. Eppure è andato avanti: ho pensato che le mie prime delusioni non erano nulla e così ho deciso di insistere pure io”.
Nel 2019 a una cena del Mozzi Biacca Fans Club, una nuova svolta: partiva da lì l’idea di provare a cimentarsi in questa misteriosa regolarità a media. “C’erano diverse obiezioni: come poteva piacermi una gara in cui più dell’acceleratore dovevo usare i freni, guidando sempre costantemente ai 50 all’ora? Che noia, veniva da pensare. E invece dopo avere effettuato alcune prove su percorsi in collina – io personalmente mi alleno percorrendo alcune stradine secondarie sugli Appennini di Parma e mi sono accorto che fare i 50 di media su stradine tortuose o con tornanti non è propriamente andare a spasso – ho capito che mi sarei divertito”.
Il Covid ferma la passione, ma non la cancella. “La prima gara è stata nel 2021: nella scuderia per cui corro (Scuderia del Grifone di Genova) chiedo di poter avere un contatto con un navigatore specializzato per la regolarità a media. Conosco Cristiano Androvandi di Piombino per iniziare questa nuova avventura. Al rally di Sanremo storico giungiamo sesti assoluti. Decisamente non male per essere all’esordio, anche perché quel piazzamento ci ha regalato la qualificazione alla finale di coppa Fia in Polonia al Rajd Polski a Cracovia. Poi altre quattro gare del campionato con un ottavo posto e due quarti assoluti”.
E siamo giunti al battesimo europeo. “In Polonia siamo partiti alla grandissima: quinti assoluti il primo giorno con 250km di tappa con 185 cronometrati. Il secondo giorno ancora meglio: altri 250 km la mattina e saliamo ancora in classifica, poi altri 250 km dal pomeriggio alla notte. Ultima prova, dopo 250km di nebbia su strade con più curve di quelle attorno a Cappella, stanco morto, capisco male una nota, sbaglio un bivio e ci perdiamo nella nebbia. Crolliamo in 15 posizioni, pur avendo vinto quattro prove ed ottenuto dei risultati eccellenti nelle altre. La delusione c’è, ma da Mozzi ho imparato che bisogno andare avanti”.
E così si arriva al Rally storico della Costa Smeralda 2022, disputato lo scorso 8-9 aprile con partenza ed arrivo a Porto Cervo. “La regolarità a media prevedeva due tappe di circa 200 km l’una e quattro prove cronometrate ogni tappa. Partiamo benissimo: Cristiano è molto preciso, io seguo al meglio le sue indicazioni e chiudiamo secondi alla prima prova, primi alla seconda ed alla terza e settimi alla quarta. Alla fine della giornata siamo in testa. Ho mille pensieri, non ho mai vinto nulla di importante nella mia carriera di sportivo. Chissà cosa succederà, si romperà sicuramente qualcosa! Poi mi ricordo i consigli di Laura Scaravonati che oltre ad essere pluricampionessa d’orienteering, da quest’anno è ufficialmente mia mental coach e tifosa. Riesco a resettare la mia testa matta. Parto serenissimo per le prove di sabato, nella seconda tappa, ed ottengo subito un primo posto anche alla prova 5. Sembra tutto facile ma i punti di vantaggio non sono tantissimi e ci sono molti piloti esperti che insidiano la nostra posizione. Siamo terzi anche nella prova 6. Suspence nel finale, perché non esce la classifica delle prove 7 e 8. Ci sono problemi a recuperare le Balise, ossia i sensori che rilevano il passaggio delle nostre auto dotate di un piccolo trasmettitore radio, per il passaggio dei concorrenti del rally. Dopo una interminabile attesa di 45 minuti escono i risultati delle ultime prove. Terzi anche nella 7 e primi nella 8. Sì, stavolta ho – abbiamo – vinto. Ho un bel nodone in gola, chiamo a casa le mie tifose Daniela, Elena ed Elisa sono felicissime. Chiamo Giordano, Andrea Nolli che segue la preparazione dell’auto, chiamerei tutta la rubrica del telefono. Schiocco di nascosto un bel bacione sul tetto alla mia Delta HF 4WD del 1986 che è andata come un razzo. E finalmente due belle pacche sulle spalle a Cristiano. A 52 anni eravamo felici come bambini la mattina di Santa Lucia”.
Giovanni Gardani