Cronaca

Sanità tra Cremona e Oglio Po:
le proposte dall'incontro coi sindaci

Requisito fondamentale per ottenere questo servizio che qualificherebbe e di molto, la sanità non solo cremonese, ma di un’ampia fetta di sud Lombardia, è la coesione del territorio. Anche l’Asst di Mantova ha le stesse ambizioni di Cremona e qualche carta in più per aggiudicarselo.

L’Asst di Cremona proporrà alla Regione l’attivazione, all’interno del nuovo ospedale di Cremona, di un dipartimento di emergenza e accettazione (Dea) di II livello, un gradino in più rispetto a quello attuale. Quindi con una presenza di specializzazioni e di possibilità interventistiche, anche a livello di pronto soccorso, molto più consistente rispetto ad oggi. E’ questa una delle proposte qualificanti che l’Azienda ospedaliera di Cremona ha proposto alla Regione, all’interno del Poas, il piano organizzativo che ridisegna lo sviluppo della sanità cremonese, “costruito per creare tutte le condizioni necessarie per ambire al Dipartimento Accettazione Emergenza (DEA) di secondo livello funzionale al progetto nuovo ospedale”.

Lo ha spiegato lunedì pomeriggio il direttore dell’Asst Giuseppe Rossi nell’assemblea dei sindaci del distretto Cremonese che si è riunita in aula magna su invito del presidente Gianluca Galimberti e del presidente dell’azienda consortile Roberto Mariani.

Requisito fondamentale per ottenere questo servizio che qualificherebbe e di molto, la sanità non solo cremonese, ma di un’ampia fetta di sud Lombardia, è la coesione del territorio. Anche l’Asst di Mantova ha le stesse ambizioni di Cremona e qualche carta in più per aggiudicarselo.

VISITE ED ESAMI DI SERA – Tra le altre novità, l’adesione dell’ospedale cremonese e dell’Oglio Po a quanto richiesto da regione Lombardia, ossia la possibilità di fare visite ed esami in orario serale. Dal 7 maggio gli ospedali di Cremona e Casalmaggiore garantiranno l’ampliamento dell’offerta di prestazioni radiologiche (TAC, Mammografie e RM), iniziativa rivolta ai soli  residenti in Regione Lombardia.
Questi i primi giorni calendarizzati: a Cremona Tac senza mezzo di contrasto 7-8-15-22-28-29 maggio, dalle 14 alle 17; 4 e 23 maggio, dalle 20 alle 23. Mammografie invece dal mese giugno, quando è previsto anche l’ingresso di un nuovo medico radiologo specializzato in senologia.
All’Oglio Po le aperture serali sono per le mammografie i giorni 9 e 16 maggio, dalle 20 alle 24; per le Risonanze Magnetiche il 14 e 21 maggio, dalle 14 alle 18.

LA CARENZA DI PERSONALE – Molti altri i temi trattati. Cruciale la ricerca di medici specialisti: “L’attività di reclutamento del personale sanitario – ha spiegato Rossi –  nel triennio 2019-2021 è stata impegnativa e ha visto la pubblicazione di 107 bandi di concorso, di cui tre andati deserti, che hanno coinvolto 1024 candidati. Più dell’86% dei candidati ha provenienza extraterritoriale (diverse parti di Italia).
I bandi di concorso per dirigenti medici già pubblicati nel 2022 sono 11 (a cui vanno aggiunti 2 in fase di pubblicazione e altri 2 che verranno indetti entro dicembre) per un totale di 36 posizioni disponibili.
Nel 2021 i medici che per motivi diversi hanno cessato l’attività presso l’ASST di Cremona sono stati 56 e ne sono stati assunti 53. Gli infermieri che hanno cessato l’attività sono 101 a fronte di 134 assunti.

MAMMOGRAFIE – Si è parlato anche del tema più volte alla ribalta negli ultimi tre mesi, ossia la difficoltà di prenotare le mammografie, una delle questioni sollevate dalla riorganizzazione di Area Donna all’interno di Oncologia: “Alle pazienti che necessitano del controllo annuale – ha spiegato Rossi –  viene dato l’appuntamento per il 2023, le prestazioni senologiche con priorità a 60 giorni vengono eseguite nei tempi e (dal prossimo giugno) l’equipe di radiologia senologica si arricchirà di un nuovo radiologo specializzato”.

