Arte

Il bosco in bianco e nero di
Luigi Briselli in mostra al Diotti

Il paesaggio, variamente declinato, è da sempre protagonista dell’arte di Briselli. Nativo di Martignana di Po (CR), dagli anni Ottanta ha realizzato una quantità di libri fotografici dedicati alla sua terra e alla sua gente.

Il Museo Diotti dedica una mostra personale al noto fotografo Luigi Briselli (insignito nel 2014 dalla FIAF del riconoscimento di Artista Fotografo Italiano), esponendo una suggestiva serie di fotografie inedite interamente dedicate al tema del bosco. Si tratta di un corpus organico, introdotto da un testo critico e dai versi di Claudio Fraccari (docente mantovano, scrittore e critico cinematografico) che danno il titolo alla mostra e ne accompagnano il percorso.

 

Nella foto Ronda, Briselli e Rosa (foto Alessandro Osti)

 

“Ci fu un tempo remoto – scrive Fraccari – in cui la macchia della vegetazione evocava le macchie dell’anima. Entrando in un bosco si sentiva crescere l’angoscia. Era per tutti un luogo losco, rifugio dal malaffare; le sue ombre incutevano paure antiche. Il fosco intrico di rami e il grumo del fogliame non lasciavano filtrare che rari raggi di sole; il buio notturno cancellava poi la luce residua. Lì si entrava intimoriti, fiutando ovunque il pericolo; sagome nere di uccelli inquietavano; tronchi scheggiati, ceppi riarsi evocavano figure mostruose. Si ergevano cumuli di arbusti tenaci, misteriose costruzioni vegetali, retaggio di un lugubre passato. Come un incubo, i sentieri appena intravisti scomparivano”.

 

 

Il paesaggio, variamente declinato, è da sempre protagonista dell’arte di Briselli. Nativo di Martignana di Po (CR), dagli anni Ottanta ha realizzato una quantità di libri fotografici dedicati alla sua terra e alla sua gente. Numerosi quelli sul Po, come Il fiume dei fiumi (2007) e Viaggio lungo il Po (2009), in cui compare accanto ad alcuni dei più grandi fotografi italiani, quali Gianni Berengo Gardin, Pepi Merisio, Stanislao Farri e Fulvio Roiter.

In questa mostra le immagini del bosco padano – tutte in bianco e nero – non sono documentarie o naturalistiche, ma sono eminentemente rappresentative di uno stato d’animo dominato dall’inquietudine e dall’incertezza del futuro. In questa mostra la fotografia, fortemente contrastata e caratterizzata da segni graffianti, si accosta al linguaggio spesso cupo delle arte incisorie.

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