Cronaca

Comitato 9 agosto, il Prefetto di
Brescia non riceve: il comunicato

Dinanzi a questa situazione, siamo indotti a pensare che la struttura organizzativa della Commissaria alla depurazione del lago di Garda, consapevolmente, abbia deciso di ignorare, temendola, la competenza delle nostre argomentazioni anche di carattere ambientale, in particolare così come esposte col Dossier

Torna a salire la tensione tra i membri del Comitato 9 agosto, che da 9 mesi ormai presidia l’ingresso della Prefettura di Brescia come forma di – garbata e civile – protesta nei confronti del progetto del depuratore del Garda che vada ad intaccare il già precario equilibrio del fiume Chiese e la Prefettura. Oggetto del contendere, come diffuso ieri pomeriggio in una nota stampa, la mancata volontà della Prefetto di incontrare, per una seconda volta, i rappresentanti del Comitato per fare il punto della situazione. Questo il comunicato:

Il 10 febbraio scorso, dopo solo tre settimane dall’insediamento, il nuovo Prefetto di Brescia, nonché anche nuovo Commissario, donna, alla depurazione del lago di Garda, ricevette una delegazione del nostro Comitato di coordinamento. Il confronto fu di due ore e mezza, pacato ma acceso; la Commissaria all’inizio ascoltò ogni intervento dei nostri cinque membri della delegazione, circa 50 minuti, poi seguì la sua replica e un approfondito dibattito. Terminammo quel primo incontro con l’accordo verbale che avremmo dato un seguito con l’invio di un nostro Dossier alla Commissaria, con cui sarebbero stati approfonditii vari aspetti a sostegno della contrarietà al trasferimento della depurazione del lago di Garda nel fiume Chiese, con particolare riferimento anche al necessario approfondimento della situazione dello stato ecologico del Chiese, nella sua complessità e interezza dall’area della sorgente fino all’area della foce; studi approfonditi che vanno eseguiti con la consulenza di esperti di Ecologia Fluviale, ed è un aspetto, questo, di cui la Commissaria palesemente ci confessò di non conoscere nulla.

Il preannunciato nostro Dossier, di 115 pagine, distinto in 14 documenti che evidenziano l’insostenibilità ambientale del trasferimento della depurazione del Garda nel Chiese, è stato inviato alla Commissaria il 24 aprile scorso. Il 13 maggio scorso la Commissaria ha risposto all’invio del nostro Dossier, fra l’altro comunicando nel seguente modo: “evidenzio che i documenti e le argomentazioni in essi contenute sono, nella sostanza, quelli già valutati, in quanto agli atti di questo ufficio, e che hanno anche formato oggetto di discussione in occasione dell’incontro, qui svoltosi con i rappresentanti dei vari Comitati rappresentati, alle cui conclusioni rimando”. Eppure, proprio per colmare le lacune conoscitive confessate dalla Commissaria durante l’incontro del 10 febbraio, nel nostro Dossier avevamo inserito appositamente, tra gli altri documenti, un notevole contributo elaborato dall’Ecologo Fluviale, Maurizio Siligardi, già docente all’Università di Trento, e un elenco di analisi delle acque da compiere per la prima volta sull’intero corpo idrico del Chiese, regolarmente in ogni stagione, ovvero complessivamente nell’arco temporale di un anno, per poter avere uno studio approfondito realizzato ad opera di figure specializzate e terze rispetto alla situazione; uno studio finora mai realizzato, che comporterebbe dei costi pari a circa 48 mila euro ma consentirebbe finalmente di ottenere la conoscenza completa e certa dello stato di salute attuale del fiume Chiese nella sua interezza.

Due giorni fa, per dare seguito alle rassicurazioni ed agli impegni reciprocamente assunti nell’incontro del 10 febbraio scorso, con la Commissaria, le abbiamo inoltrato via PEC la richiesta di un secondo incontro. Ieri mattina, 30 maggio, una persona qualificatasi come addetta alla segreteria della Prefettura e della Commissaria ha telefonato a un membro del nostro Comitato di coordinamento, mantenendo l’anonimato essendosi rifiutata di comunicare il proprio nome, nonostante l’insistenza con cui il nostro rappresentante chiedeva di poterne conoscere l’identità, l’addetta alla segreteria si è limitata a riferire con freddezza che “il Commissario ritiene non esserci aspetti nuovi tali da giustificare un nuovo incontro”. E dinanzi alla richiesta del nostro rappresentante di ricevere questa loro risposta in modo formale mediante una risposta alla nostra PEC di due giorni fa, l’ignota addetta alla segreteria ha detto “la risposta è questa” e, a fronte dell’insistente richiesta rivoltale dal nostro rappresentante affinché almeno comunicasse il proprio nome, per un aspetto comportamentale, l’addetta alla segreteria ha detto “poi glielo dico, poi glielo dico” ma invece ha interrottola telefonata senza nemmeno rivolgere i pur minimi saluti di cortesia, lasciando nello stupore il nostro incredulo rappresentante, e dimostrando una volta ancora con quanta scortesia il potere e la burocrazia trattino il popolo “bue” quando quest’ultimo azzardi a voler far valere le proprie sacrosante ragioni.

Dinanzi a questa situazione, siamo indotti a pensare che la struttura organizzativa della Commissaria alla depurazione del lago di Garda, consapevolmente, abbia deciso di ignorare, temendola, la competenza delle nostre argomentazioni anche di carattere ambientale, in particolare così come esposte col Dossier. Annunciamo pertanto che a maggior ragione insisteremo in particolare anche su questi aspetti, perché appare fin troppo evidente che la Commissaria voglia nascondere la testa sotto la sabbia per non comprendere, e quindi accetta malgrado tutto, che trasferendo la depurazione del lago di Garda nel fiume Chiese questo bacino idrografico andrà verso la morte biologica; una prospettiva, questa, radicalmente contraria alla necessità della salvaguardia ambientale contenuta nelle prescrizioni stabilite dalla Direttiva quadro Europea sulle Acque: 2000/60/CE. Il “Presidio 9 agosto”, a questo punto a maggior ragione non potrà far altro che proseguire la sua attività espansiva ad accrescere la denuncia verso l’arroganza di un potere ignorante, fazioso e complice, facendo sentire con la massima decisione il proprio sdegno e le proprie ragioni alla cittadinanza, al cui servizio l’apparato prefettizio sta trascurando di porsi“.

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