Oglio Po, "Cardiologia non si tocca!".
Un Cartello come forma di lotta
Ringrazio l’ardire di chi mette il suo tempo e la sua arte per creare una “reclam”, nel senso di richiamo, utile e costruttiva, attraverso un mezzo di comunicazione che di certo non appartiene al mondo digitale ma che sta lì, si vede e sembra dire ragazzi/e, dai, al mio via…. Scatenate l’inferno
C’è parte della politica e ci sono i comitati a muoversi e a far sentir la voce, c’è chi tace per paura di esporsi e chi non ci crede più e ritiene sia inutile lottare, c’è chi potrebbe far pressione ma non la fa, c’è chi fa satira e chi si esprime sui social e c’è pure chi se ne frega. Poi c’è lui o lei o loro, insomma qualcuno che ha scelto di protestare con cartelli o installazioni posti sul verde della rotondina, prima di arrivare all’ospedale.
Qualcuno dotato di fantasia e brio ha deciso di esserci così, con cartelli a caratteri cubitali o vere proprie installazioni. Ricordiamo la bara e la tomba ad indicare un territorio lasciato al suo destino, il passeggino coi palloncini mentre si provava ad impedire che venisse chiuso il punto nascite, i cartelli dopo gli episodi delle nascite in auto. L’ultimo messaggio a cielo aperto è di qualche giorno fa ed esprime protesta riguardo ai paventati tagli di posti letto in cardiologia che da 14 rischiano di passare a 4+1 (astanteria). Al momento non vi è nessuna conferma ma neppure, dopo che il problema era stato sollevato qualche tempo fa, nessuna smentita.
Che poi, pure le smentite, a volte, lasciano il tempo che trovano. Smentita fu la chiusura del Punto Nascita quando la notizia fu data e tutti poi sappiamo come è andata a finire…
CARDIOLOGIA NON SI TOCCA – #BASTATAGLI #VERGOGNA .#ROSSIDIMETTITI è ciò che compare sul cartello con tanto di cuore nel mezzo. Si tratta di un modo originale di protestare, un modo chiaro e diretto che tutti possono vedere, è il frutto della evidente preoccupazione dei cittadini, in solidarietà col personale sanitario e non, che piano piano si vedono portare via il proprio ospedale.
Noi avevamo un ospedale a Casalmaggiore, il vecchio ospedale, lo abbiamo avuto per anni in città e ora è un ammasso di macerie e sporcizia, speriamo salvino almeno la chiesetta, poi negli anni ’90 è sorto quello attuale che è bacino di utenza di un territorio vasto, un nosocomio di tutto rispetto che negli anni ha visto reparti e medici eccellenti, specialisti che ora preferiscono altre sedi a causa di una spada di Damocle che comincia a pesare troppo.
Abbiamo infermieri e ausiliari che con la loro fatica e dedizione cercano di far funzionare tutto al meglio dedicandosi religiosamente a pazienti e parenti senza badare a stanchezza e preoccupazione perché il malato viene prima e ha bisogno di cure, rassicurazione e coccole. Queste donne e questi uomini hanno fatto turni estenuanti durante il Covid, hanno consolato, accompagnato chi è passato oltre, videochiamato i familiari in ansia senza che nessuno si preoccupasse di loro, della loro pena, del loro dolore, della loro salute; e quanto fanno ancora nonostante siano sottodimensionati, quanta fatica e quanto di loro mettono al servizio del malato, chi si chiede come stanno queste donne e questi uomini quando tornano a casa a fine turno? Ci si chiede cosa hanno dentro, se dormono serenamente o se sono tormentati da incubi? Come fu comodo il nostro ospedale Ogliopo durante i momenti critici della pandemia, quanti bambini sono nati nel nostro accogliente reparto maternità, dove la neo mamma si sentiva protetta nella sua impresa titanica e non certo un numero, quanti attacchi di cuore presi in tempo, quante ricostruzioni ossee nel reparto di ortopedia e quanti interventi in chirurgia.
Dove andremo ora quando le contrazioni si faranno sempre più ravvicinate o un cuore sarà in procinto di rompersi? Come gestiremo quei momenti già di panico di per sé a cui si unisce la paura di non arrivare in tempo? Cosa faremo? La tristezza di vedere la sanità pubblica bistrattata a favore di quella privata, dietro cui stanno mannelli politici e interessi di pecunia, dà il voltastomaco, il graduale depotenziamento del nostro Ogliopo è di una gravità inaudita, di una ingiustizia inaccettabile e prelude a cose ben peggiori.
Non ci resta dunque che ringraziare l’ardire di chi mette il suo tempo e la sua arte per creare una “reclam”, nel senso di richiamo, utile e costruttiva, attraverso un mezzo di comunicazione che di certo non appartiene al mondo digitale ma che sta lì, si vede e sembra dire ragazzi/e, dai, al mio via…. Scatenate l’inferno. GRAZIE a tutti coloro che da anni si impegnano per la causa, nonostante il lavoro, la famiglia, la vita frenetica.
Giovanna Anversa
UNA CARRELLATA DI CARTELLI DEL PASSATO: