Cividale Mantovano, Lola, il falco
pellegrino, è stato recuperato
Quello che è successo in quota ce lo spiega la stessa Zaffanella: "Probabilmente salendo ha trovato il fresco, ma anche qualche corrente che l'ha spinta dove poi non è più riuscita a ritrovare la strada. Abbiamo provato col logoro e col fischietto, e poi ad individuarla con il trasmettitore di cui ogni falco viene dotato, ma evidentemente era già fuori dalla portata"
E’ durata poco la fuga del falco pellegrino femmina, Lola, smarritosi nei pressi di Cividale dove risiedono i suoi addestratori, Cesare Gandolfi e Rita Zaffanella. E’ stata recuperata, in maniera molto fortunata come ci tiene a sottolineare la stessa Rita, a San Martino, nei pressi dell’argine della bonifica. I suoi addestratori erano quasi rassegnati. Lola si era persa mentre era stata lasciata libera per il volo. “C’era molto caldo – ci racconta Rita Zaffanella – e quando è stata lasciata libera per il volo, essendo la meno addestrata del gruppo, ha subito cercato quota perché i falchi cercano il fresco. L’abbiamo vista alzarsi sempre più, nonostante i richiami, fino a perderne le tracce”. Quello che è successo in quota ce lo spiega la stessa Zaffanella: “Probabilmente salendo ha trovato il fresco, ma anche qualche corrente che l’ha spinta dove poi non è più riuscita a ritrovare la strada. Abbiamo provato col logoro e col fischietto, e poi ad individuarla con il trasmettitore di cui ogni falco viene dotato, ma evidentemente era già fuori dalla portata. Mio marito si è subito messo alla ricerca, abbiamo messo messaggi sui social e sui gruppi di appassionati, ma nessuno era entrato in contatto con lei”. Due giorni di ricerca sino alla telefonata dell’amico che stava passeggiando sull’argine di San Martino. “Sono andata a riprenderla, fortunatamente era affamata e con il logoro è scesa subito. L’ho coperta e portata a casa e adesso è qui, con noi”. La famiglia Gandolfi è una famiglia di appassionati di falconeria. “Abbiamo due altovoli, un falco pellegrino e un Sacro, un basso volo, un Harris e un barbagianni. Sono tutte femmine. Il primo è stato il barbagianni. Farne un mestiere? No, servono permessi speciali perché il falco viene considerato un’arma. La nostra è una passione per la quale abbiamo seguito corsi”. La falconeria (oggi, più che una pratica di caccia come era nell’antichità è un hobby) ha radici antichissime. Le prime testimonianze si trovano nella civiltà dei Sumeri. Furono loro ad addestrarli per primi. Del pari, testimonianze archeologiche hanno confermato il ricorso alla falconeria degli Assiri. Negli scavi del palazzo di Sargon II a Khorsabad (VIII secolo a.C.) è stato rinvenuto un bassorilievo assiro raffigurante un uomo intento a catturarne uno vivo, presumibilmente per destinarlo all’addomesticamento. Già l’archeologo Austen Henry Layard (1817-1894) aveva parlato di falconieri raffigurati nei bassorilievi delle rovine di Ninive. Per tornare a Lola, la famiglia Gandolfi li accudisce con tutte le cure necessarie, e con tantissima passione. Anche per questo hanno tirato un gran respiro di sollievo quando è stata recuperata. “E’ stata una vera fortuna – conclude Rita – anche perché qui intorno a noi non ci sono molti appassionati di falchi e se non fosse passato il nostro amico che l’ha riconosciuta, probabilmente la staremmo ancora cercando”.
N.C.