Gussola, una Madonna
del Ghislina a Borgolieto
Una scoperta eccezionale. Se la data 1755, graffita sul timpano dell’ingresso del portico (annesso all’oratorio di Borgolieto), vuole indicare l’anno della ristrutturazione del complesso, l’ipotesi di un ultimo cantiere ghislinesco risulterebbe credibile in quella circostanza. GUARDA IL SERVIZIO TG DI CREMONA 1
Una delle scoperte più affascinanti che mi è capitato di fare lo scorso anno durante il lockdown, percorrendo a piedi l’argine maestro da Agoiolo a Gussola, è stata la chiesa di San Benedetto nella località di Borgolieto. Me la sono vista spuntare da un gruppo di alberi e formare subito un insieme pittoresco; ma non appena sono sceso dall’argine e mi sono accorto della sopraelevazione del sagrato (un tempo cimitero di Borgolieto), cinto da un antico muretto, ho avuto la sensazione di sprofondare nel tempo: il sito stesso, nella sua particolarissima conformazione denuncia tutta la sua antichità che invece la chiesa, un po’ avara in tal senso, a causa dei rifacimenti che nel corso del tempo ha subito, parrebbe invece occultare. E l’emozione più grande l’ho provata alla vista del portico d’ingresso cui è annesso un oratorio, al momento non visitabile per ragioni di sicurezza in quanto staticamente compromesso. Ho immaginato, probabilmente sbagliando, di trovarmi di fronte a un antico ospizio per i pellegrini, come ne sorgevano talvolta nei pressi del Po, mentre il documentato libro di Marco Cappa, dedicato appunto alla chiesa, m’informa trattarsi di «una stanza ad uso di oratorio per la Compagnia del SS. Sacramento».
Ecco un “luogo del cuore” – mi sono detto – che va preservato nella sua integrità in quanto inscindibile dal suo paesaggio; un posto unico, irripetibile, miracolosamente consegnatoci da un remoto passato per parlare ancora al presente, da custodire come il bene più prezioso di una comunità. Di questo luogo, in realtà, prima dell’incontro fatale, io avevo avuto notizia da Giuseppina Bacchi, animatrice, assieme ad alcuni suoi colleghi della Scuola Media di Gussola, di quella riuscitissima manifestazione di sabato di cui non potrei dire e scrivere meglio di quanto abbia fatto Nazzareno Condina su questa testata. Da quella bella festa, accanto alle precisissime informazioni storiche che ho imparato da vivaci ed entusiasti studenti di dodici anni, ho realizzato una cosa fondamentale, ovvero che non sarà l’arte a salvare il mondo se già sentiamo il rumore di fondo di una guerra incombente, e non saremo neppure noi appassionati di arte e di storia, né qualche ministro lungimirante, ma saranno i bambini a salvare sia l’arte che il mondo, se solo smettessimo di rubare loro il futuro.
E proprio qui a Borgolieto, attorno a questa classe di ragazzi di Gussola si è stretta una piccola comunità pronta a riappropriarsi, o meglio a restituire al mondo la sua appartata chiesa, col proposito di promuoverne la conoscenza, il recupero, la tutela e valorizzazione.
Fra gli appassionati promotori di questa impresa, da qualche tempo Franca Filipazzi mi sollecitava a visitare l’oratorio affinché esprimessi un parere sui lacerti degli affreschi che l’adornano. Finalmente questa circostanza, grazie a Franca, ha potuto avverarsi proprio sabato scorso e la sorpresa non è stata inferiore a quell’imbarazzo che mi prende ogni volta che mi trovo di fronte a opere d’arte sconosciute. Purtroppo nella mia vita ho fatto troppe cose diverse, ho disperso energie in tante direzioni, e non posso dire che la situazione sia migliorata da quando ho iniziato ad occuparmi di storia dell’arte con più impegno e continuità perché ho speso più tempo nella salvaguardia dei beni che nello studio dei medesimi. Di fronte alla dilavata e assai consunta pittura raffigurante una Madonna con Bambino, quale pala murale dell’unico altare di questa piccola aula, – altare scomparso, ma la cui presenza è denunciata da una predella in cotto e da alcuni fori d’aggancio nella parete – mi si è accesa una lampadina, ovvero concretamente una proiezione di immagini quasi sovrapponibili, quelle che in un video costruito da Roberta Ronda e Nicola Turati, accompagnano la mostra sul Ghislina attualmente allestita presso il Museo Diotti di Casalmaggiore. Non ho alcun dubbio che l’autore di quel dipinto murale, come pure della cornice centinata che l’adorna e, con buona probabilità, delle colonne tortili che, con discreto effetto trompe-l’oeil, simulano una preziosa ancona, sia proprio Marcantonio Ghislina (Casalmaggiore, 1676 – Gussola, 1756), il più importante pittore casalasco del Settecento, pur in assenza, per il momento, di una prova documentaria. E se non si tratta del Ghislina in persona, sarà opera di un pittore della sua bottega, perché il marchio di fabbrica è evidente, come cercherò di dimostrare. Meno certa è invece l’attribuzione del fregio che corre intorno alla sala (perché di gusto più seicentesco – ma in Ghislina sono pure presenti certi anacronismi), dove girali vegetali si alternano a finte mensole dalle volute rigonfie e, ai quattro lati della sala, a cartocci raffiguranti emblemi, oggi quasi indecifrabili, ma probabilmente allusivi alle virtù della Vergine.
