La Fao: più ricerca e tecnologia
per sfamare il pianeta
Tra gli asset futuri dell’agricoltura deve essere preso in considerazione il suo ruolo determinante nella lotta contro la resistenza antimicrobica.
La Fao, insieme alle principali organizzazioni internazionali che si occupano di agricoltura, ambiente e cibo, indica in una maggiore integrazione tra la ricerca e lo sviluppo tecnologico la chiave per il futuro assetto dei sistemi agroalimentari internazionali. In questo contesto prendono sempre più forma sistemi e tecnologie basate sul recupero, sulla circolarità dell’attività primaria e sullo sviluppo di nuovi concetti e approcci alimentari, così come sul contenimento dello sfruttamento delle risorse primarie e limitate come la terra e l’acqua.
Ma non solo. Tra gli asset futuri dell’agricoltura deve essere preso in considerazione il suo ruolo determinante nella lotta contro la resistenza antimicrobica, processo già in atto, almeno nell’Unione europea visto che viene stimato che nel 2050 l’antimicrobico-resistenza potrebbe essere una delle prime cause di morte.
Ancora con l’orizzonte temporale del 2050, la Fao individua nuovi alimenti e nuovi sistemi di produzione per soddisfare la crescente richiesta di cibo: in quell’anno la produzione globale dovrebbe aumentare del 70% rispetto al 2009. L’agricoltura tradizionale non basterà per soddisfare questa richiesta, a causa della scarsità di alcuni fattori di produzione come le aree agricole e le risorse idriche. È quindi indispensabile pensare a includere nuove fonti di alimenti. E’ il caso di insetti, alghe e meduse, tradizionalmente consumati in alcuni continenti come Africa ed Asia e che stanno emergendo anche in Europa, se non come consumo diretto per l’uomo, almeno come fonte proteica per la produzione di farine per l’alimentazione animale. L’Unione europea sta affrontando questo tema dal punto di vista normativo.
Altri orientamenti in atto riguardano l’utilizzo di vegetali per produrre alimenti sostitutivi o integrativi di quelli di origine animale con benefici soprattutto ambientali. Ma, affermano i nutrizionisti, una dieta di questo genere è complementare e non sostitutiva di quella basata sull’apporto di proteine animali. Un aspetto da considerare soprattutto in popolazioni vulnerabili ed in alcune fasi della vita come lo sviluppo.
Le nuove tecnologie applicate alla biologia possono portare alla produzione di nuove fonti di cibo e di tecniche di produzione: la produzione di alimenti partendo da basi cellulari sviluppate in laboratorio che danno luogo a “coltivazioni cellulari”. Si parla così di alimenti a base di cellule coltivate in laboratorio “animal free”, cioè senza allevamento e macellazione, “cruelty free” e coltivate in vitro “lab grown”. Nuove tecnologie che mirano a produrre proteine animali senza la necessità di grandi superfici di terra, senza la produzione di gas a effetto serra e diminuendo la sofferenza animale.
La Fao prevede anche una maggiore diffusione di quella che definisce “Agricoltura urbana”. Nel 2050 due terzi della popolazione mondiale abiterà in vaste aree metropolitane. L’agricoltura urbana potrebbe avere molti vantaggi, perché può aiutare a raffreddare le città in estate, fornire habitat per api e altri impollinatori e trattenere le precipitazioni fornendo così un’attenuazione del rischio di alluvione. L’agricoltura urbana potrebbe includere produzione di piante non alimentari e zootecnia, apicoltura, acquacoltura e allevamento di insetti.
Tra i vantaggi vi è la possibilità di creare orti verticali, che richiedono spazi piccoli, e il riuso dell’acqua, così come la riduzione delle distanze per fare arrivare gli alimenti al consumatore, il quale a sua volta deve ridurre gli sprechi, il consumo di energia e la produzione di gas serra per trasporto, stoccaggio ed il consumo degli imballaggi.
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