Analisi Unioncamere: materie
prime rincarate del 52%
Unioncamere stima una crescita congiunturale del 16,2% dei prezzi delle materie prime, solo in parte assorbito dal sistema imprenditoriale, visto che, a valle, si riflette nel +7,4% rilevato per i prodotti finiti. L’andamento allarmante dei prezzi è rafforzato dal dato tendenziale che mostra un incremento del 52,5% per le materie prime e del 26,5% per i prodotti finiti.
Pubblicata l’indagine di Unioncamere sull’andamento dell’economia cremonese nel primo trimestre del 2022. Un periodo in chiaroscuro, con segnali positivi all’inizio dell’anno ma preoccupanti alla fine del periodo considerato.
“La rilevazione congiunturale relativa al primo trimestre – sostiene Gian Domenico Auricchio, Commissario Straordinario della Camera di Cremona – restituisce per la provincia di Cremona un quadro ancora positivo per la produzione manifatturiera sia rispetto al trimestre precedente che rispetto ad un anno fa, anche se in rallentamento a causa della diffusione della variane Omicron del Covid 19 nei primi mesi dell’anno e del conflitto Russia Ucraina.
“La crescita del costo dell’energia unitamente alla difficoltà per approvvigionarsi di materie prime e semilavorati, difficoltà che perdura dallo scorso autunno, hanno causato un forte incremento dell’inflazione, con i prezzi delle materie prime che registrano incrementi- sia tendenziali che congiunturali – doppi rispetto ai prezzi dei prodotti finiti. La situazione è quindi molto complessa ed evidenzia la necessità di ulteriori interventi pubblici a favore delle imprese e per sostenere il potere di acquisto delle famiglie che dovranno essere inevitabilmente decisi a livello nazionale ed europeo. La Camera di Commercio di Cremona, in accordo con Regione Lombardia, stanzierà risorse per sostenere la liquidità delle imprese.”
L’indagine ha interessato 137 imprese cremonesi appartenenti a tutte le principali attività del comparto manifatturiero, suddivise in 59 imprese industriali e 78 artigiane.
LA PRODUZIONE MANIFATTURIERA – L’indagine del primo trimestre 2022 rileva una situazione del comparto manifatturiero provinciale ancora positiva ma con un trend di crescita che si sta appiattendo. L’incremento congiunturale dei livelli produttivi è minimo (+0,6% per l’industria e +0,3% per l’artigianato) e, per l’industria, svoltano in negativo sia il fatturato (-1,8%) che gli ordinativi (-2,0% interni e -5,4% gli esteri). Nel comparto artigiano il fatturato cresce ancora (+1,0%) ma gli ordini calano (-1,2%).
In ottica tendenziale, la dimensione della crescita non è più distorta dal confronto puntuale col dato anomalo del 2020, ma si rilevano comunque significativi incrementi produttivi sia per l’industria (+5,8%) che per l’artigianato (+4,2%). Fatturato e ordinativi dell’industria conseguono risultati ancora migliori con un incremento del +18,9% per il primo e oltre il +9% per i secondi in entrambe le componenti (+9,8% interno e +9,3% estero). Il comparto artigiano registra incrementi di fatturato (+5,3%) e ordini (+2,9%) più contenuti.
L’INDAGINE CONGIUNTURALE – L’assestamento congiunturale dell’industria cremonese si riscontra anche sul mercato del lavoro, che vede il numero degli addetti vicinissimo alla variazione nulla (+0,2% congiunturale questo trimestre l’industria e +0,1% l’artigianato). Raggiunge i minimi la quota di imprese che hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (1,7% l’industria e 5,1% l’artigianato). Il trend calante della CIG è confermato anche dai dati Inps sulle ore autorizzate per l’industria, che vedono una riduzione a 280mila ore autorizzate nel primo trimestre 2022.
Sul versante dei prezzi pesano le dinamiche del tutto straordinarie evidenziate a livello internazionale sulle materie prime e sui beni energetici (gas ed energia elettrica in primis) che provocano un’ulteriore e consistente spinta inflattiva. Si stima infatti una crescita congiunturale del 16,2% dei prezzi delle materie prime, e tale incremento viene solo in parte assorbito dal sistema imprenditoriale, visto che, a valle, si riflette nel +7,4% rilevato per i prodotti finiti. L’andamento allarmante dei prezzi è rafforzato dal dato tendenziale che mostra un incremento del 52,5% per le materie prime e del 26,5% per i prodotti finiti.