I dati forniti mostrano una ripresa dell’attività, dopo il crollo del periodo pandemico, per quanto riguarda le prestazioni di Area Donna:

Per quanto riguarda le Case di Comunità, si è parlato dell’inizio di attività per quella di Soresina dove sono operativi gli infermieri di famiglia (Punto Unico di accettazione – PUA) per la presa in carico dei pazienti cronici e gli specialisti di geriatria, terapia del dolore e psicologia.

Rossi ha anche illustrato i numeri in crescita delle attività di Neurochirurgia (15 interventi complessivi nei primi 4 mesi dell’anno; nel 2021 furono 22 i tutto l’anno); e della Chirurgia, anche con tecniche innovative (316 interventi da quando è iniziato il 2022; 227 nell’intero 2021).

Paola Tacchini, Cristina Marenzi, Cinzia Zampini, Luigi Armlllotta: il Comitato per Area Donna ha raccolto nel pomeriggio, davanti all’ospedale, altre 200 firme per mantenere l’assetto originario dell’unità operativa che eroga le cure oncologiche al femminile

I PRIMI COMMENTI – L’assemblea era riservata agli amministratori del territorio cremonese, ma solo 17 su 48 aventi diritto si sono presentati. Presenti invece diversi primari, i consiglieri regionali Federico Lena e Marco Degli Angeli; i parlamentari  Luciano Pizzetti e Simone Bossi.

LUCA NOLLI E MARCO DEGLI ANGELI – Ammesso a partecipare il consigliere comunale  M5S Luca Nolli, uno di quelli più vicini alle istanze del Comitato per Area Donna che aveva indetto un presidio fuori dall’ospedale (raccolte oltre 200 firme contro la chiusura):  “Sono stati illustrati numeri positivi sull’attività dell’ospedale, quasi un pamphlet pubblicitario – ha detto Nolli -Tutto poi va calato nella realtà: ad esempio, ben venga il nuovo ospedale, ma vedremo cosa succederà se dovesse verificarsi una nuova pandemia, con la prevista forte riduzione di posti letto”.

“Sintomatico che il direttore generale ci abbia salutato dicendo che ci vedeva per la prima volta – commenta Marco Degli Angeli, consigliere regionale M5S-. E’ significativo del fatto che né l’azienda ha mai cercato di costruire un progetto per la nuova sanità condiviso con il territorio, né che il territorio l’ha mai chiesto. Questo era un incontro a porte chiuse coi sindaci, a mio parere l’azienda dovrebbe coinvolgere la cittadinanza ed essere più trasparente.

Per quanto riguarda l’ottenimento di un Dea di II livello, c’è stata una sorta di ‘chiamata alle armi’ del territorio per ottenerne l’assegnazione da parte della Regione superando la competizione con l’Asst di Mantova. Ma tra territori non deve esserci competizione, deve esserci una sanità che risponda ai bisogni in base a una progettualità. Purtroppo è emerso che Cremona parte svantaggiata rispetto a Mantova perchè l’area del Casalasco Viadanese, per decreto regionale, è passata sotto la competenza dell’Asst di Mantova e quindi sarà quella ad ottenere più risorse”.

“Per quanto riguarda le Case di Comunità, diciamo che per ora è stata fatta un’operazione immobiliare, più che sanitaria, andando ad individuare quelle sedi che potevano ospitare i servizi, vedi Soresina ad esempio. Oggi viene chiesto ai sindaci di fare una mappatura dei bisogni del territorio, ma questo andava fatto ben prima. Insomma, la riforma della sanità territoriale mi sembra che sia procedendo al contrario di quello che avrebbe dovuto essere”.

