Cronaca

Viadana contro il nucleare:
"Rinnegata la nostra storia"

Invitiamo i consiglieri a fare visita alla Società storica viadanese che ha diligentemente raccolto e archiviato tutta la documentazione di quanto è accaduto nel nostro territorio durante quegli anni. Conoscere la storia aiuta a capire il presente. Quella documentazione è regolarmente consultata da studiosi, storici e studenti di ogni angolo di Italia

Foto tratte da La bassa contro l'Atomo

Leida Avigni, Paolo Bergamaschi, Carla Bonato, Gaetano Carnevali, Ettore Masseroni, Agostino Soliani erano, insieme a Angelo Mario Boni, Amedeo Grazzi e Ferdinando Massari quando, il 20 ottobre del 1983 su iniziativa del Pretore Scappellato vennero arrestati dai carabinieri dopo due settimane di blocchi anti-nucleari. La loro colpa era di aver cercato, in maniera pacifica, di bloccare le trivellazioni a Torre d’Oglio e Bellaguarda (località Corte Camerlenga). Doveva essere quello un gesto per spezzare il consenso nei confronti del movimento antinucleare, ma ottenne l’effetto contrario. Oggi, su Viadana, tira aria pesante. Sono rimasti in sei (gli ultimi tre, purtroppo non sono più, così come non è più un altro dei protagonisti di quei tempi difficili e di quelle lotte, il casalasco Umberto Chiarini). Ma si erano fieramente battuti allora e continuano a farlo adesso. Viadana, l’Oglio Po e il Casalasco continuano a mantenere quell’anima antinucleare che c’era allora.

Hanno deciso di scrivere una lettera aperta perché il problema dell’oggi è che quella storia é stata rinnegata. In nome di un nucleare sicuro che ancora non esiste (semmai esisterà un giorno). Questo il testo.

Siamo sei dei nove cittadini di Viadana che nell’ottobre del 1983 furono arrestati dalle forze dell’ordine per l’organizzazione e la partecipazione ai blocchi che impedivano l’accesso delle trivelle dell’Enel ai fondi dove in base al piano energetico nazionale avrebbe dovuto essere costruita una centrale atomica. Angelo Mario Boni, Amedeo Grazzi e Ferdinando Massari, nel frattempo, ci hanno, purtroppo lasciato. In quei giorni con noi c’erano centinaia di persone che quotidianamente si mobilitavano per difendere pacificamente il territorio da un’istallazione che avrebbe irrimediabilmente stravolto il futuro della nostra comunità. Fu grazie alla tenacia e alla determinazione della gente e all’azione puntuale degli amministratori di allora se quella minaccia fu allontanata e, poi, credevamo definitivamente, scongiurata. Agricoltori, ambientalisti, uomini di scienza, operai, impiegati, studenti, credenti e non credenti, giovani, donne e anziani, esponenti dei partiti di maggioranza e di minoranza: la lotta anti-nucleare di Viadana fu trasversale coinvolgendo tutta la popolazione. Fu uno straordinario esempio di impegno civile, di resistenza popolare nonviolenta nei confronti di coloro che volevano espropriarci del diritto di decidere liberamente le scelte cruciali che riguardavano il nostro territorio. C’era tanta solidarietà in quei giorni che andava di pari passo con la consapevolezza che erano in gioco le sorti della nostra terra. La volontà della popolazione viadanese si manifestò in modo netto e inequivocabile con il referendum consultivo comunale che nel 1984 vide più del 91% dei partecipanti esprimersi contro l’ipotesi nucleare. A quel referendum fecero seguito le consultazioni referendarie negli altri comuni del comprensorio che sancirono il rifiuto dell’opzione atomica, scelta confermata, poi, a livello nazionale con i referendum abrogativi del 1987 e del 2011.

L’eco di quei giorni è ancora forte. Nonostante siano passati quasi 40 anni ci capita spesso di ritornare durante occasioni pubbliche su quei fatti che hanno segnato profondamente la storia di Viadana. Molto probabilmente alcune delle persone che erano scese in piazza a manifestare contro il nucleare allora sono anche parenti o amici dei consiglieri che l’11 febbraio si sono espressi a favore di una centrale nucleare nel nostro comune rinnegando un impegno che sembrava inossidabile. Siamo sconcertati. L’11 febbraio è stata scritta una pagina nera della nostra storia. L’approssimazione e la superficialità con cui è stato affrontato l’argomento ci inducono a pensare che c’è ancora molto da fare per formare e radicare una coscienza civica che tenga conto degli interessi delle generazioni che seguiranno. Confidavamo sull’indipendenza intellettuale dei consiglieri di Viadana ma dobbiamo constatare che alcuni di questi sono solo degli improvvisati portaborracce di spregiudicati leader politici alla ventura. L’energia nucleare non è una energia rinnovabile e le presunte centrali atomiche sicure non esistono. Spiace l’assenza dal dibattito del sindaco che avrebbe potuto e dovuto rappresentare anche la storia di una lotta che è stata additata ovunque come esempio per l’impegno civile e la massiccia partecipazione popolare.

Invitiamo i consiglieri a fare visita alla Società storica viadanese che ha diligentemente raccolto e archiviato tutta la documentazione di quanto è accaduto nel nostro territorio durante quegli anni. Conoscere la storia aiuta a capire il presente. Quella documentazione è regolarmente consultata da studiosi, storici e studenti di ogni angolo di Italia. Tanti sono gli articoli, i saggi e le tesi di laurea scritte sulla lotta anti-nucleare nel viadanese. A questi scritti bisognerà aggiungere un’appendice: un foglio listato a lutto con la data dell’11 febbraio con il voto del consiglio comunale che ha svenduto la nostra terra e bruciato l’incommensurabile patrimonio politico-culturale della nostra comunità“.

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