Cronaca

ARCES, le Mosche Bianche
continuano la loro opera

Un impegno, quello di ARCES, che continua a svilupparsi sui due fronti: quello Ucraino e quello di casa nostra. "Qualcuno, in consiglio Comunale, ci ha definito Associazione di Mosche Bianche, pensando forse di offenderci ed offendere altre realtà considerate dall'Amministrazione di secondo piano e non degne d'attenzione"

E’ arrivato anche il secondo carico umanitario, e questa volta è arrivato a Sumy. Un viaggio pieno di insidie, fatto dalla Comunità Ucraina di Parma sino al confine e poi dagli stessi Ucraini nel territorio interessato da guerra, scontri e bombardamenti. “Siamo più che soddisfatti – racconta il presidente di ARCES Giuseppe Guarinosiamo riusciti con quanto raccolto a passare il confine, e chi ha fatto il viaggio lo ha fatto nella piena consapevolezza del pericolo, perché chi ha dovuto raggiungere Sumy e i suoi familiari non ha affrontato una passeggiata. Comunichiamo solo adesso, con la certezza della consegna, il fatto che anche questa è fatta. Ora è partita la terza raccolta che cercheremo di far partire entro domenica prossima. Raccogliamo solo alimenti a lunga conservazione, prodotti igienici per donne, bambini, uomini e materiale urgente medicinali di automedicazione. Stiamo ragionando su dove andrà, lo comunicheremo appena avremo elementi certi“.

Un impegno, quello di ARCES, che continua a svilupparsi sui due fronti: quello Ucraino e quello di casa nostra. “Qualcuno, in consiglio Comunale, ci ha definito Associazione di Mosche Bianche, pensando forse di offenderci ed offendere altre realtà considerate dall’Amministrazione di secondo piano e non degne d’attenzione. Sono solo parole al vento, per noi parlano i fatti. Noi continuiamo a fare quello che facciamo da sempre, volontariato gratuito, senza preoccuparci dei giorni di impegno. E lo facciamo ormai con un po’ di esperienza alle spalle. Il resto sono solo parole“.

I fatti. Dai giorni scorsi una famiglia dell’Ucraina ha trovato alloggio in una famiglia Viadanese, grazie all’intermediazione di ARCES. Sono mamma Olona, 45 anni e il figlio Marco, 10 anni. Sulla loro faccia tutto il dramma della terra da dove sono fuggiti e dove il padre di Marco e marito di Olona ha trovato la morte, nei primi giorni di guerra. “Tante ore in Pullman e a piedi – prosegue Guarino – come riferito dalla nostra traduttrice Valentina per provare a trovare adesso un po’ serenità e l’amore di una famiglia Viadanese che, ne siamo certi, non mancherà. Stanchi, ancora traumatizzati, alzano lo sguardo in cielo ogni volta che sentono un elicottero o un aereo. Anche la nostra traduttrice Valentina sposata con un Viadanese ha lasciato metà della sua famiglia in Ucraina. Era andata in ferie ma si è trovata in mezzo ai primi giorni di guerra con il volo annullato per l’Italia è dovuta scappare come una profuga, ma ogni volta che sente in televisione che sono scattate le sirene che annunciano i bombardamenti aerei, lei a chilometri di distanza inizia a chiamare tutta la sua famiglia rimasta per dare aiuto, per sincerarsi delle condizioni. Non è vita questa, ma noi cerchiamo di fare quel che possiamo per renderla meno dura. La loro vita, le loro storie ci spingono a fare quello che è possibile per loro“.

Mosche bianche con tanta dignità, e tanto coraggio e certamente, pensando alle cose concrete, hanno ragione loro. Le altre restano solo parole vuote. Parole al vento.

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