Cronaca

A 70 anni dalle nozze dei coniugi
Destri il ricordo di Giulio Destri

Veniamo alla dimensione privata: ci sono “strane” leggende sul fatto che loro raccontassero ai figli i miti greci e latini come favole. Posso rispondere solo in merito a me: siccome io mi annoiavo facilmente a sentire sempre le stesse storie, i miei genitori mi hanno raccontato, accanto alle favole “abituali”, una buona dose del repertorio dei miti greci e latini e di favole europee

Il 21 aprile 1952 si sposavano nella chiesa di San Leonardo in Casalmaggiore Giovanni e Matilde Destri, i fondatori del Ginnasio Liceo Classico “G. Romani”, nucleo originario dell’attuale Polo Romani. Generazioni intere di studenti sono stati loro allievi, molti di loro sono diventati imprenditori, professionisti, dirigenti, amministratori locali e nazionali. A loro è stata dedicata una via a Vicobellignano nel 2019, oltre che l’Aula Magna del Polo Romani. Oggi, a 70 anni di distanza, che insegnamento possiamo trarre da una vicenda umana personale e professionale? Ne parliamo con l’Ing. Giulio Destri, ultimo dei loro figli.

Giovanni e Matilde Destri sono stati quasi un pilastro della storia culturale e scolastica del Casalasco. Come è iniziata la loro “avventura” in comune?

Si sono conosciuti nel 1948 come colleghi presso le scuole di Casalmaggiore allora esistenti e poco tempo dopo si sono fidanzati. Mio padre, nato a Cremona, era cresciuto a Piadena e lavorava a Casalmaggiore già da alcuni anni, mia madre, nata a Sabbioneta, si era trasferita a Casalmaggiore con la famiglia da bambina e, prima ancora di laurearsi, aveva iniziato ad insegnare per poter contribuire al bilancio familiare. Come è avvenuta la fondazione del Liceo Romani?

Insieme ad un gruppo di insegnanti del Ginnasio, dell’Avviamento e della scuola di Agraria, hanno iniziato a lavorare alla cosa sino da fine anni’50, insistendo presso rappresentanti politici, muovendo tutte le leve possibili, sino ad ottenere la creazione del Liceo “Romani” nel 1967. Mio padre fu da subito il preside, mia madre la vice preside. Un fatto curioso fu quando mio padre andò in pensione la prima volta, mia madre divenne preside incaricato e vi rimase per due anni, poi per un cavillo burocratico a mio padre vennero revocati alcuni anni di servizio militare conteggiati per la pensione e dovette rientrare come preside, e mia madre tornò a fare la professoressa di lettere sino alla pensione.

Giovanni è stato impegnato anche in prima persona nella amministrazione pubblica, insieme anche a Renzo Sarzi Sartori, il fratello di Matilde.

Si, e infatti gli ultimi due anni della sua carriera come preside fu occupatissimo, perché era anche vice presidente della USL (l’attuale ASST) del territorio OglioPo (Casalasco e Viadanese). Ed è stato uno dei maggiori contributori alla creazione dell’Ospedale Oglio Po, grazie al fatto che in quel periodo c’era un accordo fra le varie amministrazioni locali. Ma già prima era stato presidente dell’Ospedale, e consigliere comunale nel quinquennio in cui mio zio Renzo era vice sindaco, negli anni’70. Entrambi si sono sempre occupati della “cosa pubblica” insieme a tanti altri casalaschi della loro generazione e dicevano che questa attività doveva essere un servizio per la società e non un mezzo per fare carriera o altro. Il rapporto fra loro era molto più di amici che non di cognati. Mia madre, dal canto suo, con 3 figli aveva poco tempo da dedicare ad impegni extra lavorativi, dovendo anche supportare in essi mio padre. E allora, prendendo spunto ed anzi “attualizzando” la storia passata faceva spesso lezioni di educazione civica a scuola.

