Cronaca

Zibello piange Lino Michelazzi,
70 anni, un vero uomo del Po

Un vero uomo del Po, di quelli che col Grande fiume sanno instaurare un rapporto più che viscerale, con l’acqua che scorre nelle vene, che amano calpestare la sabbia e non sanno andarsene dalle nebbie invernali né tantomeno dalle afose giornate estive.

Ci sono uomini visceralmente legati alla loro terra al punto che non la lascerebbero mai, nemmeno per tutto l’oro del mondo. Che di fronte ad una proposta di lavoro dal Lago di Como, alla possibilità di una vita agiata tra le suggestioni delle terre lariane, sceglierebbero sempre e comunque le nebbie, il caldo afoso, il canto delle cicale delle lande del Po. Uomini, e donne, dallo spirito terragno e anarcoide, geniale e singolare tipico della gente del Grande fiume.

Uno di questi era Lino Michelazzi, 70 anni appena compiuti, nato e vissuto nel “cuore” di Zibello, da dove non si è mai mosso. Del Grande fiume Lino conosceva tutto, lo ha solcato in lungo e in largo per anni. Per lui il Po è stato fonte di vita, infatti grazie alla sua qualifica di capitano fluviale ha trascorso intere giornate sulle sue acque alla guida delle bettoline (le caratteristiche navi da fiume che si utilizzano per il trasporto di sabbia e ghiaia) alle dipendenze dell’impresa Molinaro di Cremona prima e della cooperativa Lelio Guidotti Polesine poi. In passato era anche stato cercato da una azienda di Como, che gli aveva offerto la possibilità, vista la sua qualifica, di pilotare le navi per il trasporto dei passeggeri sul lago; ma lui, senza pensarci due volte, aveva detto “No”, perché per nulla al mondo si sarebbe allontanato dalla sua Zibello e dal suo fiume.

Un vero uomo del Po, di quelli che col Grande fiume sanno instaurare un rapporto più che viscerale, con l’acqua che scorre nelle vene, che amano calpestare la sabbia e non sanno andarsene dalle nebbie invernali né tantomeno dalle afose giornate estive. Che preferiscono due chiacchiere al bar, o in piazza, con gli amici di sempre, quelli fidati, senza nemmeno prendere in considerazione la possibilità di lasciare tutto per altri lidi.

Un grande, uno di quelli a cui era impossibile non affezionarsi. Era normale incontrarlo durante le sue passeggiate in paese: in ogni occasione sapeva riservare per tutti una battuta, una parole simpatica, un sorriso. Era anche un uomo di profonda fede mariana; più volte era stato sia a Lourdes che a Fatima mentre, localmente, era legato al santuario mariano di Fontanellato e non si perdeva un rosario durante il mese mariano di maggio. Tifosissimo della Juventus, in passato aveva lavorato anche per una ditta locale e, per un breve periodo, era stato bidello alla scuola elementare conquistando immediatamente i bambini grazie alla sua straordinaria simpatia. Profondo il legame con la sua famiglia, con la moglie Giuseppina, la figlia Annalisa, la mamma Franca ed i nipotini Andrea e Nicole (senza dimenticare il fratello Daniele, purtroppo improvvisamente scomparso pochi anni fa).

Basti pensare che il 21 febbraio scorso, per il 49esimo anniversario di matrimonio, nonostante fosse ricoverato in terapia intensiva era riuscito a contattare una oreficeria della zona per far giungere alla moglie una splendida collana in oro: per dirle Grazie degli anni passati insieme e delle cure premurose che gli ha costantemente riservato. Cose che solo i migliori, quelli con un cuore immenso, sanno fare.

Un legame, quello con la famiglia, particolarmente profondo, che si è materializzato anche nel momento doloroso della morte, con la moglie che gli era accanto con le note di “Oh Diana” di Adriano Celentano (la sua canzone preferita) e i messaggi vocali dei nipotini che gli rinnovavano tutto il loro affetto. Lunedì 9 maggio, alle 20.45, sarà recitato il rosario nella parrocchiale di Zibello dove martedì mattina, 10 maggio, alle 10.30, si terranno i funerali.

Eremita del Po, Paolo Panni

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