Arte

Sabato 30 aprile il patrono di Piadàna
al teatro Olimpico di Sabbioneta

Pièce originale scritta, diretta e interpretata da Stefano Donzelli su musica, testi e personaggi di Michele Veneziano: Il Patrono di Piadàna sottotitolo Antologia Paesana per Quadri con Stefano Donzelli, Michele Veneziano, Marco Goi, Lorenzo Marasi, Lisa Lazzaro, Michela Lusa

Sei giovanissimi talenti, quattro dei quali casalaschi, sabato 30 aprile, alle ore 18 nel Teatro Olimpico di Sabbioneta portano in scena un paesino di campagna, una morte improvvisa, i pensieri e i segreti degli abitanti raccontati in una pièce originale scritta, diretta e interpretata da Stefano Donzelli su musica, testi e personaggi di Michele Veneziano: Il Patrono di Piadàna sottotitolo Antologia Paesana per Quadri con Stefano Donzelli, Michele Veneziano, Marco Goi, Lorenzo Marasi, Lisa Lazzaro, Michela Lusa.

Anno 2015: Marco Goi è curatore di una mostra collettiva di pittura, scultura, fotografia e digital-art allestita nei sotterranei del Palazzo Ducale a Sabbioneta intitolata “Diverse Prospettive”. A latere dell’esposizione Michele Veneziano costruisce e scrive una storia musicale, con un briciolo di struttura narrativa, semplice ma non facile, fatta di canzoni e personaggi diversi, dai toni folkloristici e universali. Nel 2019 il lavoro musicale viene rappresentato anche al Bar Centrale in una delle serate evento “La Centralissima” e Stefano, assistendovi, sente di dover rendere giustizia a quella che subito avverte come una produzione meritevole e propone a Michele di allargare il lavoro inserendovi una incursione teatrale. Ne nasce una rappresentazione che porta sul palco un musicista, la sua voce, la sua chitarra e sei canzoni intervallate da tagli di teatro, approfondimenti in prosa dei testi delle canzoni, scritti da Stefano e interpretati da sei attori.

Piadàna è un piccolo paese come ce ne sono tanti somewhere in the countryside, dove vivono pochi ma coloriti abitanti, permeato da tradizioni popolari, immobilismo e pettegolezzo come si conviene alle realtà rurali. La quiete e lo scorrere lento e sempre uguale della vita di campagna solitamente priva di avvenimenti eclatanti, vengono sconvolti dalla morte di un compaesano che, a causa di un attacco di cuore, si accascia esanime durante la festa del patrono. L’accadimento desta una serie di rumors tra cui quello che una ragazza, la bella del paese, ne sia la causa. Non c’è una narrazione nel senso classico del termine, bensì un insieme di quadri, di isole in cui si avvicenda la straordinarietà di vite comuni con temi ordinari quali i valori e gli stereotipi della tradizione contadina, i filòs e il chiacchiericcio da bar, la solitudine e la difficoltà a comunicare. Difficile distinguere forma e contenuto, la regia di Stefano indaga e pone una lente di ingrandimento sui personaggi nati dalla sensibilità artistica di Michele che si presentano attraverso canzoni di genere folk-popolare, entità a sé stanti che si relazionano secondo sistemi di valori standard e al tempo stesso differenti, senza entrare mai in scambi reciproci profondi. Il vero dialogo avviene tra musica e drammaturgia, tra canto e recitazione che, attraverso un processo dialettico, portano l’occhio dello spettatore a specchiarsi nella vita altrui, in quel microcosmo di “miserabili”, a scorgerne la banalità fino a riconoscersi somigliante; qui sta la bellezza della banalità, vedersi nell’altro e smettere di giudicare.

La scena si snoda su quattro livelli:
1) un musicista, un performer che suona per il suo pubblico senza curarsi di ciò che accade in scena
2) un musicista interno alla narrazione scenica, anch’egli un personaggio che suona per gli altri personaggi i quali non sanno di avere un pubblico
3) attori/personaggi che recitano in relazione col pubblico
4) attori/personaggi che si relazionano tra loro. Il gioco è un continuo rompere lo schema dello svolgimento, captare l’attenzione del pubblico, parlargli direttamente per poi negare lo sguardo, estraniarsi e vivere in terza persona una scena davanti a cui il pubblico da partecipe diventa voyeur.

“Un lavoro in verità semplice, dal travaglio breve e dalla lunga gestazione. Per ben due volte non siamo andati in scena perché in entrambi i casi la data del debutto ha coinciso con la chiusura dei teatri ma finalmente ci siamo. Un bellissimo scambio di linguaggi e creatività che ci ha fatto crescere, un’esperienza appagante nei rapporti e nell’arte. Quando si crea non si deve essere gelosi delle proprie idee, se non le condividi non c’è crescita e qui le abbiamo messe insieme. E’ un po’ come l’amore, gratuito, lo volevamo e lo abbiamo fatto… Perché bisogna sempre amare per primi!” (S. Donzelli – M. Veneziano)

Lo spettacolo, avendo luogo nel tardo pomeriggio, permetterà di presenziare anche al JAZZ DAY che si terrà alle 21 nel Teatro Comunale di Casalmaggiore.

In ottemperanza alle norme in vigore l’accesso all’evento è consentito solo con dispositivi di protezione individuale mascherine FFP2 e Certificazione Verde Green Pass COVID-19 da vaccinazione o guarigione (cd. rafforzato). Verranno richiesti via e-mail i nominativi dei partecipanti per la compilazione del registro presenze.

PER PRENOTARE IL PROPRIO POSTO A SEDERE REGISTRARSI AL LINK https://www.eventbrite.it/e/312906029357
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Giovanna Anversa

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