Nasce ‘Lasae’, la piattaforma online
che aiuta chi ha subito un lutto
Una guida per orientare e informare sulle questioni pratiche che la morte di una persona si porta con sé, dalla preparazione del funerale a cosa succede con i conti bancari. Un appoggio emotivo per avvicinare e stimolare le persone ad aprirsi a ricevere un supporto, tra i tanti percorsi oggi disponibili, dal counseling alla terapia online. Ma anche uno spazio di riflessione dove condividere storie, per accompagnare una trasformazione personale che sfocia spesso in un cambio di rotta e di postura, sia dal punto di vista personale che professionale. È con questi obiettivi che nasce ‘Lasae’, una piattaforma online rivolta a chi ha vissuto un lutto, a chi lo sta per affrontare o a chi si trova vicino ad una persona che lo sta attraversando, affinché “nessuno debba più sperimentare la preoccupazione, la solitudine e l’incertezza economica, sociale e lavorativa di fronte alla morte di una persona cara”.
Il progetto è stato ideato da Natalia Pazzaglia, nata a Roma nel 1987, consulente e formatrice nel project management e nello storytelling per il sociale alla Scuola Holden di Torino, con alle spalle una lunga esperienza nel settore no-profit e delle ONG. La Dire l’ha intervistata.
Intanto, perché la scelta di questo nome, ‘Lasae’? “Il nome ‘Lasa’ deriva dalla mitologia etrusca. Le Lase erano divinità protettrici, spesso raffigurate in forma alata, con sembianze femminili. Il loro compito era di accompagnare chi partiva verso l’aldilà e di sorreggere, consigliare e proteggere chi restava nel mondo dei vivi. Questo termine è poi stato parzialmente mutuato dalla religione cristiana per le figure degli angeli custodi. Il nome ‘Lasae’ vuole insomma richiamare da un lato l’idea che ciascuno di noi possa avere una lasa che l’accompagni, sorregga e consigli nel momento del lutto, dall’altro la comunità delle lase e quindi l’aspetto di gruppo e comunità che il progetto vuole creare”.
Come è nata l’idea di creare la piattaforma? “Quando avevo dieci anni è venuto a mancare il mio papà, Narcisio, mentre lo scorso anno è morta mia mamma, Maria Vittoria, dopo una lunga malattia. Avrei dovuto essere ‘preparata’, diciamo così, ma non lo ero affatto. Ho vissuto due lutti in età molto diverse e questo mi ha portato ad interrogarmi sulle differenze che ho vissuto in prima persona nell’elaborali: quando morì il mio papà ero una bambina, non avevo molta contezza di quello che era accaduto, e ho impiegato tanti anni a superare il lutto dal punto di vista emotivo; la morte di mia mamma l’ho affrontata invece in maniera diversa, vivendo da un lato la difficoltà emotiva, ovviamente sempre presente quando si perde una persona, dall’altro ho avuto un’enorme difficoltà pratica nel gestire tutto quello che si deve affrontare in questi casi a livello burocratico e organizzativo. Dopo un lutto, inoltre, c’è una grande richiesta sociale nel tornare di nuovo subito efficienti, anche a lavoro, che è davvero molto faticosa da sostenere, direi ingiusta. Per questo ho pensato che la mia esperienza fosse utile per farne nascere qualcosa di buono per gli altri”.
Quali sono state le difficoltà pratiche più grandi con cui si è scontrata? “Senz’altro il dover reperire informazioni in un momento doloroso in cui ti senti smarrita. Il problema poi non è tanto trovare un commercialista, quanto capire cosa chiedergli. Nessuno ci prepara a questo tipo di eventi e ci si rende conto, nel peggior momento possibile, di non avere conoscenze da quel punto di vista. È vero, non tutti si ritrovano come me ad affrontare un lutto da soli, ma mi rendo anche conto che per la struttura sociale dell’Italia non è detto che una donna che perde il marito a 65 anni sia in grado di gestire da sola le pratiche burocratiche e le incombenze organizzative”.
Ma tornando alla piattaforma, come è strutturata esattamente ‘Lasae’? “Si tratta di un progetto avviato a marzo ma ancora in costruzione, destinato a crescere nel tempo. Per ora ci sono il sito ed una newsletter, ma da giugno verranno pubblicati sulla piattaforma una serie di pillole video di 10 minuti di professionisti esperti ciascuno nel loro settore, dal commercialista, che parlerà delle principali questioni che bisogna gestire quando si ha una perdita, all’avvocato, che spiegherà per esempio che cos’è una successione o quali sono le tempistiche da rispettare; così come interverrà il responsabile di una società di pompe funebri ed uno che si occupa di cremazioni”.
Che tipo di aiuto psicologico, in particolare, potrà trovare su ‘Lasae’ chi ha subito un lutto? “Per ora nella nostra community gli utenti condividono online le loro esperienze di lutto e l’idea è quella di far crescere questa comunità. Quanto alla parte più strettamente emotiva, come dicevo, pensiamo di inserire sulla piattaforma anche pillole video di esperti, però questo è un discorso delicato che merita da parte nostra ancora una riflessione. Personalmente ritengo che non bisognerebbe ‘dirigere’ le emozioni o fornire soluzioni facili, perché il dolore è un qualcosa di molto personale, così come ‘Lasae’ non vuole in alcun modo sovrapporsi a progetti già esistenti. L’obiettivo finale, allora, è creare una grande community di persone che potrebbero in futuro incontrarsi in presenza per condividere le proprie esperienze”.
Un po’ come già accade negli Stati Uniti? “Esatto. Negli Stati Uniti, ma anche in Canada o in Inghilterra, esistono tantissime realtà che organizzano incontri online o in presenza tra persone che hanno avuto un’esperienza simile. E non sto parlando del gruppo degli ‘alcolisti anonimi’ o di gruppi di terapia, ma di comunità di persone che tramite la condivisione di vissuti dolorosi e con una giusta narrazione riescono davvero a supportarsi l’uno con l’altro. Credo che questo in Italia manchi rispetto ad altri Paesi, anche a livello di community online. Sul nostro sito ci sono dei form che gli utenti possono compilare per raccontare la propria storia, cosa che già hanno iniziato a fare in molti, perché l’obiettivo è soprattutto quello di raccogliere esperienze e segnalare magari quei servizi che hanno o non hanno funzionato. Tutto questo per cercare di aiutare le persone a superare un momento molto difficile, perché la morte è ancora un tabù ma parlarne è sicuramente terapeutico”.
Agenzia Dire