Economia

Cia Lombardia e Piloni (PD): "Guerra,
piano emergenza per filiere zootecniche"

Una scelta drammatica ma che rischia di essere inevitabile, quella dell’abbattimento. “Smettere di produrre latte e derivati e vendere i capi può far bene al mercato della carne, ma è una strada figlia dell’emergenza e che porterà a situazioni ben peggiori sul lungo termine” dichiara Paolo Maccazzola, Presidente di Cia Lombardia.  

Il conflitto in Ucraina, che non sembra ad oggi di facile e rapida soluzione, sta avendo effetti molto gravi sui mercati agricoli e specialmente quello del mais, elemento fondamentale per la produzione mangimistica. Assolzoo, l’associazione nazionale dei produttori di alimenti zootecnici, ha segnalato che le scorte di materie prime per la produzione di mangimi basteranno per un mese circa, dopo di che si rischierà di dover abbattere gli animali nelle stalle e contestualmente bloccare la produzione di alimenti di origine animale come carni bovine, suine e avicole, latte, burro, formaggi e uova.

Una scelta drammatica ma che rischia di essere inevitabile, quella dell’abbattimento. “Smettere di produrre latte e derivati e vendere i capi può far bene al mercato della carne, ma è una strada figlia dell’emergenza e che porterà a situazioni ben peggiori sul lungo termine” dichiara Paolo Maccazzola, Presidente di Cia Lombardia.

Un vero aiuto per gli imprenditori agricoli potrebbe essere una revisione delle Pac, come spiega il Presidente: “La Pac 2022 va ricalibrata, serve un piano di emergenza efficace. Parlare di greening e Farm to fork non ha alcun senso in questo momento, sospendere invece il set aside, la messa a riposo delle superfici agricole, potrebbe essere una prima ma efficace soluzione per garantire approvvigionamenti e tenuta del settore agricolo, che altrimenti rischia il collasso.”

Anche l’aumento della percentuale dell’iva sul latte pagata dall’industria agrocasearia e la relativa compensazione, che dovrebbe passare da un’aliquota del 10% al 20% , permetterebbe agli imprenditori agricoli e agli allevatori di avere un sostegno immediato per sopperire ai rincari energetici e dei mangimi. Spiega Maccazzola: “Sarebbe un tipo di intervento molto efficace, più che eventuali aiuti statali come può essere la sospensione dei mutui. Lo Stato deve invece fare pressione sulla GDO per aggiornare i listini dei mercati” continua il Presidente,  “per i consumatori ci sarebbero degli aumenti dei prezzi della spesa, ma è un piccolissimo sacrificio che permetterebbe però al settore agricolo di sopravvivere”.

Una situazione, quella dell’agricoltura, che riguarda non solo i diretti interessati ma avrà ripercussioni su tutta l’Italia. “La borsa granaria ha visto un aumento dei prezzi delle materie di circa il 10% totali in una settimana, cifre folli che se da un lato possono essere favorevoli alla vendita delle scorte, dall’altro segnalano un grave pericolo di mancanza di prodotti utili a mantenere vive le attività. Senza agricoltura e allevamento l’Italia rischia contraccolpi gravi a livello economico e sociale” conclude Paolo Maccazzola.

Intanto in commissione Agricoltura in Regione Lombardia si è svolta l’audizione con le organizzazioni professionali agricole lombarde e le associazioni cooperative lombarde per discutere la proposta di risoluzione presentata dal consigliere regionale del Pd Matteo Piloni sulla crisi del settore agroalimentare dovuta al cambiamento climatico, agli aumenti dei costi energetici e al conflitto Ucraina-Russia, che andrà in aula il prossimo 22 marzo.

“È ormai purtroppo evidente che la situazione si aggrava ogni giorno di più: dopo le perdite sull’export dal fronte ucraino è arrivata la decisione dell’Ungheria di centellinare l’invio di cereali, grano e soia. Una scelta che mette a rischio la sopravvivenza di molte aziende, con conseguenze devastanti anche sulle derrate alimentari per le famiglie e sulla stabilità dell’intero Paese – sottolinea Piloni, anticipando la necessità di intervenire sul testo del documento – Diventa, pertanto, necessario rendere più flessibili alcune questioni all’interno della Pac e del Pnrr, alla parola ‘resilienza’ bisogna aggiungere la parola ‘flessibilità’”.

Sono sostanzialmente tre le proposte che il capodelegazione dem chiederà di inserire nella risoluzione. “In linea con le proposte della commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale (AGRI) del Parlamento europeo, sarebbe utile, innanzitutto, sospendere temporaneamente per l’obbligo previsto dall’attuale politica agricola comune (PAC) di non coltivare almeno il 5% delle superfici arabili delle nostre aziende, destinandole ad aree ad alto valore ambientale e di mettere invece a coltura tali superfici. Bisognerebbe, inoltre, attivare le misure contro le crisi di mercato previste anche dal Regolamento OCM (Organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli), da finanziare tramite la mobilitazione della riserva di crisi PAC e la riattivazione della misura straordinaria Covid prevista dal Regolamento sullo Sviluppo Rurale, con il pagamento di un aiuto ‘una tantum’ fino a 7mila euro per azienda agricola, per far fronte alla riduzione di liquidità determinata dall’impennata dei costi di produzione”.

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