Cronaca

Autotecnica Motori
ricorda Roberto Federici

Roberto quei motori non li costruisce più, ma tutto quello che sapeva lo ha trasmesso ai giovani. Con la sua bontà, la sua calma, la sua meticolosità, la sua esperienza. Proprio per questo, l'Autotecnica di domani sarà sempre figlia dell'Autotecnica di ieri: ha insegnato lui come prendersi cura di ogni motore

Riceviamo e pubblichiamo il ricordo di Roberto Federici.

Ci sono uomini che vivono e lavorano nell’ombra, in silenzio. Uomini che fanno la fortuna di chi raccoglie i frutti della loro esperienza, della loro passione e delle loro capacità. Nelle basse di Casalmaggiore, in Autotecnica, Roberto Federici ha sempre costruito i successi che Edo Riboldi andava a mietere in giro per il mondo.

Tra uno sbuffo, un sorriso e un “bagai”, le sue mani sapienti costruivano i motori che hanno vinto in ogni circuito del mondo. Roberto in quei circuiti non ci andava, troppa tensione. Restava in officina anche di domenica ad aspettare la telefonata con cui Edo gli annunciava l’ennesima vittoria.

E poi il lunedì ricominciava a testa bassa: un’altra biella, un altro pistone, un’altra bronzina. Un altro motore da costruire e da accompagnare in sala prova: in attesa che qualcuno gli dicesse che andava tutto bene. E che sì, quello era “un bel motore”. Allora, finalmente, poteva andare a casa.

La nuova Autotecnica gli ha dato la gioia di vedere la sua creatura che continuava a crescere nelle mani di Renzo. Immancabile arrivava una critica per ogni investimento fatto, ma poi era il primo a godere, a festeggiare e a brindare per i successi che quell’investimento portava. Chiedendo “a quando il prossimo?”.

E nonostante la tecnologia che avanza, nonostante i processi che evolvono, Roberto con la sua maniacale pazienza e ripetitività costruiva motori sempre e tutti maledettamente uguali. Ancora oggi, alcuni clienti vogliono motori revisionati dal “vecchio Federici”. E soltanto da lui. “Mi avete fatto costruire un motore con del rottame”, diceva ogni tanto. Eppure lui come nessuno sapeva trasformare quel rottame in gioielli.

Roberto quei motori non li costruisce più, ma tutto quello che sapeva lo ha trasmesso ai giovani. Con la sua bontà, la sua calma, la sua meticolosità, la sua esperienza. Proprio per questo, l’Autotecnica di domani sarà sempre figlia dell’Autotecnica di ieri: ha insegnato lui come prendersi cura di ogni motore.

È uscito in silenzio, Roberto. Come faceva a tarda sera.Nel suo perfetto stile.Senza tanta retorica, ci mancherà. Te lo scrive la tua Autotecnica“.

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