LUCIANO PIZZETTI – Ha parlato anche Luciano Pizzetti, Pd: “L’incontro, anche se tardivo, è stato importante perchè ha rimarcato che la costruzione del nuovo ospedale servirà anche per ottenere un DEA di secondo livello. Non si tratta di una sigla, ma di una serie di servizi migliorativi dell’attuale dipartimento di emergenza e accettazione, un’occasione per aumentare la qualità dell’offerta di salute ed essere un punto di riferimento non solo locale.
E poi la cosa che è emersa con sufficiente chiarezza, è stata la la condivisione dei sindaci, ce n’erano diversi, a testimonianza che il tema non riguarda solo Cremona.
Mi sarei aspettato polemiche, invece mi è parso finalmente un incontro in cui si è condivisa la necessità di marciare uniti. Numeri alla mano, è stata smentita anche questa fola che l’ospedale di Cremona sia di serie B, d’altra parte fa parte della sanità lombarda che, comunque la si giudichi, è molto più rilevante di altre.

“Al netto di tutte le cose che non funzionano nella sanità lombarda, a partire dal rapporto con il territorio, anche l’ospedale è fondamentale per ricostruire questo legame, l’investimento è poderoso e non deve essere confuso con la riorganizzazione dei reparti”.

“Sulla vicenda di Area Donna, io non sono per snobbarla: quando vengono tolte determinate condizioni di accoglienza a persone malate, una riorganizzazione va fatta per far sì che le donne che vanno lì si trovino nella condizione migliore. Ma questo non ha a che fare con la dinamica della cura né con il nuovo ospedale”.

Tornando al Dea, anche l’ospedale di Mantova lo vuole. “Questo è un punto nevralgico: il problema è che questo territorio non è consapevole della forza che ha ed è costantemente diviso. Il punto a favore di Mantova è che ha una popolazione più elevata e tutti si riconoscono nel capoluogo, che ha una sola Asst, mentre Cremona, provincia allungata, ne ha due, una nel capoluogo e una a Crema.
Mantova può camminare sul piano, Cremona deve scalare l’Everest. Detto questo però, se dobbiamo pensare a un Dea che risponda ai bisogni della bassa Lombardia, allora Cremona è baricentrica rispetto a Mantova e Lodi e questo è un punto a favore.

L’azienda sanitaria di Cremona è la metà di quella mantovana. Il nuovo ospedale serve ad avere più qualità nella sanità, e anche a risultare più appetibile per l’arrivo di medici, la cui carenza non è un problema solo cremonese ma nazionale, frutto di decisioni sbagliate degli ultimi 15 anni, a cui il Governo sta ponendo rimedio. Per aumentare l’appetibilità occorre innalzare la qualità dell’offerta; investimenti, tecnologia, offerta, questo è importante che avvenga nel nuovo ospedale. E nel frattempo, nell’attuale ospedale è giusto investire non sui muri ma sulle tecnologie”.

L’incontro di lunedì non ha fatto chiarezza sulla seconda Casa di Comunità prevista nell’ex Inam di Viale Trento e Trieste. “Lì servono risorse aggiuntive, il Pnrr ti dà l’opportunità di 1 milione e mezzo su immobili di proprietà. Ora come ora tutte le risorse pubbliche statali, regionali e del Pnrr su Trento e Trieste ad ora non ci sono. Ma siccome è un punto significativo, si sta lavorando per trovare queste risorse”.

E qui scatta un discorso più generale. “In questi anni, tra Regione, Stato, investimenti privati, sulla città sono arrivati tanti di quei soldi che non abbiamo mai avuto, invece siamo ancora qui al piagnisteo.
Il rischio è che tra aumento dei prezzi e revisione del Pnrr, non vorrei che alla fine ci fosse una riduzione reale del disponibile e che a rimetterci siano i territori più litigiosi. Stiamo scherzando col fuoco. Siamo sempre a piangerci addosso e non vediamo le grandi cose che il territorio genera e produce. La critica è fondamentale, pretendere che si facia sempre meglio è necessario, ma non vedere mai le cose positive è deleterio”.

FEDERICO LENA – Anche il consigliere regionale della Lega Federico Lena tira le somme. “Il  futuro della sanità di questo territorio si gioca in larga parte sul tavolo del progetto ‘nuovo ospedale’, un’occasione irrinunciabile, ma a una condizione: Cremona dovrà aggiudicarsi il dipartimento di emergenza e accettazione (DEA) di secondo livello”.

