Cronaca

Stazione di Casalmaggiore,
solito degrado, nulla di nuovo

Avremmo voluto scrivervi il pezzo del miracolo, ma così non è. Casalmaggiore vale poco più di Mezzani, che la segue appena al di là del ponte, poco più, per dirla elegantemente, di un ceppo

Non è cambiato nulla. Oh, intendiamoci, non è che ci aspettassimo il miracolo di San Gennaro con lo scioglimento del degrado nel nulla, ma un qualche piccolo segnale, quello sì. E invece, ieri mattina, la stazione di Casalmaggiore si presentava (ancora) così. In verità eravamo andati sempre per un’altra questione (ci avevano segnalato del monocarrozza delle 7.15 insufficente a raccogliere tutti gli studenti. Ieri almeno c’era il bicarrozza, e tutti si sono potuti accomodare senza sperare di potersi ricavare un piccolo anfratto all’interno della carrozza. Intanto che eravamo lì abbiamo dato un occhiata a quello che scrivevamo poco meno di due mesi fa, l’8 marzo, relativo al degrado.

Avremmo voluto scrivervi il pezzo del miracolo, ma così non è. Casalmaggiore vale poco più di Mezzani, che la segue appena al di là del ponte, poco più, per dirla elegantemente, di un ceppo. Oh, reintendiamoci dopo esserci intesi per una prima volta ad inizio pezzo, le Ferrovie hanno le loro responsabilità, e sono responsabilità importanti: tra le altre quella di aver lasciato il presidio senza più nessuno fisicamente a gestirlo. E quella, per quello che riguarda le aree più dimesse, di non aver mai pensato anche ad una semplice sistemazione. Ma il resto lo hanno fatto bande di sbandati e qualche viaggiatore poco incline all’educazione. Mettere in mano tutto alla tecnologia ha i suoi vantaggi economici, ma il costo sociale è alto.

Le foto di Alessandro Osti testimoniano il degrado. Non serve, con le parole, che ci dilunghiamo oltre: le immagini parlano già da sole. E potete starne certi, quella fotografata è proprio la stazione di Casalmaggiore. Non una stazione da terzo mondo. Fa già parte del quarto.

N.C.

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