Cronaca

Ponte Verdi di San Daniele, si
aprono buche sulla passerella

Già nel recente passato si erano aperte numerose e profonde buche, che erano state poi chiuse e sistemate durante i recenti lavori di sistemazione del ponte. Tuttavia, a non molti mesi dalla conclusione della prima parte di lavori, nuove buche si sono aperte, a dimostrazione del fatto, evidentemente, che, come sostengono numerosi tecnici, la durata del cemento armato è di circa quarant’anni

Tornano ad aprirsi pericolose buche lungo i marciapiedi pedonali che delimitato, per tutta la sua lunghezza, il ponte sul Po Giuseppe Verdi, il viadotto di quasi 4 chilometri che collega Parmense e Cremonese, Emilia Romagna e Lombardia, nel tratto compreso tra Polesine Zibello, Roccabianca e San Daniele Po. Già nel recente passato si erano aperte numerose e profonde buche, che erano state poi chiuse e sistemate durante i recenti lavori di sistemazione del ponte. Tuttavia, a non molti mesi dalla conclusione della prima parte di lavori, nuove buche si sono aperte, a dimostrazione del fatto, evidentemente, che, come sostengono numerosi tecnici, la durata del cemento armato è di circa quarant’anni. Le immagini parlano chiaro, le passerelle di servizio, da non confondere con piste ciclabili, di cui il viadotto è sprovvisto, sono di nuovo minate da non poche e pericolose voragini. A questo punto sono diverse le persone che si chiedono quali sono le reali condizioni di salute del ponte e sono in tanti a chiedere che, quantomeno, si provveda a tamponare le nuove falle che si sono formate. A quella delle falle bisogna anche aggiungere la presenza, altrettanto pericolosa, di pezzi di ferro (componenti del cemento armato) che fuoriescono dai marciapiedi pedonali, in diversi punti. Sembra invece destinata a tramontare definitivamente, causa mancanza di fondi, la possibilità di realizzare piste ciclopedonali che avrebbero potuto collegare, la costruenda ciclovia VenTo (è di pochi giorni fa la notizia che per completare il tracciato Piacenza – Cremona sono stati previsti 7,9 milioni di finanziamento Pnnr e 6 milioni di finanziamento Mite) da una parte e la Food Valley Bike dall’altra. Un progetto, quest’ultimo, che potrebbe comunque andare in porto se si concretizzasse la possibilità di creare una rete di traghetti tra l’una e l’altra sponda del fiume, nel segno di uno sviluppo sostenibile del turismo fluviale, che porterebbe significativi benefici ad entrambe le sponde e alle loro attività. Restando, infine, in tema di ponte, c’è purtroppo da ricordare che il viadotto è stato teatro, negli anni, purtroppo, di diversi incidenti mortali, avvenuti sia lungo il ponte stesso che nelle sue immediate prossimità. Del triste elenco di vittime del “Verdi” fanno parte: Gian Maria Casaroli di Pieveottoville, 19enne vigile del fuoco volontario, deceduto il 28 dicembre 2005; Mario Giovinazzo, 25 anni di Parma che si era appena laureato in veterinaria; il maresciallo capo Francesco Romano e il sergente maggiore Marco Ferro, vittime di un incidente motociclistico avvenuto l’8 ottobre 2006 mentre si recavano al sito 13 di Ardola di Zibello provenienti dalla caserma Manfredini di Cremona; Alfonso Donnarumma, 47 anni di Roccabianca e i coniugi Xiujing Pan e Liangxi Zhow di Pieve San Giacomo, morti nello stesso incidente avvenuto il 30 novembre 2006; Luigi Aimi, 47 anni di Roccabianca, investito mentre era in bicicletta il 19 marzo 2013 (la ghost bike che, ancora oggi, è posizionata sul ponte, lo ricorda) e Sergio Ghilardi di Motta Baluffi, 60 anni, deceduto il 16 gennaio 2018. Perché non ricordarli tutti con una lapide commemorativa o con una celebrazione di suffragio?

Eremita del Po, Paolo Panni

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