In merito alla soluzione della finta cornice e dei suoi ornamenti, i riscontri non mancano, pur entro declinazioni variate, come nelle pitture murali della chiesa monastica di Santa Chiara (1719) a Casalmaggiore.
Quanto al volto della Madonna, i rapporti si fanno più stretti perché, al di là della tipologia abbastanza comune, ci sono alcuni tratti tipici che riguardano forme e modalità chiaroscurali – si noti per esempio l’ombra sulla guancia e sotto il labbro inferiore – e che rivelano la matrice comune quale di deduce nelle opere di autografia accertata, a Casalmaggiore e a Dosolo, appartenenti a periodi diversi. Sotto questo profilo si pone il problema della datazione delle pitture murali di Borgolieto perché tanto una datazione alta, quanto una riferibile all’ultima produzione del pittore, avvenuta proprio a Gussola, sarebbero entrambe plausibili. Non tragga in inganno la relativa semplicità delle figure della Vergine e del Bambino, perché quel che rimane delle originarie pitture è poco più che una magra stesura di fondo (in alcuni punti una sinopia) sul sottile strato di intonaco sovrapposto a probabile precedente decorazione (così come pare di notare nei punti scrostati). Questo sembra calzare perfettamente con la tipica modalità esecutiva, tanto della pittura su tela che su muro, praticata nella bottega di Ghislina, dove la prima magra stesura di colore veniva poi arricchita da pennellate più corpose volte ad aggraziare le forme e a conferire senso plastico con lumi ed ombre. La finta ancona, con le colonne salomoniche binate a reggere un timpano arcuato e spezzato, specialità di quadraturisti la cui tradizione, dai Natali in poi, è ben presente a Casalmaggiore e che poteva trovare modelli nelle tavole che adornano la Prospettiva (1693-1700) di Andrea Pozzo (un vero e proprio manuale per pittori e architetti), oltre che riprese architettonico-plastiche in pieno Settecento sugli altari di molte chiese del Casalasco, autorizzerebbe a pensare tanto una datazione precoce (diciamo entro il secondo decennio, epoca delle pitture per Santa Chiara), quanto una molto più avanzata. Del resto Ghislina in tarda età risulta attivo proprio a Gussola e nella chiesa di Borgolieto gli sono state riconosciute due tele poste originariamente ai lati del presbiterio, ovvero Rebecca al pozzo e Cristo e l’adultera. Come c’informa Roberta Ronda, studiosa del pittore, nella Storia della Parrocchia di Gussola (1884) stilata dal parroco Francesco Faverzani sulla base di memorie lasciate da don Andrea Ghislina (figlio del pittore e parroco a Gussola dal 1743 al 1764), l’autore sostiene che Marcantonio avrebbe realizzato in tarda età (ormai ottantenne) degli affreschi, risultando il suo nome ancora sul registro dei mandati di pagamento alla data 1756, anno della sua morte. Che parallelamente abbia lavorato anche a Borgolieto? Se la data 1755, graffita sul timpano dell’ingresso del portico (annesso all’oratorio di Borgolieto), vuole indicare l’anno della ristrutturazione del complesso, l’ipotesi di un ultimo cantiere ghislinesco risulterebbe credibile in quella circostanza. In attesa di conferme documentarie, si auspica un rapido intervento di consolidamento e di restauro, in via prioritaria di questo piccolo edificio (e poi della chiesa di san Benedetto), prima che il tempo e l’incuria li cancellino per sempre. Ora l’attribuzione a un maestro del Settecento delle decorazioni che l’adornano ne accresce l’importanza e la preziosità.
Per chi non conosce il pittore, stanti le difficoltà di trovare aperti i luoghi sacri che custodiscono le sue opere, vale la pena una visita alla citata mostra “Marcantonio Ghislina trecento anni dopo” aperta sino al 22 maggio presso il Museo Diotti, dove, oltre a un dipinto recentemente restaurato, in prestito da Commessaggio, a proiezioni e a materiale documentario, sono esposte in forma permanente quattro tele appartenenti alla maturità di questo maestro.
Valter Rosa
IL DOCUMENTO FOTOGRAFICO IN PDF: Borgolieto