Opinioni

Ciclopedonale futurista, altra
riflessione e tante domande

Non c'è necessità di stupire con sovrastrutture da luna park ma di interventi per riqualificare e ridare valore e cura al territorio che riporti al centro dell'interesse e delle attività un'agricoltura sostenibile di qualità che fornisca opportunità di lavoro per i nostri figli

Mentre leggo la notizia della ciclopedonale Casalmaggiore – Sabbioneta che verrebbe realizzata dal GAL Terre del Po col contributo di Regione e Comuni ad un’altezza di sei metri, guardo la quercia del giardino piantata 32 anni fa e il noce oltre 80 che svettano con tronchi possenti, chiome importanti alimentando l’immaginazione di poter viaggiare tra i rami al modo del “Barone Rampante” di Calvino e di non “scendere più”.

Ora, immaginare che una ciclabile che dovrebbe correre a sei metri d’altezza tra le cime degli alberi descritta come un’opera futurista, sia ecologica, rispettosa del paesaggio e una “meraviglia” che attirerà turisti e finalmente collegherà Sabbioneta a Casalmaggiore fornendo un servizio in grado di realizzare la “mobilità lenta” priva di emissioni, mi sembra assai improbabile. I sensori per la qualità dell’aria saranno gestiti da Arpa o Asl? E la centralina per monitorare la crescita degli alberi?

Innanzitutto l’opera necessiterà di una struttura che comporterà l’installazione di pilastri in cemento o in acciaio che andranno ancorati al suolo con fondamenta di una certa profondità per sostenere una strada a sei metri di altezza che andrà munita di parapetti di sicurezza.

Le piante, se verranno collocate, saranno solo una scenografia che non ha nulla a che vedere con la riforestazione, la purificazione dell’aria, dell’ambiente e che per suscitare la sensazione di correre tra le chiome a volo d’uccello ci vorranno almeno 30 anni quando la struttura avrà già necessità di manutenzione e rattoppi.

La pendenza delle rampe di accesso per raggiungere l’altezza necessiterà di pianerottoli per rallentare la salita o frenare la discesa dei ciclisti, delle carrozzine, dei pedoni per evitare scontri e collisioni? Per le soste in quota saranno previsti capanni costruiti tra i rami o in attesa che le piante crescano su pali come casette per gli uccelli mentre chi vorrà scendere o accedere a metà percorso avrà a disposizione piattaforme elevatrici?

Forse chi ha proposto questo progetto non ha ben presente il territorio poiché sembra che la ciclopedonale possa svilupparsi al fianco di argini esistenti. Ora l’argine di Casalmaggiore corre seguendo il Po e Sabbioneta ha gli arginelli che la circondano.

I due argini sono separati da 7/8 chilometri con incroci di strade, capezzagne, frazioni, paesi, quartieri, capannoni, Santuari. Per far passare la ciclabile faranno degli espropri? Seguiranno i canali in parte asciutti in parte “ tombinati “ o addirittura arati? Passerà davanti alle case e quindi sostituiranno gli alberi con vasi di gerani o di petunie?

Se anche il tracciato fosse in aperta campagna pensiamo che l’opera possa essere tollerata dai nostri imprenditori agricoli che non possono permettersi  nemmeno un cespuglio in quanto tutto il terreno utile diserbato e concimato deve produrre sempre di più per rifornire i digestori per la produzione di energia verde?

Le capezzagne non sono più i sentieri di 50 anni fa, vengono percorsi da mezzi di dimensioni enormi  per le coltivazioni attuali a monocultura  per cui la pista si innalzerà ulteriormente?

A Sabbioneta la ciclabile che collega i quartieri nuovi col centro storico termina in un pittoresco sentiero ghiaiato che scende sulla passeggiata sotto le mura che non facilita la mobilità dei disabili, delle carrozzine e degli anziani per cui si ritrovano sulla strada trafficata. L’altra che collega il centro con la ciclabile di Vigoreto è cosparsa di paratie in ferro pericolose che di fatto ne impedisco la transitabilità.

Sarà quindi interessante capire dove sarà il capolinea della sopraelevata magari direttamente su Porta Imperiale? O l’Armeria di Palazzo Giardino?.

Certo poter viaggiare in bici tra le nuvole come nella canzone di Mahmood e Blanco è affascinante ma lo sarebbe altrettanto se il percorso a terra fosse piantumato, se la campagna potesse ritrovare le siepi, l’acqua nei fossi, il gracidare delle rane.

E’ di questo che abbiamo bisogno noi che ci abitiamo e i turisti alla scoperta delle nostre ricchezze artistiche .

Non c’è necessità di stupire con sovrastrutture da luna park ma di interventi per riqualificare e ridare valore e cura al territorio che riporti al centro dell’interesse e delle attività un’agricoltura sostenibile di qualità che fornisca opportunità di lavoro per i nostri figli.

D’altra parte non dovrebbe essere questa la funzione dei GAL, della Regione e dei Comuni coi soldi del PNRR?

Giuliano Sarzi Sartori (Sabbioneta)

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