Reati nella pubblica amministrazione
Crollo dei numeri, "ma il fenomeno c'è"
Secondo il procuratore, sarebbe fondamentale “cogliere quei campanelli d’allarme nell’attività della pubblica amministrazione dai quali desumere eventuali comportamenti abusivi dei pubblici ufficiali”.
“Giovanni Falcone diceva: ‘Segui i soldi e troverai la mafia’. Ed è così, soprattutto per un territorio come il nostro, che tra le tante bellezze ha la prerogativa di essere molto ricco. Brescia, per fare un esempio, è la provincia più industrializzata d’Europa”. Lo ha detto il procuratore generale presso la Corte di Appello di Brescia Guido Rispoli, intervenuto al convegno “La Corruzione nella Pubblica Amministrazione” che si è svolto all’Auditorium di Santa Giulia a Brescia in occasione del 30° anniversario della Direzione investigativa antimafia.
Quanto detto dal procuratore generale tocca anche la provincia di Cremona, che forma parte del distretto giudiziario di Brescia insieme a Bergamo e Mantova. Nel suo intervento, Rispoli ha parlato delle mafie, “mafie che non restano radicate nei loro territori. Oggi non abbiamo più un fenomeno di infiltrazione, ma veri e propri fenomeni di radicamento. Le mafie, seguendo i flussi finanziari là dove si possono fare illeciti guadagni, cerca sempre di più di radicarsi. E’ una sfida combatterle, ed è ciò che si sta cercando di fare con il lavoro della Direzione investigativa antimafia e con il lavoro di tutte le procure del circondario”.
Rispoli si è poi soffermato sul tema del convegno, e cioè la corruzione nella pubblica amministrazione. “Se si vedono i dati statistici del distretto e in genere dell’Italia”, ha detto il procuratore generale, “i reati contro la pubblica amministrazione stanno tendenzialmente scomparendo nei registri delle procure, ma non come fenomeno criminale all’interno del paese. C’è un grosso problema di un tessuto normativo che non è adeguato”. E ha citato anche Cremona, dove dal primo luglio del 2020 al 30 giugno del 2021 i delitti di corruzione sono passati da 2 a 0; nessuno relativo alla concussione contro un solo procedimento dell’anno precedente e i reati di peculato crollati da 6 a 2. Gli unici a segnare un aumento sono i delitti di frode ai danni dello Stato o altri enti pubblici, passati da 7 a 15. “Il fenomeno, a dispetto dei numeri”, ha sottolineato Rispoli, “c’è, è presente ed è preoccupante. Il problema, per contrastarlo, è individuare le vie investigative, ma essenzialmente quelle legislative”.
Sulla stessa lunghezza d’onda, il procuratore di Cremona Roberto Pellicano, che nella sua relazione di gennaio in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario aveva puntualizzato che “in questa materia la ricerca delle notizie di reato è per nulla semplice. Sono reati notoriamente non denunciati, se non confusamente e sempre in forma anonima. E’ il pm che, attraverso la sua capacità, spesso risalendo da reati di natura economica o partendo da reati in materia ambientale ed edilizia, individua il comportamento scorretto della pubblica amministrazione”.
Secondo il procuratore, sarebbe fondamentale “cogliere quei campanelli d’allarme nell’attività della pubblica amministrazione dai quali desumere eventuali comportamenti abusivi dei pubblici ufficiali”. “Ma, purtroppo, lo si deve dire”, aveva ammesso il procuratore, “tale impegno non è allo stato appagante. A causa dell’incalzare di problematiche più urgenti, come ad esempio il codice rosso, oggi c’è un solo pm che se ne occupa in modo non esclusivo, in quanto segue anche i reati fallimentari e tributari”. Nel frattempo il pm è stato trasferito in un altro ufficio e attualmente chi si occupa della materia è lo stesso procuratore.
Sara Pizzorni