“Il DEA è presupposto fondamentale per assicurare all’ospedale le funzioni ad alta specializzazione legate all’emergenza, attraverso unità complesse quali neurochirurgia, cardiochirurgia, terapia intensiva, chirurgia toracica e chirurgia vascolare. Il direttore Rossi ha annunciato che il prossimo 4 maggio l’ASST di Cremona consegnerà in Regione Lombardia la proposta di un nuovo piano di organizzazione (POAS) costruito per creare le migliori condizioni affinché l’ambizioso obiettivo possa essere raggiunto.

Se il primo passo concreto può dirsi compiuto, non è così per il risultato che non è scontato: anzi. La partita è apertissima e il motivo è semplice: Cremona dovrà contendere il ‘tesoro’ con l’assai determinata Mantova. I fattori che possono favorire o penalizzare l’una e l’altra città sono molteplici e meritano nuovi approfondimenti. Per ora mi limito a sollevare qualche ragionevole dubbio, ad esempio: siamo sicuri che il nuovo assetto territoriale dell’area casalasco-viadanese in capo all’ASST di Mantova sia un dettaglio di poco conto?
In che misura il potenziamento dell’Ospedale Oglio Po resisterà a questo assetto? Le diverse parti politiche e sociali del cremonese sono disposte a giocare insieme e in unica direzione, per fare in modo che questo territorio acquisisca il Dea di secondo livello e rafforzi la sua identità in tema di sanità pubblica? Le dichiarazioni degli stakeholders fanno ben sperare. Ma il tempo sarà galantuomo. Come sempre”.

FUGA DI MEDICI? – Ad emergere lunedì è stato anche il tema del reclutamento di personale sanitario. “Ciò che viene impropriamente definito fuga dei medici – afferma Lena –  è in realtà una faccenda complessa, legata sia alla carenza fisiologica (problema che si sta cronicizzando anche nel nostro Paese) sia alla fluidità di un mondo del lavoro globale che offre ai professionisti della salute un’ampia possibilità di scelta. A tale proposito, i dati presentati dal direttore generale Giuseppe Rossi ribaltano il paradigma: se è vero che alcuni professionisti, negli ultimi tre anni (e non solo), hanno lasciato l’ospedale di Cremona per scelta o per cessata attività, è altrettanto vero che al loro posto ne sono arrivati altri e di grande valore.

“Un turn-over che ha visto un encomiabile impiego di energie da parte della direzione strategica. Per fare qualche esempio basta pensare all’arrivo di Erika Maria Viola (Direttore Ortopedia), di Luca Pianta (direttore otorinolaringoiatria), di Gian Luca Baiocchi (direttore chirurgia) e di Fabrizio Verweij (direttore urologia).

“In buona sostanza, parlare di “fuga” senza argomentare lascia il tempo che trova e rischia di diventare una mera semplificazione strumentale. I dati raccontano un’altra storia: nel 2021 i medici che per motivi diversi hanno cessato l’attività presso l’ASST di Cremona sono stati 56, ma ne sono stati assunti 53. I bandi di concorso già pubblicati nel 2022 sono 11 (2 sono in fase di pubblicazione e altri 2 verranno indetti entro dicembre) per un totale di 36 posizioni a tempo indeterminato per dirigenti medici.

Sempre nel 2021 hanno cessato l’attività 101 infermieri a fronte di 134 assunti. Non è tutto, fra il 2019 e il 2021 sono stati indetti ben 107 concorsi (di cui tre andati deserti) che hanno coinvolto 1024 candidati. Solo il 13.6% dei medici provenogno dal nostro territorio, l’86% dei candidati proviene da altre parti d’Italia. Quanti sono disposti ad accettare un incarico che implica il trasferimento a Cremona, sapendo che il mercato è ricco di opportunità”.

Lena riporta poi i dati dichiarati ieri da Rossi sull’aumento dell’attività di radiologia, anche delle mammografie, settore che ha dovuto scontare una grave carenza di personale esperto. “Con questo non voglio dire che va tutto bene, ma nemmeno che va tutto male. Spesso per capire bisogna approfondire e il confronto di ieri pomeriggio, in tal senso, è stato di grande utilità”.

gbiagi

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