Tu Quoque, a San Francesco venerdì
gli adolescenti, la fede e la speranza
Lo spettacolo lo hanno quasi interamente pensato loro. Si sono fortemente impegnati per farne dono a chi li vorrà andare a vedere, siano amici, familiari o sconosciuti. Lo hanno disegnato sulle loro spalle, mettendosi insieme, fianco a fianco
Un breve spettacolo che racchiude una riflessione. Ma sul quale le riflessioni possono essere molteplici. La prima, che ci fa piacere sottolineare, è il ritorno ad una normalità dopo le tenebre del Covid, il distanziamento, le maschere, la paura, gli stati d’ansia, l’isolamento e, in taluni casi, la perdita delle persone care. Un inno alla normalità dunque, ma anche l’ennesima dimostrazione (ove ve ne fosse bisogno) che loro ci sono, vogliono esprimersi, vogliono parlare. E noi vogliamo (e dovremmo sempre) ascoltarli.
Venerdì 20 maggio, alle 21, nella Chiesa di San Francesco, un gruppo di adolescenti accumunato da un percorso formativo catechistico presso la parrocchia di Santo Stefano metterà in scena uno spettacolo su un tema piuttosto complesso: la Fede. Il titolo è Tu Quoque. Testi, canti, danza, riflessioni più intime si intersecheranno tra loro grazie ai ragazzi, grazie alla regia di Angela Bigi e alle coreografie di Nilla Barbieri.
“Siamo sicuri che Dio esista veramente? Che c’entra Dio con la mia vita, a che serve, a che mi serve? Non basto già io?“. Questo il punto di partenza. I ragazzi metteranno in campo… “Le loro qualità, i loro punti di forza per lanciare un messaggio forte: la Fede è una scelta, per loro è un’ancora, un appiglio sicuro in ogni momento della vita. La fede può dare serenità e può portare alla vera felicità. La fede può essere vissuta dai giovani in modo attivo e creativo; insieme si riescono a fare tante cose e soprattutto l’amicizia si rinforza se vissuta facendo esperienze anche di dono agli altri“.
Lo spettacolo lo hanno quasi interamente pensato loro. Si sono fortemente impegnati per farne dono a chi li vorrà andare a vedere, siano amici, familiari o sconosciuti. Lo hanno disegnato sulle loro spalle, mettendosi insieme, fianco a fianco. Nella normalità, e in un piccolo spiraglio di maggior serenità, ritrovata al termine di un lungo tunnel. La luce? In questo caso quella di Dio ma anche quella dell’uomo, della socialità e della bellezza di stare insieme.
N.C.