PRODUZIONE INDUSTRIALE A CREMONA E LOMBARDIA – Dal punto di vista strutturale il quadro delle imprese industriali cremonesi alla fine di marzo 2022 resta positivo con le imprese che dichiarano una produzione accresciuta rispetto a quella di dodici mesi prima che costituiscono la maggioranza assoluta (67%). Cresce sensibilmente la quota di imprese che non registra variazioni di rilievo (14% contro l’8% dello scorso trimestre) e si riduce la quota di imprese in contrazione (da 24% a 19%).
Le aspettative per il prossimo trimestre degli imprenditori industriali restano positive per la maggior parte degli indicatori, ma la quota di imprenditori ottimisti si riduce. In particolare il saldo per la domanda rimane a livelli minimi dello scorso trimestre (+1,7%) e le aspettative sulla produzione registrano un ulteriore notevole ridimensionamento (da +12,1% a +5,2%). Per la domanda estera invece, prevalgono le aspettative negative con un saldo del
-3,7%. Per quanto riguarda il fatturato il saldo è più positivo (+10,3%), ma anch’esso in diminuzione.
Le variazioni tendenziali a livello territoriale più dettagliato mostrano un quadro complessivamente positivo ma con sensibili differenze nelle velocità di crescita. Questo risultato dipende anche dai tempi della ripresa, che a livello locale in base alle diverse specializzazioni produttive, si è avviata in momenti differenti. Dove una maggior diffusione di piccole e micro imprese si incrocia con una specializzazione nei settori del comparto moda, pelli-calzature e abbigliamento in primis, la fase di ripresa si è avviata con ritardo. Le province che hanno iniziato per prime il recupero ora registrano un rallentamento della crescita, mentre quelle partite successivamente ora crescono più velocemente. È il caso della provincia di Como (+15,4% tendenziale) che a fine 2021 scontava ancora un gap con il 2019 del -1,7%, e di Cremona che, invece, aveva già recuperato i livelli pre-crisi (+4,6% a fine 2021 rispetto al 2019).
Variazioni tendenziali primo trimestre 2022 su primo trimestre 2021
Per l’artigianato produttivo, il 2022 inizia con livelli produttivi vicini alla stazionarietà (+0,3% rispetto al trimestre precedente) e domanda interna in flessione (-1,2%). Rimane però ancora positivo il fatturato (+1,0%) ma occorre ricordare che su questa variabile influisce l’incremento dei prezzi che può portare ad andamenti non in linea con la produzione. I prezzi dei prodotti finiti artigiani, infatti, hanno subito un sensibile incremento nel trimestre (+9,6%). Maggiore l’incremento dei prezzi delle materie prime che raggiunge il +20,3%.
Il dato tendenziale è positivo per produzione (+4,2%), fatturato (+5,3%) e ordinativi (+2,9%) e non è più distorto dal confronto con i trimestri peggiori del 2020 con risultati alterati dai lockdown. Del tutto svincolato dal trend manifestato dalle altre variabili è il numero degli addetti che invece risulta in calo in ottica tendenziale (-3,4%), indicando una fase di riorganizzazione della forza lavoro che spesso si concentra sulle forme di lavoro più flessibili. Sul versante prezzi l’incremento tendenziale è molto forte raggiungendo il +82,7% per le materie prime e il +35,6% per i prodotti finiti.
Dal punto di vista strutturale, il quadro resta positivo con le imprese che dichiarano una produzione accresciuta rispetto a quella di dodici mesi prima che costituiscono la maggioranza assoluta (58%), contro il 26% che registra una forte diminuzione. Aumenta leggermente in questo trimestre la quota di imprese che non registrano variazioni di rilievo (dal 15% al 17%).
Le aspettative degli imprenditori artigiani restano positive per la produzione ma la quota di chi nutre ancora qualche speranza di incremento dei livelli produttivi nel prossimo trimestre si riduce a un saldo solo del +2,6% (era il 5,1%). Per ordini interni ed esteri prevalgono le aspettative di riduzione con saldi pari a -3,9% per il mercato interno e -9,3% per l’estero. Anche per il fatturato prevalgono le aspettative di calo dei livelli (-1,3%).
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