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Maicol Caffarra: "Perché abbiamo
dato la Garzaia al Parco del Mincio?"

Nel fatto che un certo ambientalismo voglia preservare le riserve cosiddette naturali in condizioni impossibili prescindendo dalla antropizzazione dei luoghi e dalla presenza dell’uomo. Può qualcuno definire le golene del Po aree naturali? Esisterebbero se non ci fossero gli argini? E gli argini non lo ha forse eretti l’uomo?

Gestione della Garzaia di Pomponesco, l’area non c’entra nulla con il Parco del Mincio. Risoluto il candidato sindaco Maicol Caffarra ha voluto dire la sua sull’oasi rinaturalizzata.

Ho letto con un certo stupore misto a disappunto un comunicato stampa del Parco del Mincio che recita testualmente:” Con l’approvazione della legge di ampliamento da parte del Consiglio regionale, il Parco del Mincio estende i propri confini con l’integrazione delle riserve naturali “Garzaia di Pomponesco”…”.

Per chi non lo sapesse la garzaia venne istituita da regione Lombardia nel 1988 e fu subito un flop. Le centinaia di garzette, ardeidi e nitticore che qui nidificavano da tempo immemore in un’area occupata da pioppeti intensivi, con l’avvento della pseudo gestione naturale e l’arrivo dei salici piantumati ad hoc, si trasferirono in un’altra zona nei pressi di Bagnolo San Vito, esattamente simile a quella precedente, che evidentemente apprezzavano di più: ossia in un altro pioppeto.

Con l’avvento della prima amministrazione di Gianni Fava poi iniziò una lunga battaglia con gli enti (regione e provincia) per ottenerne la gestione diretta da parte del comune, che ebbe inizio a partire dal 1999, grazie anche alla inconsapevole collaborazione di una colonia di rapaci notturni (gufi, civette e barbagianni) che avevano nel frattempo occupato a loro volta gli spazi lasciati liberi dagli aironi cinerini permettendo di fatto di mantenere una valenza ornitologica all’area protetta.

In quegli anni si avviò un laborioso e costoso piano di recupero del sito che ormai appariva molto degradato e compromesso, con risultati non sempre commisurati allo sforzo, ma con una presenza costante del comune che ne garantiva la sopravvivenza, ma soprattutto la fruibilità. Si perché non esistono aree rinaturalizzate che reggano a lungo in condizioni accettabili e che non siano fruibili dall’uomo.

L’equivoco di fondo sta proprio lì.

Nel fatto che un certo ambientalismo voglia preservare le riserve cosiddette naturali in condizioni impossibili prescindendo dalla antropizzazione dei luoghi e dalla presenza dell’uomo. Può qualcuno definire le golene del Po aree naturali? Esisterebbero se non ci fossero gli argini? E gli argini non lo ha forse eretti l’uomo?

Fingere di non sapere tutto ciò porta inevitabilmente a sbagliare le strategie. Ma quello che preoccupa in questo momento, oltre alle strategie, sono gli strumenti per porle in essere. Siamo sicuri che aver regalato un pezzo così pregiato dell’ecosistema padano ad un ente burocratizzato (che per definizione si occupa di tutelare le aree del Mincio) sia la scelta giusta? Risulta dallo stesso comunicato che alla presenza di numerosi sindaci e amministratori, siano state illustrate modalità di riorganizzazione.

E quali saranno queste modalità? L’esperienza del vicino comune di Viadana all’interno del Parco dell’Oglio Sud dimostra che la strada per una effettiva e seria tutela dei territori passa da altri strumenti. E poi perché proprio il Parco del Mincio? Solo per ragioni di vicinanza politica? Quale sarà stata la logica che ha portato lì? E poi leggo sconcertato che con i nuovi soggetti alla gestione dell’Ente passerà dunque dagli attuali 4.406,76 ettari a 7.768,82 ettari. Bene un’area immensa quindi gestita da un unico soggetto.

Ma Pomponesco con la sua garzaia da 62 ettari che diventano 96 con le zone di rispetto (zone sic più zps) quanto potrà mai pesare nel nuovo organismo?

Di sicuro non più dell’1% e quindi troppo poco per poter pensare di essere in cima alle priorità di investimenti e programmazione, secondo me. Così impostata la questione dà adito al sospetto che il Comune semplicemente abbia scelto di sbolognare ad altri un problema. Senza al contrario aver saputo approfittare delle grandi risorse messe a disposizione da pnrr che avrebbero consentito una seria progettazione volta si alla tutela, ma contestualmente al rilancio di luoghi chiave della storia di Pomponesco.

Un progetto completo che sapesse valorizzare in toto l’area, dalla zona detta Montecitorio agli attraversamenti pedonali (e perché no ciclabili?) della riserva, creando un vero percorso naturalistico.

E invece oggi ci troviamo col rischio concreto che per organizzare la prossima corsa campestre in quell’area con ogni probabilità dovremo andare a chiedere un’autorizzazione ad un ente a porta Giulia, a 50 km circa da qua.

Perché qualcuno ha scelto di regalare un pezzo di territorio ad un ente lontano. Sarebbe bello sapere cosa ne pensano i nostri cittadini”.

redazione@oglioponews.it

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