Dal punto di vista culturale Giovanni, in mezzo ai vari impegni della cosa pubblica, ha scritto diverse opere. 3 libri di poesie (“Favola guerresca” del 1994, “Voce d’altro tempo” del 1996, “Ultima voce” del 2005) con scritti dal 1941 al 2002, il libro “Isola Amara” sulla propria esperienza di militare in Sicilia nel 1943. E numerosi saggi ed articoli su riviste letterarie. Scrivere gli piaceva molto, anche se non aveva molto tempo da dedicarvi.

Matilde negli anni come studentessa liceale e universitaria aveva vinto numerosi premi, anche a livello nazionale.

Mia madre aveva capacità linguistiche notevoli: oltre a parlare e scrivere correntemente sia in Latino sia in Greco (antico), conosceva anche bene Francese e Tedesco (in vacanza in Austria era lei a parlare con camerieri ed albergatori, in quanto mio padre conosceva bene solo il Francese). A partire dai 75 anni aveva studiato Inglese ai corsi per adulti delle medie (credo che sia stata per molto tempo l’alunna di maggiore età di quei corsi), ottenendo buoni risultati. Da ragazza aveva vinto diversi concorsi letterari e gare di traduzione simili all’attuale Certamen Ciceronianum e si era classificata nei primi 30 alle finali nazionali.

Veniamo alla dimensione privata: ci sono “strane” leggende sul fatto che loro raccontassero ai figli i miti greci e latini come favole. Posso rispondere solo in merito a me: siccome io mi annoiavo facilmente a sentire sempre le stesse storie, i miei genitori mi hanno raccontato, accanto alle favole “abituali”, una buona dose del repertorio dei miti greci e latini e di favole europee. E lo stesso faceva mia madre con i nipoti, passando da “Chiffon le Cochon” (favola francese che piaceva molto a mia nipote più grande) alle “12 fatiche di Ercole”… . Mi dicono che una volta, ad un allievo di mia madre, io ho risposto “vado tra le braccia di Morfeo” per indicare che “andavo a nanna…”.

E come erano come genitori? Severi ed esigenti il giusto, mi hanno insegnato ad affrontare e a superare le difficoltà che la vita inevitabilmente ci pone davanti. Mi hanno supportato pienamente quando ho avuto problemi di salute, così come hanno fatto con mia sorella e mio fratello. Allo stesso tempo mi hanno sempre lasciato scegliere cosa fare e dove impegnarmi. Se sono diventato quello che sono, dal punto di vista professionale, lo devo a loro, oltre che al mio impegno personale, ed a un certo grado di fortuna, per cui posso solo ringraziare il Signore. E fra loro andavano d’accordo? Si, molto. Ho assistito a discussioni anche accese, ma in cui non è mai mancato il rispetto reciproco. Ricordo vagamente (e i miei fratelli me lo hanno raccontata nei particolari) solo un’unica discussione molto animata, legata all’episodio di ampliamento della struttura dell’OMNI, il palazzo che ora ospita i Servizi Sociali, in cui mia madre che protestava per il fatto che il piano aggiunto avrebbe impedito di vedere il tramonto da casa nostra è stata “messa in minoranza” da marito e fratello che dicevano che “bisogna fare sacrifici per la cosa pubblica”…

Cosa trarre come insegnamento oggi? Quelle generazioni, giovani nel dopoguerra, avevano un grande senso dello stato, della comunità e della cosa pubblica, che oggi manca molto, a tutti i livelli. Quasi tutti sapevano fare sacrifici quando necessario, per ottenere gli obiettivi che si prefissavano. Mia zia, la sorella minore di mia madre, oggi 97enne, quando sente parlare di guerra alla televisione si incupisce e ricorda la esperienza disastrosa della seconda guerra mondiale. Dobbiamo ricordare oggi che la libertà ed il benessere purtroppo non sono scontati. Il 22 aprile 2022 la messa vespertina delle ore 18 in San Leonardo sarà in memoria di Giovanni e Matilde Destri.

http://www.giovannidestri.it http://www.matildesarzisartori.it

Giulio Destri

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