Ambiente

Cicogna nera e Gru cenerine: le
meraviglie del creato e l'eremita

Vere e proprie meraviglie, che hanno avuto per “teatro”, ancora una volta, il Grande fiume, le sue golene ed i suoi boschi. Luoghi da vivere, conoscere, rispettare, tutelare e valorizzare ricordando, come diceva San Bernardo che:” Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri”

Il grande mistico e maestro spirituale indiano Osho diceva: “Guarda gli alberi, guarda gli uccelli, guarda le nuvole, le stelle… e se hai occhi potrai vedere che l’esistenza intera è ricolma di gioia. Ogni cosa è felicità pura. Gli alberi sono felici senza alcun motivo; non diventeranno primi ministri o presidenti e non diventeranno ricchi – non hanno nemmeno un conto in banca! Guarda i fiori. È incredibile come siano felici i fiori – e senza alcuna ragione”. Parole che calzano a pennello, che si adattano in qualsiasi luogo, con qualsiasi stagione. Anche quando il cielo è grigio, come è accaduto ieri, giovedì 17 marzo. Una giornata in cui il sole è sempre rimasto coperto dal grigiore delle nuvole; uno di quei giorni che, forse, i più avrebbero considerato tristi. Di quelli in cui, in apparenza, non varrebbe la pena uscire ed in cu la fotocamera andrebbe tenuta “a riposo” in attesa di giorni migliori. Invece le terre del Po, le nostre terre, quelle che, sull’una e sull’altra riva, si fregiano del prestigioso titolo di Riserva Mab Po Grande Unesco, hanno sempre tanto da donare in ogni momento, in qualsiasi stagione, che ci sia il sole o che piova, che ci sia la nebbia o il vento: e la fotocamera è sempre bene portarsela appresso perché la sorpresa è sempre lì, dietro l’angolo. Anche dove non te l’aspetti. E’ successo anche ieri pomeriggio quando, nel volgere di un paio d’ore, il Creato, ha portato ancora una volta le sue meraviglie sulle rive del Po.

In piena golena casalasca, ha fatto la sua comparsa la rarissima cicogna nera. Di recente ne erano state viste diverse in terra parmense, sempre nella golena del Grande fiume (e tutte, va aggiunto, la sera raggiungevano il cremonese). Da almeno una decina di giorni hanno ripreso il loro lungo viaggio verso il Nord Europa. Ma ieri pomeriggio, appunto, una cicogna nera era ancora tra noi, in terra casalasca, nel bel mezzo di un campo. Non si svela la località (come era accaduto per il precedente avvistamento in terra Parmense) per evitare che possa essere disturbata nel caso in cui avesse deciso di “svernare” ancora per qualche giorno tra noi.

Poco più tardi, un’altra meraviglia del Creato, con uno stormo di gru cenerine (e nelle ultime settimane se ne sono viste parecchie) che, con la loro classica formazione a V, hanno solcato il cielo all’altezza di Stagno Lombardo e Pieve d’Olmi per dirigersi verso il Parmense.

Due spettacoli straordinari, uno dopo l’altro, che ancora una volta hanno toccato le nostre terre, impreziosendole.

Per quanto riguarda le caratteristiche di questi volatili, ancora una volta si attinge a piene mani al sito uccellidaproteggere.it in cui, per quanto riguarda la cicogna nera si legge che “è un uccello dalle dimensioni notevoli: solo leggermente più piccola della “cugina” Cicogna bianca, può raggiungere i 3 kg di peso, per una lunghezza di poco inferiore al m e un’apertura alare in grado di raggiungere anche i 200 cm. Risaltano le lunghissime zampe rosse, e rosso anche è il becco, e il contorno degli occhi. Nero è invece il piumaggio, contrastato da sfumature più chiare sul ventre, dove spiccano alcune piume biancastre. Rarissima in tutta Europa, la Cicogna nera è ancor più rara in Italia, dove nidifica stabilmente solo da poco più di 15 anni. Pochissime, peraltro, le coppie censite, principalmente concentrate in Piemonte, mentre più di recente sono state accertate nidificazioni anche più a sud, tra Lazio, Basilicata e Calabria. Specie prevalentemente forestale, la Cicogna nera predilige boschi maturi e poco disturbati, con ampia presenza di corsi d’acqua, stagni, paludi, praterie umide. Una specie dalle esigenze ecologiche particolarmente complesse, dunque, che necessità di grandi alberi – e occasionalmente pareti rocciose – per nidificare, e allo stesso tempo di vasti ambienti umidi in cui procacciarsi il cibo, costituito prevalentemente da pesci, anfibi e rettili. A parte il modestissimo contingente italiano, la specie è presente – con una distribuzione comunque limitata – nell’Europa occidentale, e segnatamente nelle porzioni centrali e orientali della regione iberica, che ospitano le popolazioni più importanti. In Europa centro-orientale la Cicogna nera si comporta come migratore, mentre le popolazioni spagnole denotano un comportamento più sedentario. L’Italia, che per molti individui rappresenta solo un luogo di passaggio per raggiungere i quartieri di svernamento, vede negli ultimi anni una presenza sempre più consistente di individui svernanti”.

Per quanto concerne invece la gru cenerina, altro volatile migratore come la cicogna nera, si legge, sullo stesso sito che: “si riproduce nell’Europa centrale, settentrionale e Orientale, dai Balcani alla Russia, fino a Mongolia e Asia minore. Torna sui nostri cieli in autunno, raramente per fermarsi a svernare nel nostro Paese. Più spesso per raggiungere l’Africa settentrionale e orientale, dove questa specie trascorre l’inverno. Dall’aspetto inconfondibile – il piumaggio grigio campeggia su zampe lunghissime e fa da contrasto a una buffa coda arricciata verso il basso – la Gru presenta una caratteristica macchia bianca sul capo, mentre il becco è circondato da piume nere che si allungano verso il collo. Di dimensioni notevoli – può raggiungere anche i 150 cm di lunghezza – questa specie è tendenzialmente gregaria. Al di fuori del periodo riproduttivo, infatti, si muove quasi esclusivamente in stormi composti anche da decine, a volte centinaia di individui e, sempre “in branco”, si posa sulle aree umide, per riposarsi o rifocillarsi. Insetti, pesciolini. Ma anche cereali e vegetali. La dieta della Gru è piuttosto varia, e differisce sensibilmente tra quella tipica dei siti di riproduzione – paludi e acquitrini – e quella scelta nelle aree di sosta o svernamento, dove la specie si spinge, per alimentarsi, fino ai campi coltivati. In Italia, i pochissimi individui svernanti sono stati censiti in Sardegna occidentale, Sicilia e sulla media costa tirrenica”.

Vere e proprie meraviglie, che hanno avuto per “teatro”, ancora una volta, il Grande fiume, le sue golene ed i suoi boschi. Luoghi da vivere, conoscere, rispettare, tutelare e valorizzare ricordando, come diceva San Bernardo che:” Troverai di più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le pietre ti insegneranno ciò che non si può imparare da maestri”.

Eremita del Po, Paolo Panni

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